
Novena di San Giuseppe
Solennità di San Giuseppe
“Ecco il servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia.
Giuseppe accoglie la promessa di Dio e la porta avanti in silenzio con fortezza, la porta avanti perché quello che Dio vuole sia compiuto.”
(Papa Francesco)
W San Giuseppe
Ad ogni alcamese, a chiunque fosse arrivato ad Alcamo anche da fuori attraversando la Via Amendola per immettersi nel corso principale, nella settimana scorsa, durante la novena, si sarebbe presentata illuminata la scritta orientata verso la nostra parrocchia: “Viva San Giuseppe”.
In Giuseppe abbiamo l’esempio <<dell’uomo giusto>>, di <<uomo capace di sognare>>, di <<custodire>> e <<portare avanti>> il <<sogno di Dio>> sull’uomo.
La parola di Dio ci parla di <<discendenza, eredità, paternità, filiazione, stabilità>>, tutte parole che si concentrano nell’uomo Giuseppe.
Giuseppe ci ricorda il realismo con cui Dio agisce per salvarci.
Dio si fa bisogno dell’aiuto pratico, concreto, operoso, efficace di quest’uomo come il vero miracolo che rende possibile la venuta di suo Figlio nel mondo.
Dio ci chiama a mettere da parte i nostri progetti, le nostre aspettative per fare spazio alla volontà di Dio che Giuseppe non comprende fino in fondo, ma che avverte che bisogna consegnare fino in fondo la propria storia.
Quando pensiamo che la volontà di Dio non coincide con quella nostra, anzi ci appare contraria alla nostra, quando pensiamo che tutto mette in crisi la nostra vita ci accorgiamo che è proprio quello che è misterioso e apparentemente non scelto che ci manifesta il compimento più vero e più profondo di ciò che avevamo desiderato.
Giuseppe mette da parte la sua volontà per fare la volontà di Dio.
Giuseppe rappresenta in massimo grado l’esempio più alto di chi ha vissuto una vita con questa prospettiva e con infinita fiducia nella misteriosa volontà di Dio.
Rimanere intrappolati nei sogni significa rimanere in ostaggio solo delle proprie aspettative come fare scelte senza nessuna idealità, nessun sogno alla base, significa vivere solo calcolando la vita.
Giuseppe è capace di sognare ed al tempo stesso prende la responsabilità di ciò che la vita gli presenta.
Giuseppe tira fuori ciò che un cristiano dovrebbe essere.
Dio non poteva scegliere persona migliore di Giuseppe per consegnare a mani sicure suo Figlio e la Madre.
Giuseppe, usciamo in processione: tutto è organizzato, tutto è pronto…
i portatori hanno regolato i cuscini per ammortizzare sulle loro spalle il peso della vara;
io faccio un momento di riflessione e di preghiera con i caricatori, ringrazio i volontari;
chi guida i portatori suona il campanello e San Giuseppe è portato a spalla.
La splendida immagine di San Giuseppe che tiene per mano Gesù si affaccia in Piazza Ciullo, incorniciata dal meraviglioso portale della nostra Chiesa e nella piazza affollata da centinaia di fedeli esplode un applauso al grido: VIVA SAN GIUSEPPE.
Si Giuseppe, la prima volta nel mio ministero sacerdotale, dopo 50 anni, che andiamo in processione in maniera virtuale, ma siamo più numerosi del solito… siamo tutti.
Giuseppe, liberaci dal coronavirus, contagiaci tu con la tua fede, il tuo amore, con l’esempio della tua vita, entra nelle nostre case, esorcizza la nostra paura, asciuga le nostre lacrime.
Giuseppe, lascia che il tuo Figlio che tieni per mano si stacchi da te per farci una carezza.
Accarezza Gesù e consola tutti: bambini, giovani, vecchi, malati, soli, portatori di handicap, diversamente abili, fidanzati, sposi, sacerdoti, suore, chi sta per lasciare questo mondo.
La processione è avviata, attraversa le vie di questa nostra città, quelli impediti si fanno portare per strada o si fanno accompagnare al balcone.
Tutti vogliono vederti Giuseppe e rivolgerti una preghiera. Tutti ti invochiamo fortissimo protettore:
liberaci, liberaci da questo male terribile che ci attanaglia il cuore e dona a tutti amore, salute, serenità e pace.
I ragazzi della parrocchia, gli animatori pastorali guidano la preghiera, tutti cantiamo e preghiamo, ti invochiamo e chiediamo di dire a Gesù che con la sua mano risanatrice ci faccia una carezza,
ci liberi da ogni male.
Con noi, Gesù, te lo chiede la tua Mamma, la Madonna dei Miracoli che invochiamo:
“Arcamisedda particulari
Bedda Signura naivt aiutari”.
Prego con voi e vi amo,
il vostro parroco p. Saverio
19
Marzo

18
Marzo
Novena di San Giuseppe
Al mattino mi sveglio e grido, aiuto.
O Dio vieni a salvarmi,
Signore vieni presto in mio aiuto.
San Giuseppe, carissimo,
siamo ormai vicini alla tua festa ed in questa novena ripetutamente, stretti dalla tribolazione, ti abbiamo chiesto protezione contro il potere delle tenebre e di estendere sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio.
La devozione nei tuoi riguardi ci ha portato a chiedere la grazia che più ci sta a cuore in questo momento: essere liberati dal “coronavirus”.
Giuseppe, siamo partiti dal bisogno e tu da bravo artigiano che non chiude la propria officina sei rimasto ad ascoltare le esigenze di noi che rimasti per strada ti abbiamo chiesto soccorso.
Giuseppe, perdonaci!
Non conoscendo bene noi stessi, dal momento che ci siamo visti bloccati, ti abbiamo riferito solo che ci sentiamo persi, perché la nostra macchina che non parte più per nessun motivo, rischia di essere portata allo sfascio e perciò ti abbiamo chiesto soccorso per ripartire almeno momentaneamente.
Giuseppe, come non considerare l’essenziale che, rivolgersi alla tua persona suppone la conoscenza della tua singolare missione nel mistero dell’incarnazione, fondamento della redenzione e quindi deve tradursi nell’imitazione delle tue virtù che hanno trasformato la tua vita in sacrificio totale di te al servizio del Messia generato nella tua casa.
Se richiesta di protezione, conoscenza ed imitazione non crescono insieme, la devozione non è “vera”.
La Chiesa considera San Giuseppe, insieme con Maria, al di sopra di ogni altro santo, a motivo della sua paternità, che è una relazione che lo colloca il più vicino possibile a Cristo, termine di ogni elezione e predestinazione.
(Redemptoris custos, 7).
La ricchezza teologica e pastorale dei documenti pontifici, di tutti i papi, fino a Francesco che come prima cosa consacra il Vaticano a San Giuseppe e San Giovanni XXIII, lo vuole patrono del Vaticano II, non è compatibile con moralistiche divagazioni di chi continua a mantenere nell’ombra l’<<insigne figura>> di San Giuseppe con la pigra scusa che di lui non si sa niente e che c’è poco da dire.
Il Papa San Giovanni Paolo II, indica San Giuseppe come colui che <<coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro della salvezza... mediante l’esercizio della sua paternità>>.
La devozione a San Giuseppe è indissociabile da quella verso Maria, sua sposa, perché egli ha partecipato al mistero dell’incarnazione come nessun’altra persona umana, ad eccezione di Maria, la madre del Verbo incarnato. Egli vi partecipò insieme con lei, coinvolto nella realtà dello stesso evento salvifico, e fu depositario dello stesso amore, per la cui potenza l’Eterno Padre “ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,5).
È proprio questa “partecipazione” che giustifica ed esige nel Canone della Messa l’inserimento di “San Giuseppe, suo sposo” accanto al nome della beata Vergine Maria, come logicamente stabilì San Giovanni XXIII nel 1962.
Fratelli miei, non abbiamo iniziato la Quaresima puntando sull’essenziale e su ciò che veramente conta ed è necessario?
Siate santi, perché santo è il vostro Dio.
Qualcuno che ha ancora voglia di scherzare con il fuoco, per fortuna questa volta in maniera non molto pesante, ci ha fatto sapere sui social che per la Settimana Santa uscirà solo Pilato perché si “lava le mani”.
Ma noi non ci stiamo lavando le mani ogni momento?
Sono come quelle di Pilato, lavate per non prendere responsabilità, tirarci fuori da ciò che ci chiede conversione e partecipazione e non ci fa guardare oltre il nostro naso. Ci basta solo esorcizzare il coronavirus.
Non è vero che anche la pazienza di Dio ha un limite, come ho letto in uno dei messaggi da noi trasmessi.
Il nostro Dio è grande soprattutto per la misericordia ed il perdono, e ci ha detto quando voi alzate le mani verso di me,
io giro lo sguardo dall’altra parte, perché le vostre mani grondano sangue.
Dobbiamo avere mani pure, ci dobbiamo convertire, non dobbiamo fare finta di essere Cristiani, non dobbiamo lavarci le mani come i farisei; ma chiediamo al Signore che ci aiuti a purificare il nostro cuore.
Lui ancora ci ripete: <<venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi ed io vi ristorerò>>.
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché sono misericordioso e pietoso.
Giuseppe, le tue mani sono come quelle di ogni artigiano, il tuo cuore è purissimo, il tuo sguardo limpidissimo,
la tua persona piena di amore.
Le feste in tuo onore non mancano:
- 19 marzo che era festa di precetto ti invochiamo “patrono”.
- La festa del Patrocinio promossa da San Pio X a solennità.
- La festa di San Giuseppe artigiano voluta da San Giovanni XXIII.
I nostri padri ti hanno anche festeggiato come sposo di Maria e già nel 1500 era presente la “festa dei Santi Sposi”.
Il momento difficilissimo che stiamo vivendo costringe le nostre famiglie a stare insieme.
Forse la “festa degli Sposi” dovrebbe oggi essere festa da diffondere maggiormente per risanare il matrimonio.
Giuseppe, dal più grande al più piccolo in famiglia, siamo trepidanti: aiutaci a capire che la salute è importantissima e a difenderla. Aiutaci a capire che il pane ci serve, ma ciò che salverà veramente il mondo è la tua bellezza, quella di dentro.
Che giova all’uomo guadagnare il mondo se poi si perde?!
Il Signore ci faccia restare fedeli alla santità: vocazione di ogni battezzato.
Con amore di fratello e padre, p. Saverio.

Comunità di S. Oliva in pellegrinaggio a Cana (13 Luglio 2019)
17
Marzo
Novena di San Giuseppe
Le lacrime sono mio pane giorno e notte.
Manifesta, Signore, la luce del tuo perdono.
Giuseppe, mentre cerchiamo di esorcizzare la paura in tutte le maniere e con i mezzi social ci viene trasmesso di tutto, dalle cose belle e serie come: preghiamo - restiamo in casa - i bambini mostrano i colori dell’arcobaleno - alle finestre ed ai balconi si prega e si canta insieme - “ce la faremo”, qualcuno in maniera poco seria e banale diffonde notizie false e scherza con il fuoco.
Signore, tu ci metti davanti un altro simbolo, quello della gratuità.
Abbiamo smarrito l’ebrezza della gratuità e dell’amore.
Giuseppe, questa mattina mi attraggono le tue premure nei riguardi di Gesù e di Maria. In una casa, nelle nostre famiglie, non basta solo il pane da mettere sulla tavola, il vestito per coprirci, la legna per riscaldarci, ma ci sono gli imprevisti, le malattie, gli ostacoli di chi ci vuole fare male e tu certamente in tanti momenti hai avuto preoccupazione per Gesù e per Maria cercando sempre la volontà di Dio.
Giuseppe, hai trovato porte chiuse in momenti delicati per Maria, nemici che hanno attentato alla vita di Gesù, l’esilio in terra straniera.
Cosa sapevi tu dell’Egitto, dei suoi abitanti, della lingua di quel popolo, dei loro usi? Quanti imprevisti e quante difficoltà. Il coronavirus è un nemico, uno straniero, una porta chiusa che tentiamo di aprire per guardarlo in faccia e sconfiggerlo.
Grazie, Signore, per gli aiuti che arrivano ai malati, ai soli, ai vecchi, agli scoraggiati.
Grazie Luciano, figlio e fratello carissimo, fidanzato della nostra catechista Noemi, che ha incontrato il nemico mentre con dedizione e amore, da bravo e fedele infermiere a Merano prestava il suo soccorso.
Figli miei, convinciamoci che vinceremo, ma che dobbiamo ritornare ai nostri impegni di ogni giorno per una strada diversa come ha fatto Giuseppe sapendo che poteva incontrare il nemico.
Dobbiamo ritornare per un’altra strada, dobbiamo convertire la marcia, dobbiamo convertirci.
Ora, come da sempre, abbiamo in mano una sola medicina: l’amore!
L’antidoto ce lo ha dato Gesù, funziona certamente. Siamo pazzi a non usarlo.
L’amore, la stima, il rispetto testati da sempre funzionano e sono fonte di sicuro affetto.
L’amore è più forte della morte.
Che bello sentire dire ad un medico: un medico che non aiuta non è un medico.
Così come ci aspettiamo di sentire dire ad un prete: un prete che non aiuta non è un prete.
Ritornando dopo la mia mattinata in Chiesa, quale occasione avrei perso domenica, dinanzi a quel ragazzo che frastornato mi ha fatto cenno di bloccare la marcia per dirmi di confessarlo.
Mentre poi si allontanava in lacrime a testa china, si segnava con la croce, libero dal coronavirus delle nostre miserie e certamente con il proposito di percorrere strade diverse. Grazie Signore!
Tu, Giuseppe, hai sempre cercato la strada per fare la volontà di Dio.
Mentre ti prego, Giuseppe, considero quanto efficace è il tuo esempio per superare periodi di sofferenza, di angoscia, di rovina per essere illuminati nei momenti difficili, per essere guariti e consolati e ringraziare delle immense grazie che continuamente riceviamo dal Signore.
Le tue sofferenze, Giuseppe, le tue angosce... me ne vengono in mente alcune:
- la gravidanza di Maria e tu non ne eri a conoscenza
- nella notte della nascita di Gesù nel trovarti in quella misera stalla, senza alcun aiuto e
senza poter onorare il figlio di Dio
- durante la circoncisione nel sentire piangere Gesù senza poterlo aiutare mentre guardava te e Maria per chiedere aiuto
- quando entrando nel tempio hai sentito da Simeone quanto la tua amata Maria avrebbe sofferto insieme a Gesù durante la sua passione
- quando dovesti fuggire in Egitto per le difficoltà del pericoloso viaggio e per la paura che Gesù venisse ucciso
- durante il ritorno dall’Egitto nel vedere le difficoltà che incontrava Gesù e quando hai saputo che in Giudea
regnava Archelao figlio di Erode
- il tuo dolore grandissimo quando Gesù aveva 12 anni e lo hai perso a Gerusalemme per tre giorni.
San Giuseppe, padre esemplare di Gesù, in questo momento di smarrimento e di sofferenza per noi ti affidiamo i malati, i nostri figli, le nostre famiglie, i soli, la sofferenza di chi non può vedere i propri cari e la tragedia di chi non può consolare i malati e dare l’ultimo saluto su questa terra ai morti.
Giuseppe, aiutaci a non allontanarci da Gesù, a cercarlo con costanza, a riportarlo per sempre nella nostra vita.
Non ci manchi il coraggio della preghiera e la forza della fede.
Con tutto il mio amore, p. Saverio

16
Marzo
Novena di San Giuseppe
“Signore vieni presto in mio aiuto”
Fratelli miei,
la domenica ci ha visti privati di ciò a cui eravamo abituati: l’Eucaristia, il giorno del Signore, l’incontro con i fratelli, lo scambio di amicizia, la gioia dei fanciulli al catechismo (dolcissimi nei miei riguardi), la condivisione di un caffè,
le parole condivise su cose tristi e liete.
Abbiamo certamente, più del solito, la possibilità in famiglia di legarci all’intimità dei nostri cari e... di pregare assieme.
San Giuseppe, mentre la strada si fa ancora lunga ed in salita e tutto continua a farci trepidare,
medito alla tua presenza sul tuo coraggio.
Penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a
condividere il progetto del Signore.
Lei ha saputo tutto sull’onnipotenza del Creatore, tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza!
La carità ha fatto il resto in te e in lei.
Perciò Giuseppe, all’inizio di questa settimana aiutaci a vivere di fede, sostenuti dalla speranza e animati dalla carità.
Nelle nostre case si sta ritornando a fare il pane e tutto si riempie di fragranza.
Il Signore ci sta mettendo sotto gli occhi simboli giusti nel momento giusto!
Il segno più classico: il pane!
Non sbagliamo se diciamo che il pane, più che per nutrire, è nato per essere condiviso:
con gli amici, con i poveri, con i pellegrini, con chi è di passaggio!
È vero, Giuseppe. Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria. Non ti chiamiamo padre putativo?
Signore, per noi il pane, da segno di comunione, si è trasformato in simbolo della scomunica, ed è diventato
il discrimine sul cui filo passa la logica della guerra.
Giuseppe, tu hai tenuto tra le mani il pane disceso dal cielo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Giuseppe, allora presso l’Altissimo ce ne sono pochi santi referenziati come te.
Tu protettore della Chiesa in un cataclisma di pane.
Gesù è il pane dei deboli, dei soli, degli ammalati, la consolazione degli afflitti, la salute degli infermi,
il compagno di viaggio.
Quello che noi abbiamo conosciuto come “digiuno prima”: dalla mezzanotte, tre ore prima, un’ora prima era per tanti cristiani: “digiuno da”.
Digiuno dal ricevere temporaneamente l’Eucaristia per sentirne più forte il desiderio.
Noi oggi siamo forzatamente privati dall’Eucaristia, ma mentre non possiamo riceverla sotto le specie del pane e del vino, con grande bisogno del nostro tutto scopriamo che “sine Dominica non sumus”.
Cristo, la Chiesa, la Comunità, la Madonna, i Santi... la nostra vita!
Signore facci capire la tua volontà.
Giuseppe, tu non hai preteso nulla, neppure contropartite affettive, ed hai atteso come dono il tuo imprevedibile Dio.
Giuseppe tu ci devi aiutare, pretendiamo la tua intercessione.
Le notizie che arrivano, la paura di perdere persone care, volgere lo sguardo ai nostri piccoli e temere di lasciarli
ci creano apprensione ed ansia.
Giuseppe, stretti dalle tribolazioni invochiamo il tuo potentissimo aiuto.
Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna.
“O cieli piovete dall’alto,
o nubi mandateci il Santo,
o terra, apriti o terra e
germina il Salvatore”.
A cuore grande, un abbraccio.
p. Saverio

15
Marzo
III Domenica di Quaresima - Novena di San Giuseppe
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore. Volgiti a me e abbi misericordia, Signore, perché sono povero e solo.
Ieri, Giuseppe, in preghiera davanti a te, ti ho chiesto di darci Gesù che tu tieni per mano.
Le nostre mani sono diventate incapaci di dono, sono diventate artigli, le braccia troppo lunghe per amplessi d’amore, si sono ridotte a rostri che uncinano senza pietà gli occhi prosciugati di lacrimare inabili alla contemplazione, si sono fatti rapaci; lo sguardo pieno di libidine di possesso e quasi tutto ci violenta.
Oggi, giorno di Domenica, giorno della Comunità,siamo costretti a stare lontani gli uni dagli altri, ma tu ci vuoi toccare così come hai fatto con i malati.
Tu ci vuoi uniti, tu ci dici: “Se conoscessi il dono di Dio”.
Un incontro, quello del Vangelo di oggi, con la Samaritana che ha tutte le proibizioni della legge e tutto fatto nella solitudine e nell’isolamento.
Tu Gesù, seduto sul pozzo di Giacobbe all’ora VI, quando la calura fa mancare il respiro, disseti, anzi purifichi quella donna e dai un’acqua che disseta per sempre.
Ancora, davanti a Pilato all’ora VI, proverai una stanchezza, ma che ti fa diventare dono di salvezza contro tutti i “coronavirus” dell’umanità, tu che ci hai amato da morire.
Il Vangelo di oggi, proprio per questo, riguarda ognuno di noi. Perché è la storia del nostro incontro con Cristo, delle sue tappe, dei suoi dubbi e dei suoi interrogativi, delle sue domande e delle sue scoperte.
Il Vangelo di oggi ci orienta a lasciarci “smascherare” dal Signore Gesù.
Rimpianti, illusioni, ripiegamenti e sentimentalismi servono a poco: aprire gli occhi sulla realtà, amarla come la ama Dio ed assumerci la responsabilità di questo amore, questo sì che libera realmente la vita è ci trasforma in sorgenti a cui gli altri, se lo desiderano, verranno volentieri, dato che potremo offrire loro l’autentica acqua dello Spirito.
Signore, particolarmente oggi, Domenica, “alzo il calice della salvezza e invoco il tuo Nome”.
Ti chiedo di darci l’acqua che reca in se il contrassegno stesso di Dio.
Ancora oggi, Domenica, con le lacrime agli occhi, nel tempo forte della Chiesa in preparazione alla Pasqua, unito ai miei figli e fratelli invoco quel cambiamento che tutti aspettiamo e anch’io invoco quel cambiamento che strappa i nostri giorni ad un vigore inutile alla ricerca di qualche palliativo.
Oggi ci sediamo alla mensa che Gesù prepara per noi. Tu Giuseppe allunga la tavola. Maria attenta a tutto ha già detto a Gesù “non hanno più vino”.
Tutti uniti, io presiedo per voi, pronti a restare con Gesù, Giuseppe e Maria che ci aiuteranno a saziare la sete d’infinito.
Con tanto amore, vostro p. Saverio.

14
Marzo
Novena di San Giuseppe
San Giuseppe carissimo,
oggi in Chiesa a porte chiuse davanti la tua statua che in questi giorni nella nostra parrocchia avrebbe incontrato tantissimi volti in preparazione alla tua festa, io qui... da solo.
Non vedrò più quanti nei giorni passati si affacciavano in Chiesa singolarmente e sommessamente per una preghiera, asciugarsi una lacrima e poi... andando via vedermi salutare a distanza con un sorriso mesto e speranzoso e sentirmi dire, grazie!
È stato dai nostri Vescovi interdetto l'accesso ai luoghi di culto, per motivi precauzionali.
Giuseppe, mi vedi in lacrime, celebrare l'Eucaristia da solo e con tutti i miei figli e fratelli nel cuore.
L'Eucaristia ha valore universale, ma voi, carissimi parrocchiani, siete tutti particolarmente con me.
Dopo 50 anni che cosa il Signore mi chiede!
Ma Lui mi ha preparato. Vi dico che, per quanto ho dovuto affrontare nella vita ho gli ammortizzatori carichi per affrontare il presente, perché preparato da tanti durissimi colpi.
Perciò, coraggio, coraggio, coraggio! Vi esorto al coraggio ed alla speranza, ma non sono parole.
Solo la fede in Dio e la scoperta dei valori ci può salvare.
Tutto si è fermato? È proprio questa anemia di tempo che rende gelide le nostre giornate.
Corriamo dietro al tempo ma senza passione e con molto calcolo.
Giuseppe, seduto davanti alla tua statua qui in Chiesa ti vedo tenere per mano Gesù.
Digli che prenda per mano ognuno di noi. Ti immagino nella tua bottega in fatica ma in dialogo con Gesù e Maria.
Ti conosciamo come l'uomo del silenzio, ma tu consegni i tuoi pensieri profondi all'eloquenza dei gesti, più che a quelli delle parole.
Quando in un momento di paura nella tua famiglia, per lo smarrimento di Gesù, altro se hai parlato ed agito!
Maria non resiste di dirlo subito a Gesù e ti mette al primo posto. <Tuo padre ed io, angosciati ti cercavamo >
Oggi che siamo costretti a darci più tempo ed a stare insieme, cogliamo questo come un dono di Dio.
Giuseppe insegnaci a dialogare, a parlare, a conoscerci, a perdonanarci, a riscoprire la famiglia con le ricchezze di ognuno, a preparare, a pregare insieme in famiglia, a darci coraggio vicendevolmente.
Questo è forse il sacrilegio più grave della nostra civiltà.
La distruzione del tempo, e col tempo dell'amore, della fantasia, della bellezza.
Ci serve, ogni giorno, misurare il tempo con l'orologio, ma per ora più che mai con Giuseppe, con il suo aiuto, scopriamo un orologio senza lancette, perché l'amore non ha orario.
Tutto il tempo ci serve per amare. A voi carissimi parrocchiani, il tempo che il Signore mi da per dedicarvi il mio amore.
P. Saverio.

13
Marzo
Novena di San Giuseppe
"Nel Signore mi sono rifugiato, che cosa temere"
Nell'abbandono umile e fiducioso nel Signore sta la nostra salvezza.
Carissimi fratelli,
mentre tutto il mondo del lavoro è chiamato a fermarsi, scopriamo il valore del lavoro e quanto dobbiamo ai lavoratori.
<L'Italia una Repubblica fondata sul lavoro>.
Invochiamo San Giuseppe per i lavoratori.
Il patriarca San Giuseppe, umile e giusto artigiano di Nazareth ha dato a tutti i cristiani, ma specialmente ai lavoratori l'esempio di una vita perfetta, nell'assiduo lavoro e nell'ammirabile unione con Maria e Gesù. Nella fatica di ogni giorno gli artigiani trovino il mezzo efficace per dare gloria a Dio, per santificarsi ed essere utili alla società. Nel lavoro, gli operai agiscono con umiltà e semplicità di cuore, affezionati alla loro opera e benevoli verso i compagni. I travagli e le difficoltà, come quelle inevitabili che stiamo vivendo, aumentino la forza nel superarli, la consapevolezza della missione sociale.,il senso di responsabilità, docilità e rispetto verso i datori di lavoro, fraternità con tutti ed indulgenza con i dipendenti. San Giuseppe ci accompagni nei tempi prosperi quando onestamente possiamo gustare i frutti della nostre fatiche e ci sostenga nelle ore tristi che stiamo vivendo quando il cielo sembra chiudersi e perfino gli strumenti del lavoro sembrano ribellarsi nelle nostre mani. Teniamo gli occhi fissi sui nostri figli e le nostre mogli come ha fatto Giuseppe con Gesù e Maria. Gesù che si affannava nella bottega di Giuseppe, ci aiuti a sorridere quando vediamo collaborazione in famiglia e sappiamo dirci "grazie". La fatica di ogni giorno ci faccia restare uniti a Gesù, perché come Giuseppe possiamo portare amore, pace, serenità e gioia alle nostre famiglie e dare il contributo per una vita pacifica e santa.
Vostro Padre Saverio

12
Marzo
Novena di San Giuseppe
Miei cari fratelli e figli della Comunità di Sant'Oliva.
Ancora questa mattina, con il salmista<Precedo l'aurora e invoco "aiuto">
Papa Francesco ha indicato San Giuseppe patrono della Chiesa universale modello di <uomo giusto>, uomo capace di <sognare>, di <custodire >e <portare avanti>il <sogno di Dio>sull'uomo. Lo ha proposto come esempio per tutti e in particolare modo per i giovani, ai quali Giuseppe insegna a non perdere mai <la capacità di sognare, di rischiare, di assumersi compiti difficili>.
A Lui, al suo cuore, Dio confida<cose deboli>:infatti una <promessa è debole>così come è debole <un bambino>ma anche una ragazza della quale lui ha avuto un sospetto. <Tutte queste debolezze>, Giuseppe le prende in mano, le prende nel cuore e le porta avanti come si portano avanti le debolezze, con tenerezza. Con la tenerezza con la quale si prende in braccio un bambino. Carissimi, invochiamo San Giuseppe come custode del sogno di Dio. Giovani delle nostre famiglie, quelli che in Comunità chiamiamo <i nostri figli>chiediamo oggi a San Giuseppe che ci dia la capacità di sognare, perché quando sogniamo le cose grandi, le cose belle, ci avviciniamo al sogno di Dio.,le cose che Dio sogna su di noi.
San Giuseppe, stretti dalle tribolazioni ed in ansia per il"coronavirus"ti chiediamo una particolare intercessione.
Ai giovani che lavorano, che studiano, ai fidanzati che si preparano a formare famiglia, ai giovani nel mondo della sanità, alla protezione civile, ai giovani volontari, ai militari, ai sacerdoti, a quanti operano nel sociale, tu che eri giovane dai la capacità di sognare, di rischiare e prendere i compiti difficili che hanno visto nei sogni. Voi giovani siete protagonisti dell'oggi e di quello che attende l'umanità dopo questa terribile prova.
Per i giovani, per tutta la nostra Comunità e tutti i cristiani, intercedi per il dono della fedeltà che generalmente cresce in un atteggiamento giusto, cresce nel silenzio e cresce nella tenerezza che è capace di custodire le proprie debolezze e quelle degli altri.
Vi voglio bene. Vostro P. Saverio.
