
LA PAROLA DEL GIORNO
1
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno.
Apriamoci sempre più alla speranza e alla gioia, mentre le prospettive di uscire dal tunnel nel quale ci troviamo sono positive.
Signore tu solo ci puoi dare la gioia di un’esistenza donata nell’amore e libera da ogni egoismo e schiavitù. Tutto nella liturgia di oggi ci parla di liberazione; quella della liberazione è la speranza che ha alimentato il cammino degli Ebrei nel deserto.
Il cammino quaresimale al suo inizio ci chiedeva la scelta di ispirarci all’essenziale. L’impatto durissimo con il coronavirus ci ha costretti a riflettere sull’essenza e liberarci da tante forme di asservimento affettivo, sociale, politico, economico e culturale.
La testimonianza di chi in mezzo a noi ha dato esempio di retto comportamento ci aiuta a vedere grandi riferimenti per la scelta di Cristo e forse abbiamo bisogno di renderci conto che noi costruiamo sulla portata spirituale di chi ci ha dato l’esempio per mettere solide basi morali per la nostra vita.
Il Signore ci faccia accorgere con quello che stiamo vivendo che dobbiamo capire che vero benessere è liberarci da ogni schiavitù delle cose e dalla paura che ci rende così spesso egoisti.
Buona giornata, P. Saverio.

Mercoledì della V settimana di Quaresima
"Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi"
Nella vicenda polemica con i suoi avversari, la liturgia oggi ci presenta anche alcuni giudei convertiti, che ascoltano Gesù come discepoli.
Dio è un liberatore che manifesta la sua fedeltà anche nelle situazioni più difficili; dobbiamo perciò metterci in questo atteggiamento di ascolto attento e fiducioso, specialmente in questi ultimi giorni di quaresima.
Il racconto della liberazione dei tre deportati ha un carattere sapienziale, perché esso tendeva a sostenere gli ebrei del II secolo oppressi dalla persecuzione dell’autorità pagana.
Anche i cristiani dei primi secoli vi trovavano un incitamento a sostenere con coraggiosa fortezza le persecuzioni degli imperatori, che furono vinti poi dalle fede dei credenti.
Il Cristo promette la libertà interiore a coloro che, scacciando le tenebre dell’errore e dell’ignoranza, accolgono la luce della verità. Nonostante che l’argomento della libertà trovi molto sensibili gli ebrei che hanno sperimentato la schiavitù ed ora sono ancora sottomessi alla dominazione straniera, bisogna riconoscere che esso non li scuote. Essi infatti non comprendono che non basta essere figli di Abramo per essere liberi dal peccato, ma occorre compiere veramente le opere della giustizia che giustificano nella fede i figli di Dio.
Il Dio che libera i tre giovani dalla fornace è riconosciuto nella sua assoluta sovranità divina rispetto ad ogni potenza. Anche noi (e forse in questo momento particolare purtroppo facciamo così) siamo tentati di rimanere fedeli al Signore quando speriamo di ottenere i suoi benefici; ma dobbiamo purificare la nostra adesione di fede dall’interesse di una religiosità che cerca di conciliare una sottile idolatria del benessere e della vanità terrena con un servizio a Dio spesso apparente ed esteriore. Gesù afferma che la verità sulla sua Parola ci rende veramente liberi:<<Se il Figlio ci rende liberi, saremo liberi davvero>>. Non siamo liberi senza un autentico rapporto con Dio. I giudei contemporanei di Gesù presumevano di essere figli di Dio per il solo titolo di essere figli di Abramo, così anche noi siamo tentati di crederci cristiani perché siamo stati battezzati, perché abbiamo una vernice di religiosità esteriore. Ma dobbiamo chiederci fino a che punto aderiamo in profondità al nostro essere battezzati. Se Dio fosse veramente nostro Padre (potrebbe ripeterci come ai giudei) la nostra vita cristiana sarebbe ben più profonda.
P. Saverio
2
Aprile
Carissimi figli e fratelli buongiorno.
Siamo chiamati a vivere un’ora storica. La speranza cristiana che è poggiata su Cristo non può deludere. Le notizie ci appaiono sempre più positive perciò coraggio, ma ognuno faccia la propria parte e teniamoci sempre uniti.
Destinata la Chiesa a fare sue “le gioie”, le speranze, le tristezze, le angosce degli uomini di oggi sente e vive la storia drammatica della comunità in cui si incarna come storia “sua”. Non c’è infatti una storia sacra e una profana, perché si identificano il Signore della storia umana e il Signore della storia della salvezza.
A voi carissimi parrocchiani, ai più buoni, ai più provati, a quelli che pregano ed agiscono, a coloro che hanno il senso di chiesa, agli impegnati, ai miei figli e fratelli di Sant’Oliva che soffrono solitudini, malattie, vecchiaia, divisioni, gli individualismi di un mondo disgregato e quasi vicino alla rivolta dei figli di Dio, in un mondo in cui il potere dello spirito rimane così indietro rispetto al potere di questo mondo vi ripeto dobbiamo restare saldi nella fede, crescere in una vita cristiana, abbracciare i più piccoli, soccorrere i bisognosi e attraverso questo evento del coronavirus leggere i segni dei tempi e darci la certezza che pure profondamente addolorato non restiamo inattivi.
Buona giornata. P. Saverio


Giovedì della V settimana di Quaresima
"Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno"
Il nostro cammino verso la Pasqua non è solitario ne individualistico, ma è sostenuto dall’intera comunità dei credenti, dalla comunione ecclesiale che si sente in continuità di fede e di speranza con tutti i personaggi dell’antica storia della nostra salvezza, se l’opera di salvezza e incominciata specialmente con la vocazione di Abramo, oggi cercheremo di comprendere il calore della sua testimonianza resa a Gesù, e il significato del suo esempio di pronta obbedienza a Dio.
Nel periodo post-esilico, il popolo deluso e ridotto ad un piccolo resto, aveva bisogno di alimentare le sue speranze alle sicurezze del passato. Non c’è racconto più consolante di questa alleanza stipulata da Dio con Abramo, in cui sono evidenziati i temi della terra promessa e della numerosa discendenza.
Ma tale alleanza eterna esige che anche la discendenza del patriarca collabori e sia fedele al patto di Dio. Il cambiamento del nome, secondo la tradizione antica, significa che Abramo ha montato il suo destino divenendo il protagonista di un disegno divino.
Dinanzi agli avversari convinti di potere soffocare la voce della verità che acquista sempre più autorità tra la folla, emerge l’affermazione fondamentale: <<Chi osserverà la parola di Gesù non morirà>>. Gesù afferma la propria identità nel dirsi preesistente ad Abramo, ponendone in risalto l’autenticità della fede e del servizio al piano divino. Abramo nell’oscurità della fede ha saputo scorgere in lontananza la realizzazione delle promesse ed esultarne. Ma i giudei ora non sanno scoprire la luce di questo giorno, che ora risplende ai loro occhi nella persona di Cristo.
La gioia di Abramo ci induce a considerare che anche il nostro cammino di fede deve attraversare le sue notti oscure e i suoi interminabili crepuscoli prima di sfociare nella visione piena.
Nel battesimo siamo stati illuminati dalla fede; ma dobbiamo continuare il cammino luminoso per potere vedere anche noi più luminoso il giorno del Signore, nella sua Pasqua che ci rinnova e ci libera dalle nostre tristezze.
Se accettiamo di entrare nell’ora di Gesù, quella della sua passione, saremo anche partecipi del suo giorno di gloria.
P. Saverio.
3
Aprile

Fratelli e figli carissimi, buongiorno!
La fiducia, la speranza deve farsi certezza. Se abbiamo fiducia che il Signore è al nostro fianco, non ci rinchideremo in noi stessi ma vedremo la potenza del Suo amore.
Gesù si appella alle sue opere come carta d'identità della Sua divina figliolanza.
Oggi il profeta Geremia, con la coscienza di essere mandato da Dio, nonostante contestato, deriso, accerchiato a causa della sua fedeltà, ringrazia il Signore per la sua liberazione.
Per ora non abbiamo motivo di rattristarci perché abbiamo una stabilizzazione della curva epidemica. Gesù che dichiara la sua profonda comunione con il Padre alimenta la fede che anche noi partecipiamo al mistero di questa vita Trinitaria.
Non ci lasciamo prendere dall'incredulità, oscurati da false luci di una cultura e scienza autosufficienti, assoldati dal frastuono delle voci dei mass media riconosciamo il vero volto di Cristo, Servo sofferente di Dio, nei nostri fratelli.
Avere fede, significa che Gesù ci dice : "ma tu ti fidi di me?".
Ogni mattina alla messa stringo forte l'Ostia dove c'è Gesù e gli dico:
"Noi ci fidiamo, Tu aiutaci".
Continuiamo ad osservare tutte le norme che ci vengono date per la nostra salute e per quella di tutti gli altri.
Ieri ho visto sanificare anche il muro del pianto di Gerusalemme.
Tutte le precauzioni possibili ma con grande fede diciamo:
"Cuore di Gesù noi confidiamo in Te".
Gesù ci ha detto che dobbiamo credere almeno alle sue opere compiute
nel nome del Padre.
Padre Saverio



Venerdì della V settimana di Quaresima
"Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre"
Mentre ci avviciniamo ai grandi giorni di Pasqua, la Parola di Dio ci coinvolge sempre più nel dramma vissuto da Gesù, ancora più stretto dalle accuse e dai tentativi di uccisione fatti dai suoi avversari.
Non possiamo sentirci indifferenti, ben sapendo che per noi questa tragedia è consumata e che la Parola di Dio è rivolta a noi.
La passione del profeta Geremia, contestato, deriso, accerchiato a causa della sua fedeltà nel predicare la Parola di Dio ai suoi connazionali diventa una profezia vivente della passione di Cristo.
La fiducia del profeta è sostenuta dalla coscienza del mandato ricevuto da Dio e lo porta a ringraziare il Signore per la liberazione come se fosse già ottenuta.
Nel brano evangelico sono presenti due tipi di atteggiamenti nei confronti di Gesù.
Anzitutto quello di coloro che non credono in lui, ma anzi lo respingono col tentativo di lapidazione, come se fosse un bestemmiatore. Gesù perciò si appella alle opere che rivelano il suo unico rapporto con il Padre. Poi c’è quello della moltitudine di coloro che vanno a Gesù nel luogo dove prima Giovanni battezzava e che riconoscono proprio dai segni compiuti dal Cristo, il compimento delle parole del precursore.
Una comunità non può morire finché sono vivi i valori che ne costituiscono l’anima.
Per una comunità ci sono le cosiddette sfide della storia, cioè ci sono dei fatti ed eventi gravi che propongono una sfida: o il popolo trova la forza, il motivo di unità, di coraggio, di speranza come è accaduto nella storia del popolo ebraico ed allora sorge una coscienza nuova di popolo e un popolo diventa nuovo, più vivo, oppure è destinato a scomparire nella notte dei tempi come sono scomparsi il popolo babilonese e quello persiano.
L’impero romano non è scomparso per il crollo dei templi, dei palazzi imperiali, degli archi di trionfo, ma perché erano crollati i valori che lo avevano fatto vivere nello splendore della sua forza e del suo diritto.
“Salvate le arcate principali”. Questo l’invito e il grido di un monaco del Medioevo, dinanzi a quanti si davano da fare per spegnere l’incendio di una Chiesa. Questo vi scrivevo quando nella notte tra il 7 e l’8 agosto 1987 abbiamo perduto un enorme patrimonio nella nostra Chiesa.
Non possiamo perdere i valori che costituiscono l’anima del cristiano. Il dolore composto che ci ha fatto riprendere nella fede il cammino comunitario trovando subito nel salone della parrocchia un punto di raduno per la preghiera e le celebrazioni ci consiglia ancora oggi di credere e sperare che il Signore è dalla nostra parte e ci viene incontro. Tutto e sempre comunitariamente. Nessuno per conto proprio.
Da soli e senza comunità non si va da nessuna parte.
P. Saverio
4
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno!
Siamo ormai alla vigilia della Settimana di Passione. La situazione di ostilità e violenza attorno a Gesù precipita. Dio si serve di questa cecità umana per compiere i suoi disegni di salvezza. Il Signore permette il male perché sa trarne il bene, talvolta anche più grande, per coloro che confidano in Lui, perciò coraggio coraggio coraggio!
Ci sostenga la speranza - certezza perché poggiate sulle promesse di Dio e la Settimana Santa, la Passione di Gesù non è un racconto di fatti del passato ma di avvenimenti che segnano la salvezza di tutti gli uomini da parte di Gesù unico Salvatore ieri, oggi e sempre. Non vivere intensamente la settimana santa significa misconoscere la Salvezza.
Io a Dio piacendo con quei pochi che consentono un minimo per la celebrazione come concordato con il Vescovo e il Ministero degli interni inizieró per tutti con la Domenica delle Palme. La chiesa vuota ma non deserta!
Saremo insieme in un modo diverso ma ugualmente intenso. Richiamiamo i giovani, sarebbe stata la domenica delle Palme, la giornata mondiale della gioventù.
Quando fu innalzato l'obelisco di Piazza San Pietro, Domenico Fontana, 25 metri, 350 tonnellate di peso, 900 uomini e 140 cavalli, tutti potevano assistere all'operazione, ma tutti dovevano fare silenzio e venne allestita una forca come macchina dissuasiva per chi avesse parlato.
Nel momento più delicato per issare l'obelisco le corde si surriscaldarono e Benedetto Bresca, marinaio sanremese, disattese l'obbligo del silenzio e gridò forte: " Acqua alle funi!". Doveva essere decapitato ma Papa Sisto V, che aveva assistito dal balcone, lo chiama, lo premia e da alcuni privilegi per la sua famiglia, come quello di portare al Papa i rami da benedire la Domenica delle Palme, cosa che ancora oggi avviene.
Tutti abbiamo bisogno di gridare "Acqua alle funi, in un momento in cui tutto sembra spezzarsi. Anzi la nostra piccola goccia d'amore messa assieme forma un mare per non fare rompere le funi che non possono cedere perché ognuno di noi, a costo della vita, deve essere disposto a tutto il possibile, ad ogni possibile, per operare quel bene che consente la Salvezza quando tutto sembra cedere.
Auguri auguri auguri e buona Settimana Santa!
Padre Saverio

Sabato della V settimana di Quaresima
"Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che
un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!"
Siamo ormai alla vigilia della settimana di passione.
La situazione di ostilità e violenza creatasi attorno a Gesù precipita. Il Sinedrio decide di sacrificare Gesù alla ragione di stato, per salvare pretesi interessi nazionali. Ma Dio si serve anche di questa cecità umana per compiere i suoi disegni di salvezza.
Il Signore permette il male perché sa trarne il bene, talvolta anche più grande, per colore che confidano in lui.
Il popolo infedele ha sperimentato la propria miseria, la propria insufficienza perciò è stato abbandonato all’esilio, alla diaspora, alla separazione del regno di Israele. Il profeta promette il ritorno dall’esilio, la restaurazione del regno davidico e la stipulazione di una alleanza eterna, perché Dio dimorerà in mezzo al suo popolo per sempre.
Di fronte all’entusiasmo suscitato nel popolo della risurrezione di Lazzaro, il gran sinedrio decreta la morte di Gesù con una frase che, sulla bocca del gran sacerdote Caifa, denota un profondo senso teologico del suo valore sacrificale (<<È meglio che muoia uno solo per il popolo>>).
L’evangelista allarga lo scopo e l’ambito di questo sacrificio da quello nazionale al respiro universale di tutti gli uomini, da radunare come figli dispersi nell’unità.
Il popolo dall’esilio ha creduto all’utopia di Dio che non è un falso miraggio, perché si fonda sul suo amore fedele ad un disegno salvifico senza pentimento.
San Paolo VI, nell’Octogesima adveniens (n. 37) parla di questo appello all’utopia <<come spesso ad un comodo pretesto per chi vuole eludere i compiti concreti e rifugiarsi in un mondo immaginario>>; ma riconosce pure che esso <<stimola spesso l’immagine prospettica al tempo, per percepire nel presente le possibilità ignorate che vi si trovano iscritte e far orientare verso un futuro nuovo>>.
Lo Spirito del Signore, che anima l’uomo rinnovato in Cristo, sconvolge spesso gli ideali dove l’intelligenza ama ritrovare la sua sicurezza; e sposta i limiti dove si inserirebbe volentieri la sua azione. Il credente mosso dallo Spirito è abitato da una forza che lo sollecita a sorpassare ogni sistema e ogni ideologia. Animato dalla potenza dello Spirito di Gesù Cristo, Salvatore degli uomini, e sostento della speranza, il Cristiano si impegna nella costruzione di una città umana, pacifica, giusta e fraterna, che sia un’offerta gradita a Dio.
Giustamente si può dire che il vero nome dell’utopia cristiana è la <<speranza>>.
P. Saverio
5
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno.
Oggi domenica delle palme iniziamo la celebrazione dell'essenza della fede e della vita cristiana: sulla passione morte e risurrezione del Signore. L’agire di Gesù riassume una certezza: Dio non abbandona il suo fedele. Perciò lo stesso mistero della croce è mistero di amore, è dono della vita ed è proprio questa certezza che rende convincente la nostra fede: l’amore di Dio, il padre, non può lasciarci nella morte.
Viviamo la settimana più Santa della storia con fede e con amore.
Matteo termina oggi il racconto della passione notificando che la pietra del sepolcro è sigillata e che viene posto un corpo di guardia a presidiare la tomba. Tutto attende che il padre risponda al grido del figlio e gli riveli la sua benevolenza, rialzandolo dalla morte.
Oggi la nostra ubbidienza fiduciosa alla volontà del Padre, la scelta di non tirarsi indietro e l’accettazione senza riserve dello svuotamento e dell’umiliazione, nella certezza che Dio libera colui che egli ama.
Osanna al figlio di David, benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Buona domenica
P. Saverio


Domenica delle Palme "De Passione Domini"
" Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?»,
che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»"
Oggi, grati al Vescovo ed al Ministero degli Interni, iniziamo le celebrazioni della settimana santa con un piccolo numero di persone così come ci è stato concesso.
Oggi ripercorriamo spiritualmente l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. È un evento glorioso per Cristo acclamato come re d’Israele, che viene nel nome del Signore. Ma insieme, questa gloria e regalità di Cristo è solo preannunziata: deve prima passare attraverso la passione. Sulla strada quanti hanno accolto Gesù nel suo ingresso in Gerusalemme hanno steso i loro mantelli. Noi alla venuta del Signore facciamo strada con semplici opere di bontà: atti di pazienza, preghiere fervorose, attenzioni verso gli altri, piccoli favori.
La Domenica delle palme, nella quale la Chiesa da inizio alla celebrazione del ministero del suo Signore morto, sepolto è risorto, unisce insieme il trionfo regale di Cristo e l’annuncio della sua gloriosa passione.
Come facevamo anche in Chiesa quando era possibile celebrare con grande partecipazione dopo aver fatto un giro attorno alla Chiesa io mi limitavo insieme ad altri due ministranti a proclamare la passione e poi affidavo alla interiorizzazione e riflessione personale la meditazione.
Facciamolo particolarmente ora:
Abbiamo voluto raffigurare nelle belle porte della nostra Chiesa: l’ingresso a Gerusalemme in quella del corso e la celebrazione dell’Eucaristia in quella della piazza. Il messaggio è chiaro: facile entusiasmarsi e battere le mani, ma il Cristiano vero si misura con la messa è l’incontro con il Signore.
Una comunità si forma attorno all’Eucaristia.
Nel racconto dell’evangelista Matteo, è sottolineato l’aspetto di umiltà del Signore Gesù, pur nell’apparente trionfo delle acclamazioni della folla.
Il piano di Dio si è realizzato attraverso il Servo sofferente, non attraverso il re della gloria.
Anche noi come discepoli di Gesù dobbiamo vivere la stessa esperienza di passione e di morte per raggiungere la sua gloria. La pace oggi nasce dal più grande atto di amore verso Dio è verso l’uomo che si possa compiere nel mondo.
Diamoci particolare appuntamento per i tre giorni del santissimo triduo pasquale. Da queste straordinarie memorie della nostra fede attingeremo la forza per vivere, con spirito rinnovato, le situazioni di oggi e quelle più ordinarie della nostra vita.
Buona domenica.
P. Saverio
6
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno!
Abbiamo iniziato la Settimana Santa. C'è una saggezza particolare, da parte della Chiesa, nel farci leggere il Vangelo nell'ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme e poi il racconto della Sua Passione e Morte.
Solo così noi possiamo entrare in modo adeguato, senza equivoci e senza fraintendimenti, nella Settimana Santa.
La storia delle violenze che si scatena contro L'Agnello innocente, le sofferenze che Gli vengono inflitte, la Sua duplice condanna, gli insulti e le cattiverie che lo raggiungono non riescono a farlo desistere dall'amore per l'unanimità.
Fiducioso nel Padre nel Suo disegno di salvezza, Gesù affronta anche la morte e dona la Sua vita perché nasca una nuova alleanza fra Dio e gli uomini.
Il Messia non viene con l'arroganza di un generale vincitore, ma con la mitezza e nella Misericordia.
Non chiede la vita degli altri, ma è disposto ad offrire la Sua. Non è intenzionato a piegare ogni resistenza, ma a donare un amore illimitato, poiché pronto anche a versare il suo sangue.
Avere ieri celebrato in parrocchia con semplicità ma con dignità a nome di tutti con pochi elementi capaci di animare ed avere allargato il nostro cuore ai fratelli mi ha fatto percepire il dono che Dio mi ha fatto di una Comunità, il bene che mi volete.
Partecipare alle celebrazioni nella parrocchia a cui apparteniamo è stato un modo concreto per lasciarsi toccare dall'amore di Cristo e per vivere una nuova primavera della Fede e della Speranza.
A voi fratelli, alle care famiglie, a voi genitori cristiani, all'inizio della Settimana Santa non posso non ricordare che siamo al cuore della nostra identità, che i giorni Santi che ci stanno davanti non possono essere sciupati.
Il segno, fratelli miei, che voglio offrire è un simbolo impegnativo: esige da noi una cura attenta e generosa del nostro rapporto con Dio, una disponibilità a trattare i fratelli e a cercare la riconciliazione, una solidarietà con i più poveri e i disagiati.
Vi voglio bene e vi abbraccio con grande affetto.
Vostro Padre Saverio



Lunedì Santo
" I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me"
Il primo giorno feriale di questa settimana santa è dominato dalla figura del Servo di Jahvè che, per la sua mitezza e per il suo ruolo di pacificatore è diventato il luogo di incontro tra Dio e il suo popolo.
Non possiamo perciò rimanere spettatori curiosi di fronte al gesto gratuito della unzione dei piedi di Gesù, che anticipa l’unzione del corpo per la sepoltura, perché esso ci ammonisce sul primato dell’adorazione di Dio sulle opere a beneficio dei poveri.
Nel primo dei quattro poemi del <<Servo di Jahvè>> inseriti nel libro del profeta Isaia, si rivelano già i tratti del messia di cui Dio si compiace, mandandolo a portare a tutte le nazioni la giustizia e la pace. Questo Servo, identificabile con l’intero popolo di Israele o almeno con il <<resto>> fedele, è una figura certa del Cristo per la sua mitezza e la funzione mediatrice dell’alleanza. Egli ci introduce nel mistero della sofferenza redentrice che diventa potenza di Dio creatore di un nuovo mondo.
Il gesto di Maria di Betania, compiuto nella prossimità della Pasqua, è un segno profetico perché anticipa quell’unzione del corpo di Cristo per la sepoltura che non potrà essere fatta dopo la morte, in quanto il Signore risorgerà prima dell’alba. Gesù difende la prodigalità della donna contro le rimostranze del traditore mosso dall’avidità del denaro, perché pone in evidenza la superiorità assoluta di questo gesto che esprime amore e fedeltà, coinvolgendo nello stesso rischio di morte anche la stessa casa di Betania (<<deliberarono di sopprimere anche Lazzaro>>).
La passione, come epilogo di una vita così umile e aliena da ogni ostentazione, è veramente la rivelazione dell’uomo-Dio; è il modello di ogni uomo che accetta di essere deificato da lui.
Il gesto di amore e divisione della donna che riempie del profumo la sua casa - il profumo dell’amicizia - è contrapposto alla logica calcolatrice di Giuda dominato dalla cupidigia del denaro; e ha il valore preminente del simbolo.
Certamente ognuno di noi è chiamato ad essere per il Cristo presente e sofferente oggi nei poveri, una Betania ospitale; a fare ogni incontro fraterno come un evento pasquale, come il gesto di quell’ultima cena in casa di amici si era trasformato in una celebrazione; ma rimane sempre il primato del culto dell’uomo-Dio sulla lotta a vantaggio dei poveri.
C’è una povertà verticale che si esprime nei gesti gratuiti di adorazione e che espande negli spazi <<inutili>> della liturgia, da porre al di sopra della stessa povertà orizzontale: <<Che sarebbe la Chiesa se la borsa di Iscariota fosse piena per i poveri e la casa di Betania vuota di profumo?>>.
La consegna ideale della liturgia di oggi è sconvolgente: <<I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me>>.
Ci stiamo dando onestamente e seriamente da fare per aiutare i bisognosi del dramma che il coronavirus crea?
Nelle nostre famiglie il cuore aperto ai più piccoli in cui Cristo si è identificato ed amiamo ed onoriamo il Servo di Dio per eccellenza, al di sopra di tutto come l’amico Signore della nostra vita.
P. Saverio
7
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno!
Il dono totale di Gesù per noi oggi ci mette dinanzi all'ingraditudine umana con il tradimento di Giuda.
L'ombra del tradimento che cala sul cenacolo può annunciare sempre altre tenebre calate nella nostra vita a causa di tanti nostri tradimenti forse peggiori di quelli di Giuda e di Pietro. Penso al nostro pratico disinteresse a diffondere la verità nel mondo; tanti tradimenti provocati dall'interesse per denaro o per il nostro esasperato benessere; i reati contro il corpo di Cristo causati dall'egoistiche nostre omissioni di amore verso i fratelli. Dinanzi ad un rapporto di amore la cosa più grave che può capitare è il tradimento e il rifiuto d'amore.
Non basta l'entusiasmo di Pietro per evitare le nostre defezioni e per seguire Cristo nella sua via. La notte del tradimento in agguato svanisce solo davanti alla luce di una fedeltà senza trattenute.
Fratelli miei vi auguro di non sperimentare mai l'amarezza del tradimento ma che nessuno mai di noi abbia a tradire l'amore verso i fratelli. Cristo ci resta fedele fino alla morte.
"Anche se voi non mi restare fedeli Io vi resto fedele".
Con grande affetto ed amore
Vostro P. Saverio




Martedì Santo
" In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà"
Siamo ormai partecipi della tragica vicenda di Gesù perché, oltre alle letture profetiche che svelano i tratti del Servo sofferente nella sua passione, ascolteremo le parole rivolte da Gesù nella cena pasquale, a Giuda traditore. L’ombra del tradimento che cala sul cenacolo può annunciare sempre altre tenebre calate dall’alto nella nostra vita, a causa di tanti nostri tradimenti, forse peggiori di quelli di Giuda e di Pietro.
Nel secondo poema del Servo di Dio domina lo spirito universalistico della missione, destinato ad estendersi fini agli ultimi confini della terra. La situazione presente di questa opera così ampia sembra dominata dallo scacco di chi è rifiutato ed ha la sensazione di essersi affaticato invano; ma la prospettiva si apre su di un futuro pieno di speranza. Nella intimità della cena, le parole del primo discorso di addio di Gesù tuonano turbate dalla prospettiva del tradimento. Non è solo Giuda che esce fuori nella notte, dominato dall’interesse vile del denaro e del razionalismo fanatico, ma anche Pietro, che pur protesta la sua fedeltà, ignaro della sua debolezza. L’ora delle tenebre, dunque, sembra proprio calata su quel cenacolo illuminato a festa, e pur rischiarato dalla certezza che il Figlio dell’uomo è già glorificato.
Tante volte anche noi siamo tentati di ripetere, di fronte ai tanti fallimenti e insuccessi, la frase del poema poetico: <<Invano mi sono affaticato, per nulla e inutilmente ho usato le mie forze>>.
Cristo ha pure subito tale umiliazione; ha rinunciato a vedere la riuscita della sua opera, sperimentando per primo quanto aveva detto, cioè di essere un servo inutile.
È la Kenosis dell’annientamento totale, dove l’importanza del <<servo>> diventa lo strumento efficace della potenza di Dio.
L’ora del successo e della gloria è affidata al Padre, come Gesù stesso poi affermerà. La salvezza non viene dalle opere umane, dalla nostra sufficienza e sapienza strategica, ma dalla decisione di Dio a cui bisogna consegnarsi radicalmente.
Cristo nell’ultima cena si consegna ai suoi discepoli, chiamati amici, nell’estrema debolezza della sua umanità. Dobbiamo anche noi posare il capo sul suo petto, per cogliere i battiti e i fremiti di fronte ai nostri tradimenti. Gesù deve patire da solo in una solitudine totale che allontana gli amici più cari. Anche per noi viene spesso l’ora di credere senza vedere e senza capire; di partire soli verso la nostra meta, sapendo che la nostra e altrui debolezza sono sempre una possibilità dovuta alla nostra presunzione orgogliosa e interessata.
Non basta l’entusiasmo di Pietro per evitare le nostre defezioni e per seguire Cristo nella sua via.
La notte del tradimento in agguato svanisce solo davanti alla luce di una fedeltà senza trattenute.
Gesù, dopo il fallimento del suo progetto e l’inutilità dei suoi sforzi, ha posto come servo fedele tutta la sua fiducia nel Padre.
Dominano ancora attorno a noi le forze oscure della paura e della viltà, talvolta anche per opera di amici e vicini. Non cediamo sotto il peso delle nostre debolezze e dei nostri insuccessi. La nostra risposta sia come quella di Cristo che, pur nel suo umano turbamento, ha messo la fiducia nella fedeltà e nella potenza del Padre.
P. Saverio
8
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno!
Oggi la parola del Signore ci chiede di resistere al male. Agli sfiduciati viene rivolta la parola da iniziato che è quella che rivela il senso e il valore della sofferenza nella prospettiva dell'intervento liberatorio di Dio. Oggi fratelli miei grande impegno è di resistere al male. Di una cosa dobbiamo sempre pentirci: di avere fatto il male! Per una cosa possiamo sempre gioire: avere fatto il bene! Solo la violenza dell'amore, sostenuta da Dio, può vincere la violenza dell'odio. Il Signore che non ha mai posto resistenza al male, perdoni la nostra facilità a vendicarci e a rispondere con il male al male. Giuda tradisce il suo maestro per 30 denari, scambiandolo come merce da vendere o comprare al mercato.
Il Signore ci conceda una fede pura, fedeltà all'amore, lealtà nell'amicizia e fraternità.
Fratelli grande fiducia nella vittoria definitiva della Croce.
Rivolgiamoci al Padre con la preghiera che Gesù ci ha insegnato "non abbandonarci alla tentazione e liberaci dal male"
Con grande affetto
Padre Saverio


Mercoledì Santo
" Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!"
È l’ultimo giorno di Quaresima prima che con la cena vespertina del giovedì santo siamo introdotti nel triduo pasquale del Signore morto, sepolto e risorto. Ancora ascolteremo le parole profetiche, che tanti secoli prima della passione hanno delineato il volto sfigurato del Servo sofferente, per accostarci ai sentimenti intimi del Signore nell’atto supremo della sua consegna nelle mani dei peccatori e del suo abbandono alla volontà del Padre; viviamo questi momenti, con la consapevolezza che il dramma di Cristo è pure il dramma dell’uomo di oggi.
Il terzo canto del Servo di Jahvè, che utilizza anche alcuni elementi della vita di Geremia, ci rivela il valore espiatorio della sofferenza in sostituzione della moltitudine che avrebbe dovuto offrire a causa dei propri peccati. Gli accostamenti tra la missione del Cristo e del servo sono offerti da questi tratti: l’umiltà (Mt 12,18-21; il fallimento della predicazione di Gesù (Gv 12,38); la necessità della sofferenza (At 3,13-26), l’esaltazione finale.
Nel racconto di Matteo, la cena del Signore ha luogo dopo il tradimento di Giuda, che vende il suo maestro per trenta denari. Gesù preannuncia il tradimento come evento ineluttabile ma rovinoso per chi ne è lo strumento.
Ciò che sorprende è il gesto di amicizia compiuto da Gesù verso colui che pur è svelato nel suo oscuro proposito. È l’ultimo tratto di amicizia offerto al traditore.
Il mistero della pazienza di Cristo che diventa non-violenza assoluta, non è comprensibile se non alla luce della forza dell’amore. La parola da iniziato rivolta agli sfiduciati è quella che rivela il senso e il valore della sofferenza nella prospettiva dell’intervento liberatore di Dio.
Oggi noi insistiamo sul dovere di resistere al male, di lottare contro ogni forma di accettazione e rassegnazione passiva di esso, fino talvolta, a giustificare la risposta della violenza per evitare una violenza maggiore.
Ma la lezione del Servo sofferente sembra però diversa: solo la violenza dell’amore, sostenuta da Dio, può vincere la violenza dell’odio. Giuda vuole Cristo per trenta denari come schiavo. Il tradimento dell’amico per denaro è obiettivo, ma non meno responsabili sono i nostri modi di fare commercio di Dio e dei nostri simili in tanti modi.
Qual è la purezza della nostra Fede, la fedeltà del nostro amore, la lealtà della nostra amicizia e fraternità che possiamo facilmente barattare?! Il più iniquo tradimento della storia, ci faccia assumere l’impegno di non tradire l’amore che significa rinuncia alla violenza e la vendetta con la fiducia nella Vittoria definitiva della croce.
P. Saverio
9
Aprile
Fratelli e figli carissimi buongiorno!
"ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi" (Luca 22,15)
Questa sconvolgente confessione di Gesù, riferita da Luca, non è rinchiusa nel passato.
È oggi che Gesù desidera ardentemente mangiare questa Pasqua con noi.
Questo desiderio risuona con un'intensità particolare in questo giorno. Celebrare il Giovedì Santo significa rispondere ad un desiderio bruciante di Gesù, desiderio di celebrare "questa Pasqua" che è la Sua, a cui vuole far comunicare anche noi.
Il passaggio dalla schiavitù alla libertà è ormai quello di tutta l'umanità e questo passaggio è Gesù stesso nella Sua morte, in cui sarà glorificato.
Il Giovedì Santo preparare il Venerdì Santo, la Cena Pasquale, rivela il senso di ciò che i discepoli domani fuggiranno.
Ma c'è di più: il desiderio di Gesù non è solo quello di donare il senso, ma di donare se stesso.
La sera del Giovedì Santo Gesù si dona totalmente e liberamente: "Questo è il mio Corpo che è per voi", "avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine".
L'Eucaristia è dunque una "Istituzione" (Mandato) che fa la Chiesa. Questa istituzione deve esprimersi in una disposizione permanente e anche concreta di servizio fraterno attraverso tutte le sue forme più autentiche: dal servizio ministeriale (il Messale richiama di commemorare anche l'istituzione del sacerdozio ministeriale) al comandamento della Carità fraterna, sintesi della morale cristiana.
L'istituzione del sacerdozio, anche del mio, del vostro Parroco Saverio che con tutte le sue debolezze oggi vi ripete: "Vi amo e vi voglio servire".
La grande lezione di questa Eucarestia - Anniversaria della Cena pasquale di addio di Gesù è quella del legame intrinseco fra la Sua celebrazione e l'impegno di Carità fraterna.
Gesù ci chiede ora e non domani che l'impatto del male con il coronavirus tramite noi faccia arrivare il Pane spezzato dell'Eucaristia, la nostra Messa, a tutti e per servire ogni fratello.
Ricordiamolo sempre, ciò per rendere vera la nostra Messa.
Non c'è amore più grande di chi da là vita per la persona amata.
Il dono della vita di Cristo sotto i segni sacramentali diventa esigenza di comunione e di amore.
Con tutto l'amore di cui sono capace.
Il vostro fratello e padre Parroco Saverio


Giovedì Santo
" ...si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto"
Istituzione dell’Eucaristia
Istituzione del sacerdozio
Il Triduo pasquale si apre con la celebrazione di questa sera, in cui il peso simbolico dei gesti è altissimo. La cena pasquale del popolo d’Israele, l’Eucaristia che ci ha lasciato il Signore Gesú e la lavanda dei piedi riportata dall’evangelista Giovanni (per i motivi che conosciamo quest’anno non faremo la lavanda dei piedi), sono la dimostrazione di come non ci possa essere fede, cioè rapporto con Dio, senza simboli. Non riti magici, ma azioni comunicative che parlano con molteplici codici contemporaneamente, dove ogni parte illumina ed arricchisce l’altra. Tutto il triduo è una sorta di grande liturgia che si protrae per tre giorni in cui entriamo nel mistero di Dio così come ci viene rivelato in Gesù Cristo. L’offerta reale che Gesù farà di se stesso sulla croce viene colmata di significato attraverso dei gesti, affinché per tutte le generazioni future non si smetta mai di attingere a questa sorgente di grazia. La messa vespertina che commemora l’istituzione dell’Eucaristia, compiuta da Gesù nella cena pasquale (cioè compiuta almeno in clima pasquale), ha una duplice caratteristica rispetto alle altre messe. Anzitutto pone in rilievo il comando di Cristo di celebrare con un rito perpetuo la sua Pasqua storica di morte e risurrezione, come già nell’antica economia ebraica (ef. 1 lettura della messa) si commemorava l’esodo di liberazione. In secondo luogo questo comando è posto in connessione essenziale con l’altro comando della carità, rievocato attraverso il rito della lavanda dei piedi simbolo del servizio sacrificale del Cristo servo (la situazione che stiamo vivendo non ci consente la lavanda dei piedi). L’Eucaristia è dunque una <<istituzione>> (mandato) che fa la Chiesa; e questa istituzione deve esprimersi in una disposizione permanente e anche concreta di servizio fraterno attraverso tutte le sue forme più autentiche: dal servizio ministeriale (il messale richiama di commemorare anche l’istituzione del sacerdozio ministeriale) al comandamento della carità fraterna, sintesi della morale cristiana. Il brano della Pasqua ebraica dell’Agnello, simbolo della vera Pasqua di Cristo nell’ultima cena, è incentrato su una parola chiave: <<memoriale>>, che ritorna sempre nelle nostre celebrazioni eucaristiche come segno oggettivo della presenza del mistero pasquale celebrato sotto forma rituale.
Il più antico racconto neotestamentario della cena del Signore ci richiama tre grandi verità: la continuità della tradizione di questo rito (ricevuto-trasmesso); l’attualizzazione del memoriale della Pasqua storica di Gesù nella fedeltà al mandato di annunziare la morte del Signore; la tensione continua di questo rito verso la consumazione finale nella venuta del Signore.
Il racconto della lavanda dei piedi nel contesto pasquale ha per l’apostolo, testimone prediletti della passione, il significato quasi sostitutivo del racconto della cena eucaristica attraverso la parola del mandato di Gesù di fare anche noi ciò che egli ha fatto, come Servo di tutti fino all’immaginazione della sua vita.
10
Aprile
Carissimi fratelli e figli buongiorno!
Oggi Venerdì Santo giorno solenne e drammatico. Iniziamo nel silenzio nella nostra Chiesa spoglia e ci mettiamo in ginocchio.
Accompagniamo Cristo verso il dolore e la morte, non solo partecipando alla sua tristezza, ma ringraziandolo per la sofferenza di cui si fa carico per noi.
È il silenzio di Gesù a progetto di salvezza del Padre, l'obbedienza definitiva che cancella il peccato del mondo e libera l'umanità dalla schiavitù del male. Carissimi confratelli dell'Addolorata maschile e consorelle dell'Addolorata femminile vi vedo tutti indaffarati e premurosi nel preparare la processione di Gesù morto e dell'Addolorata, veramente partecipata, accompagnata dai canti con atteggiamento penitenziale: quale dono, quale proposta non fate alla città!
Grazie di cuore a tutti a cominciare dai presidenti, a tutti i congregati e alla carissima Comunità di Sant'Oliva.
Solo io all'adorazione della Croce potrò baciare Gesù morto (ci viene data questa indicazione) ma il mio bacio sarà per tutti voi e con tutti voi, un bacio intenso che trasmetterà a Gesù il mio e il vostro Amore.
Pregheremo per le necessità di tutti gli uomini; veramente la Croce ci ricorda il dono della Sua esistenza per amore e comunicheremo con la Sua vita offerta per la nostra salvezza.
Nella passione di Gesù viene più volte rotto il suo silenzio mite per rivolgersi a coloro che gli stanno attorno. Così con chi lo arresta, con la guardia che lo percuote, con Pilato, con la Sua madre e il discepolo amato.
Anche in quelle ore così tragiche, il Signore ha una parola per tutti: tutti sono chiamati alle loro responsabilità.
Il Signore è il rifugio per chi si affida a Lui, specialmente nella sofferenza insensata, nell'aggressione sconvolgente del coronavirus che ci fa sentire come degli scarti.
È terribile sentirsi già morti mentre siamo ancora in vita: Dio, però, libera e conforta e rinsalda il cuore con la Sua Misericordia che non può dimenticare nessuno.
Buona giornata, Padre Saverio.
Ci uniremo alla via Crucis guidata dal Papa in Piazza S. Pietro alle 20:30. Staremo uniti e parteciperemo a quella che per quest'anno è per noi la processione del Venerdì Santo.



Venerdì Santo
" Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».
E, chinato il capo, consegnò lo spirito"
La passione secondo l'evangelista Giovanni ci viene introdotta dalle letture che evidenziano lo scopo di tutta questa sofferenza : la salvezza dell'umanità, grazie all'offerta di uno solo che, per conto di tutti, compie fino in fondo l'affidamento all'amore di Dio. Gesù si offre senza sprecare parole: parla con gli altri quando é indispendabile, mentre tutto il resto é silenzio di chi accetta la volontà del Padre senza rimpianti.
Il Venerdì Santo ci mette ogni anno davanti alla croce per contemplare l'amore smisurato che ci viene offerto.
Storia, singolare quella di questo strumento di morte, di cui i romani si servivano fin troppo spesso per intimidire ed impaurire, per sopprimere in modo spietato ogni tentativo di rivolta. In effetti, al tempo di Gesù, la croce restava terrore. Non era un mezzo qualsiasi per dare la morte a un condannato: chi moriva su questo patibolo andava incontro a lunghe ore di angoscia, sotto gli occhi di tutti e finiva per concludere la sua esistenza tra atroci dolori per soffocamento. Nessuno avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto: il Cristo inchiodato alla croce, avrebbe trasformato quel legno in un simbolo di amore e di salvezza.
Ed esso sarebbe diventato il segno di riconoscimento dei suoi seguaci. Come si é potuto produrre un tale capovolgimento?
È stato Gesù a produrlo: il suo atteggiamento non é quello di un condannato che invoca vendetta, che grida tutta la sua rabbia.
Egli continua ad amare, nonostante l'ingiusta condanna, nonostante i patimenti crudeli che gli sono stati inflitti, nonostante le falsità che hanno pronunciato contro di lui, nonostante lo schermo di cui é stato oggetto.
Continua ad amare perché il suo amore non ha fine. Continua ad amare perché solo così la morte, la cattiveria, il male subiranno la prima, scocente sconfitta. E gli uomini bagnati dal sangue che scende dalla croce, verranno rigenerati ad una Vita nuova.
Preghiera universale: Padre, sulla croce hai donato il tuo figlio per noi. In nome di questo sacrificio, non ti chiediamo di darci di più di quanto hai già fatto per noi, ma di estendere la grazia al mondo intero, senza alcun confine sociale, (il male che ci attanaglia il cuore non guarda in faccia nessuno), senza alcun confine sociale (tutti sotto la stessa croce) nazionale (tutti come in ogni posto nel mondo) religioso (tutte le religioni in ginocchio, il Papa e tutti i sacerdoti in ospedale da campo).
Adorazione della croce
Vogliamo mostrare concretamente la nostra gratitudine verso il Cristo che dona la sua vita per noi. Anche quando non riusciamo a comprenderlo conpletamente, questo mistero smuove i nostri sentimenti e risveglia quella compassione che mai dovrebbe spegnersi.
Alla Comunione
Oggi non si celebra l'Eucarestia.
È l'unico giorno dell'anno in cui siamo costretti ad attingere al pane di ieri. Proprio come in un viaggio, in cui si mangia della scorta che ci siamo portati dietro, così anche noi, che abbiamo accompagnato il Cristo lungo la via della croce, riceviamo la comunione eucaristica come pellegrini di passaggio.
Per la vita
Ci lasciamo nel silenzio, così come ci siamo riuniti. È il silenzio del dolore, ma é anche il silenzio della mite speranza che, senza gridare o sbraitare, si alimenta della certezza del trionfo della Vita sulla morte e dell'amore sull'odio e sul peccato.
Figli e fratelli della Comunità di S. Oliva oggi saremo stati tutti in grande movimento: la processione con Gesù morto e l'Addolorata dalla nostra parrocchia. I gruppi parrocchiali tutti ma in modo particolare quelli dell' Addolorata maschile e femminile numerosissimi tutti assieme in preghiera guidati dall'azione Cattolica e dal gruppo dell'Addolorata ad annunciare che la morte non é l'ultima parola.
Con il Papa, pastore ardimentoso che va avanti per sperimentare i pericoli e le pecore sicure di poter passare la dove lui é prima passato. Partecipiamo alla Via Crucis in Piazza S. Pietro.
Medito e guardo Signore le tue mani che hanno toccato e guarito i lebbrosi, sanate tante membra malate, rialzato e ridato vita e dignità, le tue mani che hanno benedetto i bambini e spezzato il pane per la folla affamata. Non mi stanco di guardare e lasciarmi guidare da Papa Francesco primo testimone della risurrezione e guardo i suoi piedi zoppicanti che hanno percorso senza sosta le strade degli uomini pur di andare incontro a chi attende una parola di speranza e di consolazione, un gesto di liberazione e di misericordia.
Amen Amen
12
Aprile
Fratelli e sorelle buongiorno!
Il Mattino di Pasqua!!!
Alleluja alleluja alleluja!!!
Tutto si rinnova, la creazione viene rifatta, il peccatore riceve perdono, al giusto viene riconosciuta la ricompensa. Il cero pasquale è segno di Cristo Luce, la luce che scaccia le tenebre.
Fratelli miei guardiamo la fiamma che avanza in mezzo all'oscurità. Palpita ed è fragile come la vita, come la nostra fede.
Rischiara il volto e dona una speranza nuova.
È Cristo, il tuo Signore, la luce del mondo.
Il canto del "Preconio Pasquale" cantato e pregato da Francesca in nome di tutti, penetra le nostre ossa sentendo cantare fino alla stanchezza: "Felice colpa, felice colpa, felice colpa..."
La chiesa arriva a chiamare felice colpa quella del peccato di Adamo perché ci ha meritato un tanto Salvatore e S. Agostino desiderava arrivare alla Pasqua per cantare il Preconio Pasquale.
Per la prima volta, ormai prossimo ai miei 50 anni di sacerdozio, non mi è possibile celebrare i Battesimi.
Pasqua = Battesimo, dal greco baptizo, immergere, purificare, essere lavati in Cristo per emergere nuove creature. Dio ha cura degli uomini, veglia sulla nostra esistenza. Ecco perché ci chiama al battesimo: perché la vita del Risorto raggiunga ognuno e noi come una sorgente zampillante e pura, che nulla potrà esaurire.
Rinnovati, purificati, salvati, cantiamo con la vita la nostra riconoscenza. Chi può oggi prepari la tavola con la tovaglia bianca, una candela accesa, i fiori. Il capo famiglia o chi per lui benedica la mensa e se si può anche con un sottofondo musicale come il "largo di Hendel".
Mentre scrivo questo mi sto vergognando perché ho davanti chi non ha neppure cosa mettere sulla tavola, altro che i segni che vi ho proposto! La nostra Pasqua è il Signore. Lasciatemi abbracciare i piu piccoli, i poveri, i soli, gli anziani, gli ammalati e le famiglie con problemi di ogni genere. Come possiamo, vi supplico, restiamo loro vicini in tutti i modi.
Fratelli, la gioia che nessuno ci può togliere è quella che viene dal Signore e mi fermerò a lungo a pregare per quanti sono nel bisogno.
Auguri auguri auguri!
Il disegno d'amore non è un'illusione destinata a svanire, un sogno che scompare alle prime luci del giorno. Con la resurrezione di Gesù il Padre ci ha offerto un segno vivo del Suo amore che conduce la storia.
Amata comunità di S. Oliva, buona e Santa Pasqua.
Vi abbraccio singolarmente e come facevano prima a Pasqua vi saluto con il grande annuncio : Il Signore è risorto, Alleluja!!! Rispondete: è veramente risorto, Alleluja!
Con tutto il mio amore di fratello e di padre.
Padre Saverio



Veglia di Pasqua
"È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete.
Ecco, io ve l’ho detto"
Alleluia! Alleluia! Alleluia!
Fratelli e figli carissimi,
ecco la notte in cui l'oscurità si trasforma in luce ed i cuori tristi conoscono la gioia.
Ed é Dio che ha fatto tutto questo!
Ecco la notte in cui l'albero della croce si mette a fiorire e porta frutto!
Ecco la notte in cui Dio stesso spezza il velo delle tenebre perché i pellegrini possano continuare il loro cammino!
Ecco la notte in cui Gesù apre le porte del grande viaggio verso la vita e si mette alla testa di chi crede e spera in lui!
Nella notte santa la liturgia della luce che deriva dalla tradizione ebraica del lucernario e che presenta un simbolo biblico arcaico (Gu 1, 3: la luce é la prima opera della creazione), si compone di due elementi: il fuoco nuovo, da cui si accende il cero pasquale diventa simbolo della luce di Cristo che attraversa le tenebre del mondo, della storia e del peccato. Il cero acceso dunque diventa il grande richiamo al Cristo risorto, il cui preconio solenne celebra le lodi. La teologia della storia qui revocata in maniera sublime chiede che la Parola di Dio ascoltata illumini la nostra fede fondata sull'ascolto della rivelazione divina.
Consentitemi di ringraziare Giovanni che ci ha preparato il cero pasquale ornandolo con elementi decorativi della nostra Chiesa e ringraziare Francesca che con la sua voce fa vibrare di emozione il nostro cuore che toccava particolarmente il cuore di Sant'Agostino che arrivò a dire "Vorrei vivere solo per ascoltare il canto del preconio pasquale".
Fratelli, figli miei, dire Pasqua é dire Battesimo. Mai in 50 anni di ministero sacerdotale mi era capitato di non celebrare battesimi la notte di Pasqua. Anche quest'anno avremmo battezzato Mia Carol che Selene e Mauro hanno dato alla luce. Dio ha cura degli uomini, veglia sulla nostra esistenza. Ecco perché ci chiama al battesimo perché la Vita del Risorto raggiunga ognuno di noi come sorgente zampillante e pura che nulla potrà mai esaurire.
Camminiamo dietro al cero pasquale, ricordiamo che questa Chiesa é un popolo in cammino, dietro a tutte le generazioni di credenti che ci hanno preceduto. Questo esodo continua e continuerà fino alla Gerusalemme celeste, prefigurata per noi in ogni Eucaristica. Noi tenendo i ceri accesi al cero pasquale manifestiamo la nostra gioia di battezzati, gioia di appartenenza al popolo di salvati, che hanno ricevuto la missione di annunciare la Luce a tutti quelli che hanno ancora paura della notte.
Acclamando a Cristo nostra luce, confessiamo la nostra fede in Colui che ha vinto le forze del male, le tenebre che vogliono ancora invadere il nostro mondo.
Riconosciamo in lui il Salvatore dell'umanità.
Col canto della litania dei Santi raggiungiamo il popolo dei credenti che ci hanno preceduto nel percorso della fede, il popolo immenso dei redenti, che si sanno amati e salvati dal Cristo. Sono i nostri modelli della fede, ci aiutano a progredire, a resistere in mezzo ale difficoltà della vita, ci aiutano ad andare avanti, e noi possiamo implorare il loro sostegno:<< Santi e Sante di Dio, pregare per noi>>.
Nella benedizione dell'acqua a battesimale <<è a Dio che si rivolge la preghiera: la si benedice per l'opera della salvezza che egli realizza attraverso l'acqua : lo si supplica di continuare oggi la sua azione attraverso l'acqua del battesimo>>. Benedire significa dire del bene, volere del bene. E in questa notte, desiderare quel bene che Dio ci dona.
Decidiamoci: la nostra rinuncia al male, la professione di fede prima dell'immmersione simbolica nel battesimo: immersi nella morte del Cristo per avere parte alla sua risurrezione. Dopo la risurrezione, Dio non ha più da dire all'uomo, poiché in essa si sancisce la vita di Gesù, il figlio di Dio inviato per la salvezza di tutti. Ecco quindi che siamo invitati a tornare all'inizio, narrando e rimandando questa storia come parte attiva: l'eterna novità della storia è ora affidata al popolo dei battezzati.
La gioia di chi percepisce che la sua povera vita va verso un approdo di eternità, di cui si sente trasfigurato, cambiato profondamente dai doni che il Risorto offre ai suoi discepoli. La gioia di chi non ha più nulla da temere perché è stato generato a nuova vita. È la gioia di tutti i profeti e di tutti i martiri, di coloro che portano la loro croce sicuri di andare verso la risurrezione.
Il Signore è risorto! È veramente risorto Alleluia! Alleluia! Alleluia!
Il padre di famiglia benedice la mensa, accoglie con gratitudine la pace che viene da Cristo, la pace che ha il prezzo del sangue, del sacrificio della croce. Ognuno si impegni a trasmetterla, a difenderla, a farla crescere perché tutti possano rallegrarsi dei suoi frutti.
Con tutto l'amore di cui sono capace, un abbraccio forte e l'augurio di una Santa Pasqua
Vostro p. Saverio

13
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi è il giorno dell'Angelo.
40 sono stati i giorni della quaresima e 50 quelli che vanno da Pasqua a Pentecoste, come un unico giorno del Signore, un'unica Domenica, e quindi una Pasqua che continua.
Tutto si apre alla speranza, alla salvezza che Gesù ci ha portato. Anche l'umanità di oggi sembra avviarsi all'uscita del tunnel del coronavirus.
Speranza, gioia, fede, amore ci viene chiesta una condotta libera dal peccato, dal momento che il Signore lo ha vinto morendo sulla croce; dello Spirito, che è il principio della rigenerazione e la cui venuta sarà commemorata nella solennità di Pentecoste; della Carità e della sincerità, che appartengono allo stile di vita di chi, pur essendo ancora sulla terra, già in reale comunione con Gesù, asceso al cielo e glorioso alla destra del Padre.
Non si tratta quindi di ricordare il mistero Pasquale come qualcosa di grande ma che non ci prenda completamente. Si tratta di un "memoriale" che ci faccia rendere evidente nella nostra testimonianza, di parola e di condotta, in attesa che si compia la promessa di essere conformi al Signore Risorto, quando a nostra volta risorgeremo.
Vita nuova, entusiasmo nuovo, tutto il bene ad ognuno di voi, un nuovo tipo di vita è già iniziato.
Vi abbraccio, vi voglio bene e il mio grazie alla comunità per un cammino comune.
Vostro Padre Saverio

Lunedì dell'Angelo
"In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande,
le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli"
Abbiamo celebrato la Pasqua del Signore, abbiamo ascoltato il gioioso Prefatio che è il canto dell'umanità "all'Agnello che ha tolto i peccati del mondo" che "morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a tutti noi la vita".
Non basta la fede o il Sacramento: bisogna che le nostre opere rivelino quanto abbiamo creduto e ricevuto dalla Pasqua.
Dalla memoria Pasquale dobbiamo uscire rinnovati nello stile della vita, secondo quanto chiediamo con la litirgia.
"Concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il Sacramento che hanno ricevuto nella fede".
La morte di Cristo appartiene misteriosamente al disegno di Dio, che lo ha risuscitato. Gli apostoli ne sono i testimoni. Cristo risorto significa la riuscita dal piano di salvezza e quindi la validità del Vangelo. La resurrezione conferma la persona e le opere di Gesù.
Timore e gioia sono i sentimenti delle donne all'annuncio del Signore risorto. Ma non hanno ragione di temere -dice Gesù stesso- ora il loro compito è quello di raccogliere i "fratelli" di Gesù, i discepoli là dove è partito il cammino del Vangelo, la Galilea.
Ai sentimenti delle donne fa riscontro la pavida meschinità di quanti sono responsabili della morte di Gesù.
Padre Saverio
14
Aprile
Fratelli e figli carissimi, buongiorno!
Abbiamo celebrato la Pasqua, siamo nell'ottava ma ancora fino a Pentecoste celebreremo la "cinquantina" come se fosse un giorno di cinquanta giorni quello che va da Pasqua a Pentecoste.
Ho cercato giorno per giorno attraverso la liturgia e quindi la pedagogia della Chiesa di offrire il modello privilegiato di ogni forma o scuola di spiritualità fondata sulle tre tappe tradizionali della via purgativa, illuminativa e unitiva. La tipologia delle tappe quaresimali ci ha confermato che la vita è complessa e non riducibile a schemi di logica: ma in sostanza è sempre un passaggio continuo che ripete la sua logica vera dall'esodo Pasquale compiuto dal popolo dell'alleanza alla sua esperienza storica e attuato in pienezza di verità e di efficacia da Cristo nella sua Pasqua di morte e resurrezione.
In questo processo mistico consiste il dinamismo del mistero Pasquale, che agisce sempre nel cuore di ogni esperienza cristiana, che possiamo fare nella vita presente, esperienza che è essenzialmente di tipo liturgico-sacramentale come anche ecclesiale (G.S.62).
Anche attraverso vocazioni della storia nella nostra comunità, ad esempio l'incendio e altri momenti particolari, ho cercato di ricordarvi che quando il popolo si ricompatta ed è unito resta in piedi altrimenti è destinato a scomparire.
Perciò coraggio, coraggio, restiamo uniti, vogliamoci bene e cerchiamo di capire quello che sempre vi dico: senza comunità non si va da nessuna parte, che gioia, che emozione gli auguri che ci sono arrivati dai piccoli e dai giovani dell'Azione Cattolica.
Lì c'è tutto: c'è gioia, c'è semplicità, c'è pace, c'è amore e c'è speranza.
Il Signore è veramente Risorto.
Con tutto il mio amore
Padre Saverio

Martedì fra l'Ottava di Pasqua
"Ho visto il Signore!"
I "Sacramenti Pasquali" ci hanno dato la salvezza. Questi Sacramenti sono i misteri della morte e resurrezione di Gesù; sono il Battesimo, la Cresima, l'Eucaristia, la Riconciliazione.
Ma ogni Sacramento rende presente la Pasqua di Gesù.
Essa è efficace e vi attingiamo "il bene della perfetta libertà" è il riscatto dal peccato, che infonde già una profonda gioia, prima di quello che gusteremo in cielo.
Quando si pensa che Gesù sia morto l'anima è invasa dalla tristezza; quando si fa l'esperienza che Gesù è Risorto, torna la gioia: è quella di Maria di Magdala, che riceve da Lui la missione nell'annuncio.
Cristo chiama i discepoli suoi fratelli: ci ha rivelato il Padre e ce ne ha portato l'amore. Maria Maddalena dopo il pianto perché "hanno portato via" il suo Signore, vede e riconosce Gesù Risorto da morte: Egli sale presso il Padre suo e Padre nostro, il Suo Dio e il nostro Dio.
Maria diventa l'appassionata e sollecita annunciatrice della resurrezione presso i discepoli.
Padre Saverio
15
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Non possiamo perdere la speranza poggiata su Cristo Risorto. È la cura divina sull'umanità.
I sacrifici e le rinunce che ancora ci vengono chiesti non possono farci perdere la certezza di ciò in cui crediamo, un Padre che fa sentire la sua voce e si prende cura della libertà responsabile dei suoi figli, poiché desidera che essi crescano nell'amore.
Dopo la Risurrezione Dio non ha più nulla da dire all'uomo, poiché in essa si sancisce la vita di Gesù, il Figlio di Dio inviato per la salvezza di tutti.
Ecco quindi che siamo inviati a tornare all'inizio, narrando e rinarrando questa storia ed entrandoci come parte attiva: l'eterna novità della storia è ora affidata al popolo dei battezzati.
Gesù ci ha insegnato che i doni non si restituiscono altrimenti si dichiara che è finito l'amore.
Il dono, i talenti siamo chiamati a trafficarli, perciò ognuno faccia dono di ciò che ha ricevuto.
Padre Saverio

Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua
"Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto"
La Risurrezione del Signore non solo è ricordata, ma è riassunta ogni anno, lo diciamo nella colletta della liturgia di oggi, mentre chiediamo al Signore che "l'esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo".
Le tristezze, e sono molte, di questa vita non ci devono deprimere all'estremo; la gioia parimente è solo un assaggio e un'ombra di quello che ci aspetta. Il tempo Pasquale ci ridona una più viva e intima serenità e speranza. Ma è in condizione di non ammettere più i "fermenti dell'antico peccato" e di vivere come "nuove creature", nelle quali in questi giorni siamo stati trasformati.
Gli apostoli non hanno denaro da elargire ai bisognosi, ma la grazia, e quindi la forza di Gesù Cristo Risorto.
È quanto offrono Pietro e Giovanni allo storpio: il rinvigorirsi dei piedi e delle caviglie e il balzo gagliardo sono il segno esteriore di questa grazia e di questa forza del Signore. Ma notiamo che lo storpio non si limita a camminare: entra nel tempio con gli Apostoli lodando Dio.
Ha capito il senso profondo del miracolo. I discepoli di Emmaus sono guidati da Gesù a rileggere la Scrittura e a trovarvi che la passione sopportata dal Signore, per entrare nella Gloria, non è stato un incidente imprevisto e contrario al disegno di Dio, ma ne è stato il compimento.
Osserviamo poi che Gesù è riconosciuto alla frazione del Pane, all'Eucaristia: là è avvertita la Sua presenza e la Sua compagnia.
Padre Saverio
16
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Augurarvi una buona giornata significa per me entrare nelle vostre case, nelle vostre situazioni, nei vostri affetti spesso dopo una notte insonne dove come in uno schermo ho visto passare la nostra comunità, le nostre persone, voi che siete il motivo della mia esistenza e del mio essere prete.
La fede nel Risorto è unica e unico è l'amore e perciò non possiamo contentarci di trasmetterci immagini prefabbricate e messaggi fatti da altri per dirci tutto il bene che ci vogliamo.
Dare il Pane buono della Parola di Dio che ogni giorno vi voglio offrire, le riflessioni bibliche, le catechesi è un'esigenza per potere arrivare a tutti con la passione e l'amore di chi non si può rassegnare a vedere figli di fratelli senza una carezza, un conforto, un gesto di sincero amore che fa bene prima di tutto a me.
L'amore non è né verticale né orizzontale ma è circolare e perciò tutto ritorna e si incontra. Al centro delle nostre scelte e delle nostre persone c'è Cristo. Credetemi a volte provo una fitta al cuore e un bisogno prepotente di potervi vedere ed abbracciare; ma voi siete veramente graziosi e mi ricoprite di tutte le attenzioni. È l'amore circolare che ritorna e Cristo al centro che vi da senso, significato, contenuto e vita.
"L'amore è più forte della morte" dice il Cantico dei Cantici e nulla potrà superarlo. Gesù si manifesta non come un fantasma ma in carne ed ossa, invita gli apostoli a verificare. Quella verifica che farà dire a Tommaso dopo essere stato incredulo: "Mio Signore e mio Dio".
Cara comunità di Sant'Oliva nessuno lascia la mano di suo fratello, insieme faremo un girotondo e abbracceremo tutto il mondo. In questo terribile momento portiamo nel cuore nelle preghiere, nei nostri sacrifici e sofferenze le ecatombe di morti, le lacrime di mogli, mariti, figli, fidanzati, amici ed offriamoci alla generosità di chi è disposto a dare la vita perché il Risorto è vita, pace, amore e risurrezione. Non c'è amore più grande di chi da la vita per la persona amata e Gesù ci dice "si ha più gioia nel dare che nel ricevere".
Amiamoci, amatemi perché io vi amo.
Vostro Padre Saverio

Giovedì fra l'Ottava di Pasqua
"il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni"
La colletta della Messa di oggi esprime a meraviglia il significato delle celebrazioni di questi giorni: la Pasqua ha riunito i popoli, facendoli rinascere nel Battesimo e ravvivando in essi la memoria del Battesimo ricevuto. Pur nella diversità delle culture la fede è unica e unico è l'amore; domandiamoci che essi siano espressi "nelle opere".
"Avete ucciso l'odore della vita" è il rimprovero fatto senza attenzioni da Pietro a quanti si sono resi responsabili della morte di Gesù, che però Dio ha risuscitato. Gli apostoli ne sono testimoni, e lo storpio guarito ne è il segno: infatti è la fede in Cristo che ha dato vigore a quell'infermo. L'impegno che adesso conta è il pentimento, la conversione della vita che ci fa veramente figli di Abramo nell'attesa del Signore nei "tempi della consolazione" e nella sua venuta finale.
Solo vincendo la resistenza dell'esperienza più ovvia come gli apostoli acquistiamo la certezza che colui che appare non è un fantasma, ma è proprio Gesù, che ha "carne ed ossa".
Padre Saverio
17
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
La luce di questa nuova giornata, il risveglio della natura, poter guardare negli occhi i propri cari, fruire dell'acqua che ci ha lavato, della colazione e del caffè di cui abbiamo goduto, del dentifricio che ci ha pulito i denti e rinfrescato la bocca, i vestiti puliti che abbiamo indossato...
Nulla è scontato. Non dobbiamo stancarci, non possiamo guardare solo il negativo che abbiamo davanti gli occhi anche se è duro. Purtroppo tanti sono soli, indifesi e nudi. I discepoli di Gesù dopo avere ascoltato il discorso sul Pane di Vita dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?".
Le parole di Gesù in questa occasione sono abbastanza dure: "Forse anche voi volete andarvene?".
Questo interrogativo, che Giovanni riferisce nel suo Vangelo, interpella anche noi e non offre comode vie di uscita. La sequela di Cristo richiede sacrificio e perseveranza. Non c'è spazio per l'illusione e le mezze misure. Gesù mette a nudo le contraddizioni e i compromessi dell'uomo che spesso cerca di vivere senza coinvolgersi completamente. Davanti alla domanda di Cristo facciamo nostra la risposta di Pietro che diventa modello per ognuno di noi: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna". Non c'è niente e nessuno sulla terra che possa offrire all'umanità un modo per sfuggire ai suoi mali, la morte, alle sue miserie, alle sue attese, alle sue speranze se non Cristo. Il cuore dell'uomo ha la nostalgia di Dio e dopo aver fatto esperienza della caducità del mondo, si rende conto che nessuno come Gesù può appagare la sua fame di vita e la sua sete di amore. Anche San Paolo (Ef 5, 21-32) afferma che Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. Dobbiamo accogliere questo dono e credere che nella Chiesa ci siamo anche noi.
Con affetto Padre Saverio.

Venerdì fra l'Ottava di Pasqua
"È il Signore"
Nella Pasqua di Gesù Dio ha offerto "il patto della riconciliazione e della pace", ed ha sancito l'alleanza nuova ed eterna, che ritorna ad essere riproposta in ogni Eucaristia. Si tratta di essere fedeli a questa alleanza. "Donaci" -diciamo- "di testimoniare nella vita il mistero che celebriamo nella fede".
Non è sufficiente avere celebrato, avere preso parte al Sacramento. La coerenza consiste nel ricevere con azioni nuove quanto è avvenuto nei riti appena trascorsi. L'annuncio della Risurrezione di Gesù dai morti suscita irritazioni in quanti non credono. Pur nelle catene Pietro e Giovanni proseguono la loro fervida e coraggiosa testimonianza: Gesù crocifisso è il Risorto e la sua forza ha agito nello storpio risanato: è Lui il fondamento della nostra salvezza, e da Lui soltanto tutti gli uomini possono essere salvati. Quando Gesù risorto si fa vicino, la pesca da sterile si fa copiosa. La Chiesa nel mondo riesce, la sua barca si colma, per l'opera dei "pescatori di uomini" e perché Cristo Risorto è sempre con lei.
Padre Saverio
18
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Siamo già arrivati al Sabato della prima settimana di Pasqua, abbiamo veramente celebrato la Pasqua in comunità. Godo nel rivedere il filmato della Veglia di Pasqua che potete vedere pure voi (anzi fatelo sui vostri telefonini). Tutti abbiamo fatto il passaggio con Cristo a Vita Nuova.
Che gioia, che pace, che consolazione vedere la nostra comunità distante ma vicina e presente con un piccolo numero di fratelli e sorelle della comunità dal cuore grande ed avere celebrato liturgicamente in maniera veramente bella e dignitosa la nostra Pasqua. Si abbiamo cantato la mia Pasqua è il Signore.
Il mio grazie a tutti perché solo dove c'è una comunità si può godere di tutto quello di cui noi abbiamo goduto e continuiamo a godere. Non riesco ad immaginarmi solo, tra le mura di casa mia, senza il mio pensiero costante a voi, senza l'attenzione alle nostre persone e ai nostri problemi, senza il buongiorno, senza la celebrazione dell'Eucaristia con voi e per voi alle 11:30, senza sminuzzarvi la Parola di Dio ogni giorno: solo il Signore ci può cambiare il cuore, senza le catechesi per istruirvi e crescere insieme, senza i vari messaggi durante il giorno, senza il legame con la Diocesi e la preghiera del Rosario alle 19:00, senza la vicinanza agli ammalati con la preghiera costante di tutti noi durante il giorno e senza attenzionare quelli particolarmente sotto la croce, l'attenzione ai più bisognosi grazie alla generosità di tanti al servizio durante questa settimana alle mense per quaranta persone al centro di prima accoglienza, l'Adorazione Eucaristica prolungata delle nostre Suore Oblate al Divino Amore, senza togliere gli occhi e l'affetto ai nostri cari fratelli di Casa Mangione particolarissimamente a rischio e dove le brave Suore della Presentazione prestano anche a nome nostro un servizio e sentirmi annunciare gioiosamente ogni giorno da Suor Pasqualina qui padre stiamo tutti bene, neppure una febbre.
Togliamoci tutto questo e quant'altro l'amore ci suggerisce e ci ritroveremo soli, angustiati, senza capacità di servizio, senza amore e senza vita. Toglietemi tutto questo, se qualcuno ci riesce a farlo, io non ci voglio neppure pensare, ma mi vedreste solo anche con le mie sofferenze fisiche tra le mura della mia casa e sopratutto, dopo cinquant'anni, non più prete ma un povero sventurato che si è chiuso in se stesso e che non ha conosciuto Dio Amore. Grazie di cuore, vi abbraccio e non mi vergogno di ripetervi con Don Primo Mazzolari: "qualche volta ho voluto più bene a voi che al Signore. Ma il Signore che legge nel mio cuore sa tutto, Signore tu lo sai che io Ti Amo."
Un grazie particolare per tutti, alla carissima Dalila che ci ha consentito tutto questo con il sito che ha aperto per la parrocchia.
Amata mia comunità, non conosco altre strade da percorrere, ma solo questa, quella che Gesù mi ha insegnato e vi ho insegnato: quella dell'amore. Prendiamoci tutti per mano e non solo sentiremo colmato il bisogno d'affetto ma trasmetteremo la vita perché solo chi ama fa esistere.
Vostro Padre Saverio

Sabato fra l'Ottava di Pasqua
"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura"
Il "dono della fede" è esteso a tutti i popoli: tutti sono chiamati al Vangelo, e ogni Celebrazione Pasquale rende la Chiesa più impegnata a diffondere questo dono. Con la fede e la rinascita Battesimale diventiamo figli di Dio, scelti dal Suo amore, preghiamo allora di poter ricevere "la veste candida della vita immortale".
I figli di Dio sono destinati al cielo. Corriamo il rischio di relegare la vita celeste eterna tra le fantasie. Quasi la disprezziamo perché ci sembra astratta. È la realtà più concreta: in essa saremo pienamente partecipi di Gesù Cristo e ci realizzeremo perfettamente nella nostra umanità. Nessuna intimidazione rallenta la testimonianza di Pietro e Giovanni: la minaccia non conta una volta fatta l'esperienza di Gesù Cristo Risorto. Pietro e Giovanni predicano con franchezza e iniziano così una nuova Chiesa che annuncia il Vangelo in qualsiasi condizione, fosse anche con il dono della vita: "Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". È propriamente il programma di ogni cristiano, si fa fatica ad imporsi la certezza della Risurrezione di Gesù. I discepoli sono ancora "in lutto e in pianto" e non vogliono credere all'annuncio della Maddalena. Neppure gli Undici credono, e sono rimproverati da Gesù, per la durezza del loro cuore. Ma poi crederanno fino al dono della loro vita e riceveranno la missione, che ancora oggiprosegue, di predicare il Vangelo -cioè Gesù Risorto- a tutte le creature.
Padre Saverio
19
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi è Domenica, giorno del Signore, della Risurrezione, della comunità, della catechesi, dell'amicizia, della salvezza dell'amore dato e ricevuto.
Buona Domenica mia amata comunità! Sono qui ad accogliervi come ogni Domenica, oggi si ricompone il volto sfregiato di Gesù, quanta ansia, quanta passione ma quanta sofferenza ed amore per aiutarvi a capire che cos'è la Domenica il vero senso del giorno del Signore. Qualcuno si è stancato, io no assolutamente no: qui c'è tutto il mio essere prete per voi soprattutto dopo l'esperienza che stiamo vivendo nessuno che si dice cristiano può prendersi il lusso di privare il fratello del dono e del dovere della propria presenza fisica alla celebrazione e del disertare e privare di un membro il Corpo di Cristo non partecipando all'Eucaristia soprattutto se ciò viene fatto con leggerezza e qualunquismo. Se quanto stiamo vivendo ci facesse meditare e capire che non ci può essere fatto più grave di quello di rifiutarsi di partecipare all'Eucaristia domenicale con i fratelli. Ringraziamo il Signore che si serve di tutto per dirci il Suo amore, comunicarci la salvezza e farci capire che tutto concorre al nostro bene.
Allora fratelli, oggi è Domenica: arriviamo qualche momento prima dell'inizio della celebrazione: la messa è alle 10:15. Chi è con il ritardo non si abitui a questo sistema, accogliamoci, scambiamoci notizie sulle nostre persone e sulle nostre famiglie, avviciniamoci all'Altare, non ci siano retroguardie. Tutto pronto, luci accese, assemblea raccolta, servizio liturgico, cantori, ci precede la Parola di Dio. Celebriamo con amore e verità, mettiamo la nostra vita sulla patena, se le membra sono divise non si è un corpo vivo ma un cadavere, se le pietre di un edificio non sono ben compaginate non si ha una casa ma macerie. Tutti quindi al nostro posto, ognuno eserciti il proprio mistero perché siamo corpo di Cristo edificio Santo.
Io con amore vi trasmetto la Parola di Dio possibilmente senza stancarvi e poi nessuno venga privato della persona di Gesù e voi cari ministri portate a nome della comunità l'Eucaristia a chi è impedito.
Da più di un mese siamo completamente fermi, si è acceso improvvisamente un semaforo rosso e tutti, anche con una frenata brusca, ci siamo dovuti fermare, anche quei furbetti che a marcia ingranata e piedi sull'acceleratore, pensavano di sgommare e ripartire sempre prima degli altri ma il verde non è apparso e perciò siamo tutti fermi. Ma dove volevamo arrivare? Correre, per arrivare dove? È bastato un piccolo ed invisibile chiodo che ha perforato tutte le nostre ruote per bloccare ogni corsa, anzi ha reso inutilizzabili, non solo i nostri mezzi, ma in tanti casi, anche i conducenti e persino gli specialisti e i tecnici chiamati a portare soccorso per rimetterci in marcia.
Si fratelli miei, questa che può sembrare un'allegoria o un raccontino per bambini, è una realtà inesorabilmente vera è la storia di ognuno di noi, gli altri siamo noi, il quadro che abbiamo davanti non ha bisogno di ulteriori immagini, possiamo solo abbassare gli occhi dinanzi a tragedie e realtà che non avremmo mai pensato né voluto vedere.
Fratelli, oggi è Domenica: la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male. Celebriamo uniti, non per devozione, ma perché veramente la salvezza si realizza per noi, il nostro aiuto viene dal Signore. Quaranta martiri di Abitene con il loro sacerdote Saturnino si fecero ammazzare perché era loro impedito di celebrare l'Eucaristia "Sine Dominica non sumus". L'Eucaristia è "l'Omnia Nostra Caritas" dice S.Agostino.
Oggi giorno del Signore, dell'amore dato e ricevuto, perciò fratelli e figli miei...Buona Domenica! Buona Eucaristia: il tutto della nostra vita.
Auguri, vi abbraccio
Vostro Padre Saverio

Domenica in albis
"Perché mi hai veduto, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!"
Ogni Domenica commemoriamo la Pasqua del Signore: ripensiamo al Sangue che ci ha liberato, allo Spirito che abbiamo ricevuto e quindi in modo particolare al Battesimo che è stato l'inizio della nostra comunione al mistero Pasquale.
Oggi Domenica in albis, la Domenica in cui i battezzati della notte di Pasqua, dopo aver portato per otto giorni la veste bianca, la dismettevano. Ho nel cuore e davanti agli occhi quello che lo scorso anno è avvenuto nella nostra comunità, Sonia Maria battezzata la notte di Pasqua, ritornata in assemblea con la veste bianca del Battesimo, la toglieva e la poneva ai piedi della vergine e martire Sant'Oliva. Il Papa Giovanni Paolo II ha dato recentemente a questa Domenica il titolo "Domenica della Divina Misericordia". Ciò che distingue la primitiva comunità cristiana è questo: assidui nell'ascolto della Parola degli apostoli, nella carità vicendevole, all'Eucaristia e alle preghiere comuni. Tutto questo produce e irraggia gioia. La Risurrezione di Cristo ha infuso nel nostro cuore la speranza. Una speranza "viva" -precisa San Pietro-, capace di farci raggiungere l'eredità dei cieli cioè la comunione con il Signore.
Fissiamo la nostra attenzione su tre aspetti di Gesù Risorto con i discepoli.
Anzitutto il dono della Pace, cioè la grazia divina, la gioia, la speranza. Poi l'effusione dello Spirito, per cui ci possono essere rimessi i peccati. Infine notiamo la Professione di Fede di Tommaso il quale riconosce Gesù Signore Dio.
Padre Saverio
20
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Abbiamo celebrato la Domenica, giorno del Signore, giorno della comunità. Si sta parlando del 4 maggio come data della fase 2 su cosa si potrà fare e cosa non si potrà fare concretamente e a cosa andiamo in contro. Il Papa, assai rispettoso di tutte le norme dateci da chi ci governa, ha ribadito la necessità del convenire delle nostre comunità, di ritrovarci fisicamente un cuor solo un un'anima sola per la celebrazione dell'Eucaristia alla quale nessuno, per non privare nessuno del Corpo di Cristo, può venire meno.
Vi ho sempre insegnato che solo il Vescovo, poiché non può essere presente a tutte le celebrazioni, è presente anche se è assente fisicamente (condizione essenziale per una Eucaristia in comunione con la Chiesa), tutti gli altri se ci siamo ci siamo, se non ci siamo non ci siamo. I nostri Vescovi, radunati in videoconferenza sotto la direzione del presidente C.E.I cardinale Bassetti, hanno manifestato e rivolto alle autorità alcune petizioni con modalità e regole precise per poter celebrare alcuni riti e Sacramenti, vedremo cosa ci verrà indicato.
Fratelli miei tutti ci stiamo rendendo conto che abbiamo un cammino nuovo da percorrere, i valori cristiani prepotentemente vengono a galla e ci viene schiaffata in faccia la verità che la morte non è l'ultima parola sulla nostra vita, nostro rifugio e nostra sicurezza è il Signore, Gesù unico salvatore ieri, oggi e sempre.
Che pena vederci in lotta con l'Europa, preoccupati della tenuta dell'Euro e non della tenuta dei valori. Le grandi potenze del passato, non sono finite per la caduta dei ponti o degli archi di trionfo, ma perché sono venuti meno i valori che ne costituivano l'anima e davano vita. Se è Cristo il Salvatore del mondo, se è la bellezza di dentro quella che ci salverà, quale grande compito non abbiamo noi cristiani a restare fedeli al nostro Battesimo e a tutto quello che esso ci richiede. Prima di risolvere l'economia dobbiamo risolvere la democrazia, la tenuta dell'amore.
Quanta vitalità umana e cristiana sta venendo fuori: chi cucina per i senza tetto, chi assiste le persone sole, chi offre la propria vita per salvare quella degli altri, i bambini, persino i bambini, con la loro innocenza con qualche disegno si rivolgono agli anziani portando momenti di luce e arcobaleni di speranza, gli anziani, i più a rischio, la nostra storia, il nostro passato, le nostre radici, ricordiamo che togliendo le radici l'albero secca.
Stiamo sperimentando un tempo di generosità, una storia di generosità fondata no sulla legge ma sull'amore. Il Papa, profeta della storia che stiamo attraversando, ha definito questa realtà di vita quella dei "santi della porta accanto". Tutto il mondo in questo momento è davanti ai nostri occhi con tutte le sue fragilità, tutti coscienti che viviamo in un tempo e in uno spazio ma tutti chiamati a scoprire che ciò che unisce tempo e spazio è l'amore.
Con grande affetto vostro Padre Saverio

Lunedì della II settimana di Pasqua
"In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto,
non può vedere il regno di Dio"
Non siamo degli estranei per Dio. Abbiamo "il privilegio di chiamarlo Padre". È la grazia pasquale che ci ha resi conformi a Gesù e quindi figli di Dio. Deve crescere in noi "lo spirito di figli adottivi" : con la fiducia nel Padre, la fedeltà a Lui, l'attesa di entrare nell'eredità promessa. La nostra dimora definitiva è con Gesù, nella sua stessa Gloria.
La morte di Gesù apparteneva alla volontà di Dio. A noi risulta strana questa scelta divina: ma dalla morte del Signore è venuta la vita, non per questo è annullata la responsabilità di quanti, con una trama vana, hanno cospirato per crocifiggere Cristo, in ogni caso le loro minacce non impauriscono gli Apostoli, i quali chiedono a Dio la franchezza per annunciare il Vangelo. Alla loro domanda si rinnova la Pentecoste, il dono dello Spirito che li rafforza e li fa parlare. Dallo Spirito Santo e dall'Acqua si compie la rinascita: essa non viene dalla terra, ma dall'alto e rende figli di Dio. Quello Spirito è il dono di Gesù Risorto da morte per questo i cristiani sono uomini spirituali.
Padre Saverio
21
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Gesù Risorto è salvezza per tutti. La prima comunità cristiana si distingue per la comunione dei beni, condividere la fede, i sacramenti e soprattutto l'Eucaristia, non può non portaci ad una condivisione di carità nella vita. Troppi gli egoismi, gli interessi di parte, gli arrivismi; si è cercato di combattere la corruzione con la legge, ricordiamo la stagione di Mani Pulite e persino quella corruzione in ciò che dovrebbe, con un sano agonismo, trasmettere competizione, confronto, lealtà, divertimento e gioia, la corruzione persino nello sport: Piedi Puliti, ma i piedi puliti con Gesù che lava i piedi agli apostoli, significano amore, servizio, avere cioè cuori puliti.
Non chiudiamo gli occhi alla realtà, il futuro è dei giovani che forse, per il benessere di cui abbiamo e hanno goduto, non sono aiutati a costruire su fede, fatica e fedeltà.
Se ne stanno andando tutti quelli del dopoguerra, quelli degli stenti, della fatica, quelli che hanno piegato il ferro con le mani per costruire, quelli che per amore verso la famiglia non hanno guardato a sacrifici, quelli che hanno lavorato con un cappello di carta di giornale in testa, quelli della Vespa, della 500, quelli che dopo una giornata di lavoro nei campi ritornavano a piedi a casa con la schiena piegata e con un fascetto di legna sulle spalle per accendere il fuoco e cuocere quella minestra recuperata ai bordi della trazzera di campagna o in mezzo ai filari delle vigne che avevano coltivato, quelli che fedeli alla famiglia, ai figli, al lavoro, agli amici, si inginocchiavano prima di cenare per guidare la preghiera in famiglia, quelli che ci hanno trasmesso la fede, le tradizioni, i valori che non tramontano, quelli che oggi faticano ad usare un telefonino, un computer, uno smart, a fare un selfie e a relazionarsi in videoconferenza.
Diciamolo ai nostri figli, ai ragazzi di oggi, tutto cambierà, il futuro è vostro, sognate ma non rinunciate alla fatica e all'impegno, a costruire sulle radici di chi ha messo amore e gratuità nella vita.
Quando guardo la raffigurazione del Caravaggio di Tommaso non credente che è invitato a mettere il dito nel costato di Gesù, mi colpisce quel dito raffigurato sporco che può infettare la ferita di Gesù. Si, Gesù ha sposato tutto il male dell'umanità, è diventato peccato per noi, ha preso tutti i nostri mali, lascia che la sporcizia di Tommaso e quella nostra entri nelle sue piaghe. Tommaso dinanzi a tanta evidenza non prova neppure a mettere il dito nel costato di Gesù, cambia di dentro, nel cuore ed esclama "mio Signore e mio Dio". Gesù entra pienamente nella nostra storia, nella nostra vita, ma si serve di noi. Tutti abbiamo il dovere di aiutare i giovani messi davanti a un nuovo tipo di guerra, a prendere il testimone di una fatica, di una ricostruzione, di una società nuova che ha come legge l'amore, come strada da percorrere l'amore, come meta da raggiungere l'amore. Possiamo quanti ci diciamo cristiani comprendere l'inestimabile bellezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti.
Parliamo, dialoghiamo, raccontiamo ai nostri giovani tutto il bello del passato perché ne possano cogliere il meglio di loro e il futuro di loro che, non sono un problema, ma una ricchezza.
Con grande amore vostro Padre Saverio.

Martedì della II settimana di Pasqua
"In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza."
Gesù Risorto è il "Sacramento Universale di Salvezza": il segno efficace della misericordia, dove attingiamo " la pienezza della vita nuova".
I diversi Sacramenti sono come un'espressione particolare di Lui che è la grande manifestazione e causa di grazia. L'umanità, la comunione anche dei beni, distingue la prima comunità cristiana. I beni sono resi disponibili con gioiosa e sincera libertà per quanti sono nel bisogno. La condivisione della fede, dei sacramenti e specialmente dell'Eucaristia, non può non portare a questa carità fatta di opere. Abbiamo saputo di avere un Padre quando ci è stato inviato da Dio il Figlio Unigenito, perché avessimo la vita. Occorre da parte nostra l'accoglienza di questo dono del Padre nel quale riceviamo la salvezza.
Padre Saverio
22
Aprile
Carissimi fratelli e sorelle,
Come figli di Dio e fratelli tra di noi, nella misura in cui abbiamo coscienza del nostro essere Chiesa, ci rendiamo conto che ci manca veramente la presenza fisica della comunità. Il nostro Vescovo mentre ci invita a riaprire le chiese per un momento di preghiera individuale, nel rispetto di tutte le norme date dalle autorità, manifesta l'ansia pastorale per indicare, certamente, anche se in maniera timida, ciò a cui non possiamo rinunciare e cioè il nostro convenire comunitariamente per ascoltare la Parola, celebrare i misteri della nostra salvezza, testimoniare con la nostra vita la carità. Abbiamo bisogno di dare significato in nome di Gesù Cristo e da titolari e non da supplenti, ad una certa solidarietà apprezzabilissima ma che per noi cambia radicalmente il nostro rapporto con i fratelli, diventa cioè esigenza che fa prima di tutto bene a noi che a quelli che ricevono e dai quali ci rapportiamo, perché in loro vediamo la persona di Cristo. Tanti fratelli prigionieri della povertà che chiedono di essere aiutati per fame, malattia, oppressione e sfruttamento, fratelli che sono parcheggiati nelle case di riposo, negli ospedali, carcerati, nelle loro case prive di un minimo spazio ma tante volte prive di amore, fratelli che hanno perduto tutto, ma che hanno perduto la loro dignità, fratelli che cominciano a perdere anche la loro umanità, non hanno niente, non possiedono nulla e vengono dimenticati, sono i fratelli crocifissi dalla miseria. Dobbiamo non solo aiutare in senso umanitario, cosa che abbiamo detto è encomiabilissima, ma molto di più perché ogni bisogno è Cristo: "Ciò che avete fatto ai più piccoli dei miei fratelli l'avete fatto a me".
Ognuno di noi, in nome di Cristo, abbia il coraggio di andare verso di loro e dire "abbiamo un posto per voi, per alleviare la vostra croce". Nel passato i cristiani, facenti parte delle confraternite e delle pie associazioni, si coprivano il volto per fare la carità perché "non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra". Oggi ci copriamo il volto per proteggerci, ma vale sempre la regola che a cuore aperto siamo chiamati a non abbandonare i lacerati nella carne e nell'anima, coloro che non ne possono più, che sono abbandonati a causa della malattia, limitati nel corpo e nello spirito, i crocifissi, ma tutti bisognosi di esprimere una necessità e noi con una presenza cristiana rispondere " ti voglio aiutare a portare la croce".
Con amore vostro Padre Saverio.

Mercoledì della II settimana di Pasqua
"Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna"
Il peccato fa perdere all'uomo la sua vera dignità, quella che consiste nell'essere conformi a Cristo, la Pasqua ridona ed esalta la conformità al figlio di Dio. Questa dignità ritrovata, troverà la sua pienezza nella Risurrezione, di cui adesso abbiamo un segno e una viva speranza riaccesa dalla celebrazione Pasquale. L'Angelo del Signore apre le porte della prigione che rinchiude gli apostoli, bisogna che essi attendano alla predicazione e che insegnino al popolo. Il livore contro la predicazione della Chiesa non è mai cessato e tuttavia la Chiesa prosegue con fedeltà e costanza nella missione di annunciare al mondo Gesù Cristo Risorto da morte.
Abbiamo saputo di avere un Padre quando è stato inviato da Dio il Figlio Unigenito perché avessimo la vita, occorre da parte nostra, l'accoglienza di questo dono del Padre nel quale riceviamo la salvezza.
Padre Saverio
23
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Dall'inizio di questa settimana, tutti ci siamo proiettati verso una speranza che ci indica il 4 maggio come tempo di apertura, anche se le notizie che ci arrivano dai mezzi di comunicazione non sono completamente rassicuranti. Mi domando e vi domando fratelli miei se una data in cui i cristiani dovevano raggiungere il picco, quello della Pasqua, ci fa sentire a posto, o meglio ci fa porre domande. In via generale chi si pone questo interrogativo mette in gioco il proprio comportamento o esprime un'esigenza nata dalla coscienza personale. Il sentirsi "a posto" o meno, con se stessi o con Dio, rispetto a persone o a delle norme, è in realtà questione di "relazione", percepita come buona o negativa. Il Coronavirus ci ha fermati tutti e non c'è mancato il tempo per pregare, meditare e riflettere. Tutto attorno a noi ci sta mettendo dinanzi alla crisi economica e dalle esigenze di tipo materiale che peraltro sono quelle immediate che ci interpellano, ma ciò non può bastare al battezzato, alla vita piena del cristiano e dei battezzati. Sapere se siamo a posto implica però altri sviluppi, avere una scala e una gerarchia di valori, per cui ad esempio: nella vita poniamo al primo posto Dio o il denaro, l'interiorità o l'apparenza esteriore, il porsi a servizio o la volontà di dominio e via di questo passo. Insomma stiamo riflettendo sui nostri comportamenti e sulle motivazioni che determinano il nostro "sentirci a posto" con noi stessi e con Dio che dovrebbe perlomeno evitare due estremismi: da una parte una spiritualità disincarnata e poco umana, dall'altra un materialismo a senso unico. Dobbiamo riconoscere che la nostra cultura ci porta a dividere la realtà in opposti, così che il bene è tutto da una parte e il male è tutto dall'altra; e forse non ci manca la logica del "fariseismo" per la quale conta il formalismo del convenzionale (basta far vedere che siamo a posto!). Così ad esempio, l'andare a messa la Domenica diventa una tassa da pagare per mettersi a posto davanti a chi ci conosce, oltre che con Dio. La fede, però, è tutt'altra cosa: essa non chiede di sentirci "a posto" ma ci pone davanti ad una sfida e ad un rischio, ci presenta un Dio che ci impegna a cercarlo di continuo nel nostro quotidiano e, cercando Lui, a cercare anche la nostra personale strada per una vita buona: allora la vita morale non genera la preoccupazione di sentirci a posto, bensì ci interpella a fare scelte consapevoli, liberi e responsabili. Perciò si può dire con Dio non ci si può sentire mai del tutto "a posto!" il male ci può sempre contagiare, ci ammonisce S.Paolo "Chi sta in piedi stia attento che non vada a finire a terra" "Siate Santi, perché io il vostro Dio sono Santo", "Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli".
Con grande passione e amore pastorale vostro Padre Saverio.

Giovedì della II settimana di Pasqua
"Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero"
"La fecondità della Pasqua", invocata dalla colletta della messa di oggi, fa pensare ad un albero che matura i suoi frutti: chiediamo di poterli gustare "in ogni momento della vita".
Frutti della Pasqua sono il perdono dei peccati, il rinnovamento della coscienza, la speranza della vita eterna, la gioia della fraternità, la scoperta della paternità di Dio, il dono dello Spirito Santo.
Ma osserviamo che non solo una volta l'anno è Pasqua, ma ogni volta che si celebrano i Misteri di Dio, particolarmente l'Eucaristia. Gesù ucciso sulla croce è stato innalzato alla destra di Dio e costituito "Capo e Salvatore". Da Lui proviene "la grazia della conversione e il perdono dei peccati".
Gli apostoli, in comunione con lo Spirito Santo, attestano con vigore questo evento. Ma c'è chi non crede; chi si irrita all'udire questa testimonianza. È la tragedia dell'incredulità colpevole.
Gesù Cristo viene dal cielo: è il Figlio di Dio che si è fatto carne. Da Lui è annunciata la Parola di Dio ed è elargito lo Spirito Santo. Il Vangelo non è una semplice dottrina: il suo annuncio è accompagnato e confermato dal dono dello Spirito, da cui viene la vita. Ma questa, di fatto, è donata a chi crede. Chi colpevolmente rifiuta la fede non ha la vita, ma addensa sopra di se "l'ira di Dio", la condanna eterna.
Padre Saverio.
24
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Anche questa mattina ci svegliamo con le tante promesse che ci arrivano da chi ci governa e con l'annuncio del fatto epocale che passerà alla storia quello del Vertice dei capi di Stato. Tutti pronti a tirare la coperta dalla propria parte, senza badare a chi resta a piedi nudi o completamente scoperto.
Ho sentito da bambino parlare di un vicino di casa al quale gli erano stati amputati gli arti perché nella guerra di Russia era rimasto semi sepolto dalla neve e poi lo Stato, per dargli una possibilità di sopravvivenza, gli aveva concesso la gestione di un monopolio di Stato, una tabaccheria; lo chiamavano, ma non per disprezzarlo, ma per una connotazione ed una riconoscenza pietosa " 'u mitilato".
Fratelli non possiamo non commuoverci ed emozionarci dinanzi ai tanti mutilati, alle tragedie che ogni momento ci vengono propinate in tutti i canali televisivi, alle migliaia di malati e di morti. Dietro ogni storia, ogni sofferenza c'è una persona come me e come te, una famiglia come la mia e come la tua. Vivere la misericordia come una sfida permanente dinanzi alle sempre nuove povertà, equivale a cogliere l'inesauribile espressività della misericordia che permette a chiunque di sentire la vicinanza e la consolazione di Dio.
Emozionarci è segno di sensibilità, ma se dalle emozioni non passiamo alla conversione, tutto resta arido. Una sfida per restituire dignità a quanti ne sono privati rendendoli nudi e soli, privi del necessario per vivere e condurre un'esistenza umana degna di questo nome. È il "carattere sociale" della misericordia che consente un impegno nella Chiesa e nel mondo per trasformare e finalizzare tutto in vista del rinnovamento finale. Fratelli miei "questo è il tempo della misericordia" perché quello che stiamo vivendo possa concretamente restituire, allo stile di vita dei cristiani, la sua forza propulsiva di credibilità. Fratelli, vogliamo solo emozionarci senza convertirci? Vogliamo restare a guardare e forse a criticare quello che fanno gli altri rimanendo chiusi a difendere le nostre sicurezze?.
Ricordiamo che nella Chiesa nessuno può restare a guardare al balcone e nessuno è straniero. A noi che oggi attraversiamo il deserto viene chiesto, come al popolo di Dio, di guardare a Colui che è stato innalzato sulla croce perché possa attirare tutti a se con la forza del Suo amore e la testimonianza dei credenti. Fratelli miei, è certamente un momento propizio per la nostra vita e la vita della Chiesa, è tempo di conversione, della mia conversione, un cammino che ci deve portare a costruire una "cultura della misericordia" non in astratto ma percorrendo quotidianamente la "vita della misericordia". È una sollecitazione a non tenere solo per noi l'esperienza della misericordia, che ci sarebbe sterile, ma per farla partecipare e imprimere al prossimo futuro, una nota di speranza. Abbiamo iniziato il cammino verso la Pasqua con un messaggio in cui con il gesto esterno di ricevere le ceneri sul capo è stata chiesta la conversione dei cuori " Convertitevi e credete al Vangelo".
Con grande amore e passione pastorale vostro Padre Saverio.

Venerdì della II settimana di Pasqua
"Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"
Il "supplizio della croce" subito dal Figlio di Dio ci ha liberato "dal potere del nemico". Il nemico è il demonio e il consenso nostro al demonio è il peccato. Ma liberati da quel triste e orrendo potere, con la grazia Divina, possiamo ora aspettare la Gloria della Risurrezione; ad essa la Pasqua ci ha aperto il cuore. Gli apostoli sperimentano la gioia dell'oltraggio per amore del nome di Gesù. È l'amore che sostiene l'apostolo con la sua fatica e le sue sofferenze.
Questo vale sempre se manca l'amore, la testimonianza affievolisce e muore. Notiamo poi che il "lieto annuncio" è Gesù Cristo in persona, più che le sue stesse parole. Gesù nel deserto moltiplica i pani: il miracolo, compiuto nella vicinanza della Pasqua, presagisce l'Eucaristia, istituita nell'Ultima Cena come convito Pasquale del nuovo popolo di Dio, che ha fatto la Pasqua con Gesù ed è in viaggio verso la promessa, che è l'eternità. Mediatori del miracolo e distributori del pane sono i discepoli, in particolare gli apostoli, che con i loro successori saranno nella Chiesa i ministri dell'Eucaristia.
Padre Saverio
25
Aprile
Carissimi fratelli e sorelle, buongiorno!
Per la tradizione cristiana le opere di misericordia sono indicazioni precise che accompagnano e garantiscono il cammino del credente sulla via dell'amore. La tradizione a voluto distinguerle in: "corporali" e "spirituali".
OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI
- "_Dare da mangiare agli affamati_". La prima opera riguarda uno degli aspetti più drammatici della povertà. Nel mondo globalizzato dare da mangiare agli affamati riguarda, in modi e pesi diversi, le responsabilità di tutti: la solidarietà nel "villaggio globale" deve allargare il suo sguardo ad ogni uomo.
- "_Dare da bere agli assetati_". Gesù aveva sete quando chiese dell'acqua ad una donna straniera. Proprio l'altroieri nel cinquantesimo della giornata mondiale della Terra, giornata dedicata al rispetto della natura, mentre si faceva riferimento alla persona di Papa Francesco che con il "Laudato Sì" ci invita al rispetto della casa comune e a non sprecare acqua oltre ai propri bisogni e a farci attenti a non inquinare le falde attraverso una cattiva gestione; proprio il mercoledì scorso Francesco ci ricordava che la Terra non è un deposito da sfruttare e invitava i giovani a scendere in piazza per indicarci il rispetto della casa comune.
- "_Alloggiare i pellegrini_". Ospitare gli immigrati che vengono dal sud e dall'est del mondo, ospitare i profughi fuggiti da guerra e devastazioni, ospitare i rifugiati e tutti quelli che non hanno un tetto.
- "_Vestire gli ignudi_". L'uomo nudo è l'immagine del povero dei poveri come insegna la parabola del Buon samaritano, i cristiani siamo chiamati ad essere nuovi "albergatori" pronti ad alleviare i dolori di chi inciampa sulle strade di oggi.
- "_Visitare gli ammalati_". L'ammalato è un povero assimilato direttamente a Gesù Cristo crocifisso. Visitare un ammalato, un disabile è accogliere in noi una presenza di grazia che educa ed orienta la nostra fede troppo disincarnata.
- "_Visitare i carcerati_". Nella tradizione cristiana è ininterrotta la pratica della "visita ai reclusi": spesso è stata all'origine di riforme per una nuova e più umana condizione dei carcerati e delle carceri.
- "_Seppellire i morti_". La settima opera non è presente nei Vangeli, ma è stata aggiunta dalla pietà cristiana del Medioevo quando accadeva che per le epidemie rimanevano insepolti molti cadaveri. Oggi va ripensata in un mondo che nega la morte come educazione al senso cristiano del passaggio all'esistenza terrena.
OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALI
- "_Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportate pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti_". Ogni volta che si compie un gesto di carità materiale, occorre accompagnarlo e sorreggerlo con altrettanti atteggiamenti "immateriali" quelli che chiamiamo "opere spirituali". Le opere di misericordia sono sempre il modo con il quale i cristiani testimoniano il Vangelo di fronte alle sofferenze degli uomini. Chi sceglie la carità come senso della propria vita è cosciente di rispondere nell'unico modo possibile al dono dell'amore di Dio. Anche oggi la carità è la via più sicura per essere più vicini al Suo cuore misericordioso. Con l'augurio che il tempo che stiamo vivendo ci converta e ci aiuti a testimoniare l'essenza, il tutto della nostra vita, Dio amore. Vi abbraccio e vi auguro una vigilia domenicale piena di Dio.
Vostro Padre Saverio.

Sabato della II settimana di Pasqua
"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura"
La stupenda colletta della messa di oggi si rivolge al Padre, che ci ha donato il Salvatore e lo Spirito Santo, quindi ci ha resi partecipi dell'intimità della sua vita; siamo così diventati "figli d'adozione". Chiediamo quindi la libertà vera, non quella illusoria, e l'eredità dei figli, la vita eterna. Non sono parole vane: sono i grandi doni che i credenti ritrovano nella Chiesa. Anche nella Chiesa primitiva ci sono screzi e dissapori, non dobbiamo idealizzare, laddove ci sono degli uomini, ci sono limiti ed imperfezioni. Gli apostoli allora provvedono ma non in qualche modo, bensì scegliendo "sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza". I discepoli di Gesù non devono temere la tempesta quando Egli è vicino, bisogna accoglierlo: allora viene la bonaccia e si giunge presto alla riva. Quando siamo con Cristo Risorto la nostra vita, agiata o burrascosa che sia, non ha motivo di spavento e di terrore.
Egli ci fa arrivare sicuramente in porto.
Padre Saverio
26
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi terza Domenica di Pasqua, buona Domenica!
Quanto oggi mi manca la comunità, ma chi è il prete senza comunità. Ogni Domenica, celebrando l'Eucaristia, incontriamo il mistero Pasquale di Cristo morto e risorto. Oggi la Parola del Signore più che mai ci vuole tutti assieme, è indispensabile il nostro convenire domenicale che ci fa riconosce il Signore, solo se egli spezza il pane per noi. Non è un film che abbiamo visto, o un teatro dove gli spettatori vediamo ed ascoltiamo delle cose che ci fanno più o meno piacere, è la persona viva di Cristo che spezza il pane per noi e si offre al Padre e noi, tutti parte attiva a ricevere, caricarci di salvezza e di amore per tornare alla vita, alla realtà di ogni giorno con la certezza che Cristo ci ha parlato e si è dato a noi in cibo perché nessuno, in qualunque necessità, resti affamato e senza il dono della sua persona che si accompagna al nostro cammino. "Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro... sia, soprattutto, sotto le specie Eucaristiche. È presente con la sua virtù nei Sacramenti al punto che, quando uno battezza è Cristo stesso che Battezza".
È Cristo il protagonista delle nostre celebrazioni, è lui che agisce e opera, "perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo Sacerdote e del Suo corpo che è la Chiesa, è azione Sacra per eccellenza e nessun'altra azione della Chiesa ne eguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado" (S.C 7).
Il canto al Vangelo, oggi facendo riferimento alle parole dei discepoli di Emmaus, dice "Signore Gesù, facci comprendere le Scritture, arde il nostro cuore mentre ci parli"; capiamo allora fratelli, che è lui che ci parla. L'Evangeliario, il libro che raccoglie i quattro Vangeli: è un simbolo di Cristo morto e risorto per questo viene baciato dopo la lettura, perché riconosciamo la Sua presenza. Nelle nostre assemblee siamo convocati dalla Parola di Dio, sempre portata in Sant'Oliva solennemente in processione preceduta dai lumi, onorata con l'offerta dell'incenso. È possibile allora fratelli che il Signore ci vuole parlare e noi non ci siamo?
Ascoltando in questi giorni di quarantena ciascuno di voi, mi sento dire da voci diverse: mi mancano i miei nipoti, mi manca mia madre, mi maca mio padre, mi manca il mio fidanzato, mi mancano i miei nonni, mi mancano gli amici, mi mancano gli zii, mi manca la comunità. In tutto questo non parliamo di cose astratte, ma realissime. Molto più reale però è per noi la mancanza della Domenica, di Cristo, della comunità; anzi, tutte queste mancanze senza il "ti amo" che è solo di Dio, possono avere tutta la forza della passione, dell'affetto, del possesso fino alla follia ma non quello dell'amore autentico, poiché ogni amore senza Dio, mentre afferma e pronuncia il "ti amo", inconsciamente è espressione di un "ti amo" che ha sempre bisogno di dono, senza riserve e di gratuità assoluta, quella di Dio per essere vero. Ma chi siamo noi, dicevano i martiri di Abitene, senza la Domenica, ci manca tutto, ci manca la persona viva di Cristo, ci manca ogni nostro amore gratuito, ci manca il Cristo crocifisso e risorto che apre il nostro cuore all'intelligenza delle Scritture, ci manca il pane che sostiene il nostro cammino, ci manca tutta la manifestazione di Cristo per noi.
Buona Domenica fratelli! Non vi ho comunicato delle cose adatte a devotelli capace solo di accarezzare le orecchie, ma di una realtà assoluta e profondamente vera, perché l'amore o è vero e diventa motivo della nostra esistenza, o quando finge è la delusione più grande, è l'inutilità della vita.
Vi auguro oggi l'esultanza della veglia Pasquale e dell'amore di Dio che è per sempre.
Con grande amore Padre Saverio.

III Domenica di Pasqua
"Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?"
Il Cristo Risorto è sempre presente nella Chiesa, specialmente nei "Sacramenti Pasquali" cioè nell'Eucaristia. In essa noi lo riconosciamo come il Cristo crocifisso e risorto che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio nel mondo. Dopo lo stazio della passione sopportata per portare a compimento il piano divino, misterioso e salvifico, Gesù è risuscitato dal Padre, così, quello che era apparso un fallimento, risulta una riuscita, che è il fondamento della nostra speranza. La fine con Cristo diventa il fine, quella che sembrava una sconfitta diventa un trionfo, l'attesa della liberazione d'Israele diventa liberazione dalla morte. Siamo stati liberati dal peccato con un prezzo altissimo, impensabile: il sangue di Gesù. Ne proviene che siamo stati amati con un amore davvero grande, immenso se il figlio di Dio ha dato la vita per noi. I discepoli di Emmaus sono guidati da Gesù a rileggere la Scrittura e a trovarvi che la passione sopportata dal Signore, per entrare nella gloria, non è stato un incidente imprevisto e contrario al disegno di Dio, ma ne è stato il compimento. Osserviamo poi che Gesù riconosciuto alla frazione del pane, all'Eucaristia: là è avvertita la Sua presenza e la sua compagnia.
Padre Saverio.
27
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Con quale affetto, sensibilità trepidazione e amore ognuno di noi guarda i giovani e i genitori sospirano i propri figli. In parrocchia, sottolineando l'attenzione di tutte le nostre famiglie, ognuno di noi è custode dei propri figli e di quelli degli altri e perciò possiamo chiamarli i nostri figli.
La Chiesa volge lo sguardo a tutti i giovani del mondo. Prendano con coraggio in mano la propria vita, mirino alle cose più belle e più profonde e conservino sempre un cuore libero. Un'attenzione particolare, in questo tempo di Coronavirus, Papa Francesco l'ha riservato ai giovani. Li ha attenzionati nel tempo e nella stagione del loro lavoro e del tempo di raccolta, quello degli esami di fine anno. Il Papa ha invitato a pregare per gli insegnati, gli studenti e il mondo della scuola, ora chiamato ad inventarsi. In mezzo a tante difficoltà, gesti d'amore, tempo senza calcolo, mezzi idonei perché online e in videoconferenza si possa rispondere a quello che è il tempo più prezioso per i giovani: quello dedicato all'educazione del cuore e della mente. "Come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (LC 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell'amore". Abbiamo il dovere di aiutare i giovani verso una rinnovata coscienza di identità "Chi sono?". Questa domanda fa spazio all'altro e spinge verso la relazione che, nella prospettiva di fede, si chiama fraternità, solidarietà, comunione. Insomma camminare insieme è divertente gradualmente ciò che si è: il cammino è la meta. Accompagnare i giovani e guardarli con gli occhi e con il cuore è uno sforzo di presentare la vocazione, la scelta di vita, non come un destino prefissato, un compito da svolgere, un copione già scritto, da accettare scoprendo come essere buoni esecutori. Dio prende sul serio la libertà che ha donato agli esseri umani e rispondere alla Sua chiamata è un impegno che esige lavoro, fantasia, disponibilità a procedere anche per tentativi. In questo senso è decivo intendere bene "la volonta di Dio": quando Dio chiede non vuole avere ma donare. Perciò Sant'Agostino pregava: "Signore donami ciò che chiedi e poi chiedi ciò che vuoi".
Quello dell'insegnante e dell'educatore è un compito estremamente delicato e prezioso: insegnare, da
"signum dare" dare un segno, accendere una luce visibile e chiara perché ognuno possa poi liberamente e con sicurezza seguire l'indicazione data, educare da " educere" tirare fuori, ognuno di noi è un capolavoro unico.
Compito dell'educatore non è quello di imbottire, ma tirare fuori dalla personalità di ognuno la ricchezza e l'unicità che porta dentro. Alla retta testimonianza, alla genuina paternità e maternità, la comunità cristiana nel suo insieme, attraverso le reti di relazioni che genera, è chiamata a proporre uno stile di vita e affiancare mettendosi in cammino e "ognuno per la sua via".
Cari fratelli, i giovani non sono una realtà da considerare a parte, fuori della comunità, non sono un problema, ma una ricchezza. L'accompagnamento, lo stile e la presenza di una comunità che c'è, diventa uno strumento chiave per permettere una reale personalizzazione e un percorso formativo che i giovani mostrano di apprezzare, mentre trovano mortificanti proposte standardizzate. Il giovane per natura ama ed esalta la vita e perciò non ha bisogno di regole da imparare, ma di vita vissuta, di testimonianza di Chiesa e di famiglia dove immergersi e cogliere il meglio. Sono venuti i tempi in cui, diceva San Giovanni Paolo VI, "non si dovrebbero più scrivere vite di singoli Santi ma vite di comunità" ed aggiungeva "la nostra società non ha bisogno di maestri ma di testimoni".
Cari giovani ci vogliamo essere ed abbiamo fiducia in voi. Voi provate ad avvicinarvi perché la nostra comunità vi ama ed ha fiducia in voi.
Con amore vostro Padre Saverio.

Lunedì della III settimana di Pasqua
"Voi mi cercate non perché avete visto dei segni,
ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati."
Nel Signore Risorto l'umanità è riportata alla speranza eterna, spentasi a motivo del peccato. L'avvenimento della Pasqua tocca tutti gli uomini, che in Gesù, trovano il senso compiuto della loro esistenza. Questa speranza cresce ogni volta che celebriamo e riceviamo il "Sacramento della Salvezza", l'Eucaristia, dove la Pasqua di Gesù si riattualizza e diventa efficace. Opera in Stefano la forza, la grazia e il potere di Gesù Risorto. Gesù è il nuovo luogo Sacro, il compimento delle antiche tradizioni. La testimonianza coraggiosa e chiara di Stefano, non suscita accoglienza ma reazioni. È il terribile mistero della nostra libertà che si può opporre all'annuncio del Vangelo. È facile e spontaneo seguire Gesù che ha moltiplicato i pani, che sono però un "cibo che perisce". Il cibo che invece dura per la vita eterna è quello dato da Gesù Cristo; anzi è Gesù Cristo stesso, che si tratta di accogliere nella fede, chi crede già assimila Gesù come Pane di Vita.
Padre Saverio
28
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Mentre stiamo aspettando misure che ci consentano un parziale ritorno alla quotidianità e dopo avere riletto la prolungata riflessione dell'enciclica di Papa Francesco "Laudato sì" sulla "cura della casa comune" che lui definisce gioiosa e drammatica insieme desidero condividere una preghiera che il Papa propone a quanti credono in un Dio creatore onnipotente.
Preghiera per la nostra Terra
Dio onnipotente,
che sei presente in tutto l'universo
e nella più piccola delle tue creature,
tu che circondi con la tua tenerezza
tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura
della vita e della bellezza.
Inondaci di pace,
perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri,
aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita,
affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo la bellezza e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa,
a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature
nel nostro cammino verso la luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l'amore e la pace.
Tutti impegnati per la cura della casa.
Vi abbraccio, vostro Padre Saverio

Martedì della III settimana di Pasqua
"Non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo"
Nel Battesimo, dove ha operato la Pasqua di Gesù, abbiamo ricevuto una grazia, che deve crescere. Aumenterà il distacco dal peccato, la liberazione interiore e così potremo ereditare i beni promessi, cioè la vita eterna, cui Dio ci ha aperto l'ingresso proprio a partire dal lavacro che ci ha resi suoi figli.
Stefano, con la lucidità e la forza che gli provengono dallo Spirito Santo, esprime un giudizio rigoroso e pertinente su quanti hanno messo a morte Gesù. La chiusura del cuore e il tradimento del resto hanno accompagnato tutta la storia del popolo di Dio. Il santo diacono non teme la reazione e la lapidazione: sostenuto dalla fede e dalla visione di Gesù risorto, rinnova in se la passione e l'atteggiamento di perdono del Crocifisso.
La manna non fu che un anticipo, un annuncio del vero pane del cielo.
Questi è Gesù, e viene dato dal Padre, come fonte di vita per gli uomini. Il grande prodigio, che la fede sa cogliere e ammirare, è Lui.
Padre Saverio.
29
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
La riflessione prolungata, gioiosa e drammatica insieme che Papa Francesco ci aiuta a fare con la "lettera enciclica sulla cura della casa comune" ci propone una preghiera che possiamo condividere con tutti quanti crediamo in un Dio creatore onnipotente, ma poi rivolgendosi direttamente ai cristiani chiede che sappiamo assumere gli impegni verso il creato che il Vangelo di Gesù ci propone.
Dio, che ci chiama alla dedizione generosa e a dare tutto, ci offre le forze e la luce di cui abbiamo bisogno per andare avanti. Nel cuore di questo mondo rimane sempre presente il Signore della vita che ci ama tanto. Egli non ci abbandona, non ci lascia soli, perché si è unito definitivamente con la nostra terra, e il suo amore ci conduce sempre a trovare nuove strade. A Lui sia lode!
Preghiera cristiana con il creato
Ti lodiamo, Padre, con tutte le tue creature,
che sono uscite dalla tua mano potente.
Sono tue, e sono colme della tua presenza
e della tua tenerezza.
Laudato si’!
Figlio di Dio, Gesù,
da te sono state create tutte le cose.
Hai preso forma nel seno materno di Maria,
ti sei fatto parte di questa terra,
e hai guardato questo mondo con occhi umani.
Oggi sei vivo in ogni creatura
con la tua gloria di risorto.
Laudato si’!
Spirito Santo, che con la tua luce
orienti questo mondo verso l’amore del Padre
e accompagni il gemito della creazione,
tu pure vivi nei nostri cuori
per spingerci al bene.
Laudato si’!
Signore Dio, Uno e Trino,
comunità stupenda di amore infinito,
insegnaci a contemplarti
nella bellezza dell’universo,
dove tutto ci parla di te.
Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine
per ogni essere che hai creato.
Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti
con tutto ciò che esiste.
Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo affetto
per tutti gli esseri di questa terra,
perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te.
Illumina i padroni del potere e del denaro
perché non cadano nel peccato dell’indifferenza,
amino il bene comune, promuovano i deboli,
e abbiano cura di questo mondo che abitiamo.
I poveri e la terra stanno gridando:
Signore, prendi noi col tuo potere e la tua luce,
per proteggere ogni vita,
per preparare un futuro migliore,
affinché venga il tuo Regno
di giustizia, di pace, di amore e di bellezza.
Laudato si’!
Amen.
Le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questa giornata non ci tolgano la gioia della speranza.
Buongiorno, vostro Padre Saverio.

Mercoledì della III settimana di Pasqua
"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro"
La Pasqua di Gesù, nuovamente presente nei sacramenti e soprattutto nell'Eucaristia, è la sorgente inesauribile della gioia cristiana: una gioia che non ha la precarietà che possiamo provare nell'esistenza di ogni giorno. La gioia per la salvezza non si offusca e non tramonta più. A condizione certo di aver capito la Pasqua e la sua incessante azione nella Chiesa.
La persecuzione non mortifica l'annunzio della parola di Dio. Al contrario: la dispersione che essa provoca è occasione per la diffusione della parola di Dio e della predicazione di Cristo, per l'ascolto della fede, il rinnovarsi dei miracoli del Signore, la gioia evangelica. Chi vede il Figlio di Dio - ossia chi lo riconosce e accoglie mediate la fede - ha la vita eterna e quindi la risurrezione nell'ultimo giorno. La fede è una comunione reale e efficace con Cristo; è già una manducazione del Signore pane di vita, un attingere a lui come sorgente che disseta, mediante lo Spirito.
Padre Saverio
30
Aprile
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Ieri mentre ero in Chiesa davanti a Gesù Sacramentato, e pensando a tutto il bisogno che sentiamo di trasmetterci i messaggi, pie esortazioni, devozioni, immagini bellissime di speranza, di prospettive di vita nuova, ho riflettuto su una realtà che da sempre mi assilla. Quante di queste belle comunicazioni che ci facciamo attingono, si nutrono ed hanno origine dalla Parola di Dio? Quanto approfondimento stiamo facendo della Bibbia, o almeno del Vangelo, sapendo che Dio ci parla veramente?.
Continuiamo a dire: mi manchi, mi manca questo, mi manca quello, mi manca la comunità. Ma la parola di Dio è relazione, è Dio che ci parla veramente. Penso se la Bibbia e il Vangelo sono la lettera d'amore che Dio ha scritto per noi e noi non la leggiamo, non ascoltiamo, ma non è una pazzia? È concepibile che un innamorato scriva una lettera d'amore alla persona che ama e la lettera non viene letta?. È uguale a dire: non mi interessa niente di te e di quello che tu mi scrivi.
Il termine Vangelo, dal greco "euanghélion", significa lieta notizia. Nel momento in cui abbiamo particolare bisogno di notizie vere, di prima mano, le sole a cui abbiamo diritto ad attingere, possiamo creare confusione, trasmetterci sentito dire, sentimentalismi o quello che pare giusto a me a prescindere dalle esigenze della Parola di Dio. Quando conveniamo comunitariamente, siamo sempre convocati dalla Parola di Dio. Nella nostra parrocchia, in ogni celebrazione, ci raduna sempre preceduta dai lumi e dall'incenso, la Parola di Dio viene proclamata solennemente e poi, magari dopo la proclamazione, rispondiamo "Rendiamo grazie a Dio" "Lode a te o Cristo" e cantiamo anche l'alleluia.
Ma abbiamo la convinzione che si ringrazia quando si riconosce e si accetta un dono?. Il Signore ci parla nelle nostre assemblee e noi magari distratti non ascoltiamo, arriviamo con ritardo disturbando alla ricerca di un posto salutando amici e parenti anche a distanza etc..
Ci diceva il Vescovo Monsignor Amoroso: se uno arriva con ritardo in Chiesa e si sta proclamando la parola di Dio, deve restare come "fulminato" alla porta aspettando che si concluda la proclamazione.
Io mi rendo conto che quello che vi sto dicendo non è un punto di partenza ma un difficilissimo punto di arrivo perché, per tanti, se non c'è formazione, parliamo di fisime di qualche prete che ci opprime e non ci lascia liberi di fare come vogliamo e di trasmettere quello che ci pare e piace senza limiti e costrizioni.
Molte volte si è convinti che si possa agire senza riferimenti alla fonte e che tutto quello che crea devozione, sentimento, emozione e passa per la nostra testa, va fatto e trasmesso. Non possiamo agire senza regole o indicazioni dateci dal magistero o di chi è ufficialmente preposto all'annuncio e alla spiegazione. Ogni Domenica la Parola di Dio viene proclamata nella comunità cristiana perché il giorno del Signore sia illuminato dalla luce che proclama il mistero Pasquale. Nella celebrazione eucaristica si partecipa a un vero dialogo tra Dio e il suo popolo. Nella proclamazione delle Letture bibliche, infatti, si ripercorre la storia della nostra salvezza attraverso l'incessante opera di misericordia che viene annunciata. Dio parla ancora oggi con noi come ad amici, si "intrattiene" con noi per donarci la sua compagnia e mostrarci il sentiero della vita. La sua parola si fa interprete delle nostre richieste e preoccupazioni ed è una risposta feconda perché possiamo sperimentare concretamente la sua vicinanza. E poi "l'omelia", che vi assicuro cerco di preparare sempre, ma con tutti i limiti di ogni mezzo di trasmissione, dove "la verità si accompagna alla bellezza e al bene", per fare vibrare il cuore dei credenti dinanzi alla grandezza dell'Eucaristia.
Ho bisogno della vostra preghiera, della vostra sensibilità, della vostra pazienza e della vostra comprensione perché l'omelia sarà tanto più fruttuosa, quanto più il sacerdote avrà sperimentato su di se la bontà e la misericordia del Signore. Comunicare la certezza che Dio ci ama non è un esercizio retorico, ma condizione di credibilità del proprio sacerdozio. Vivere, quindi, la misericordia è la via maestra per farla diventare un vero annuncio di consolazione e di conversione della vita pastorale. L'omelia, come pure la catechesi, hanno sempre bisogno di essere sostenute da questo cuore pulsante della vita cristiana. Mettiamoci tutti in ascolto. L'unico maestro Gesù!. Noi non abbiamo né altri signori né altri maestri.
Vi voglio bene, spero di darvi sempre cose buone: la Parola di Dio, la sola che ci cambia il cuore, ci converte e ci salva.
A cuore grande il vostro parroco Padre Saverio.

Giovedì della III settimana di Pasqua
"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo"
I giorni pasquali hanno rivelato la "grandezza dell'amore" che li ha suscitati: Cristo è morto ed è Risorto a motivo della sua carità per gli uomini. Egli è il dono che il Padre ci ha fatto. Nella colletta della messa di oggi chiediamo di accogliere "pienamente" questo dono, così da essere intimamente sciolti dalla relazione con il male e aderire, non solo con l'intenzione e il proposito, ma con la vita alla Parola di Dio, che è Gesù stesso. Gesù nella sua passione è il servo di Dio di cui parla Isaia. L'etiope se ne rende conto grazie alla spiegazione di Filippo. Ma non solo se ne rende conto: aderisce all'annuncio della buona novella di Gesù e all'adesione segue il battesimo nell'acqua e nello spirito. Occorre sapere incontrare Gesù nelle Scritture, per poi unirsi a lui nella fede e nella vita. Chi crede, riceve Cristo "Pane vivo disceso dal cielo", riceve la sua carne data in sacrificio per la vita del mondo e quindi riceve la vita che preserva dalla morte. Riceviamo con fede l'Eucaristia. È la fede la prima condizione per prendere parte alla mensa del Signore, per stabilire un'intimità con Gesù il cui mistero è quello di essere il Figlio di Dio, inviato dal Padre.
Padre Saverio