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LA PAROLA DEL GIORNO

Venerdì della terza settimana di Quaresima

 

 

 

 

 

 

 

 

 <<"Amerai il tuo prossimo come te stesso".

Non c'è altro comandamento più grande di questi>>

Non c’è nessuno come te in cielo, Signore, perché sei grande e compi meraviglie: tu solo sei Dio

Il nostro cammino verso la Pasqua è contrassegnato dai richiami alle esigenze del nostro battesimo. 
Noi apparteniamo all’unico Signore. 
Tante forze ci sottraggono a quella totalità di amore che è

la radicale risposta all’unica signoria del Cristo. 
Tutti, almeno una volta in vita, dovremmo avere il coraggio di chiederci

cos’è che conta di più fare nella vita. 
Oggi il Signore ci dice che ciò che conta di più nella vita è

tenere insieme l’amore di Dio e quello per il fratello che ci è accanto. 
Separare queste due priorità ci porta a sbattere contro il muro dell’infelicità. 
Usare Dio, anzi dire di amarlo, per non prenderci responsabilità nei confronti degli altri

significa non amare nessuno e mettersi una maschera per coprire un immenso vuoto. 
Così quando si esclude Dio per amare gli altri significa idolatrare il prossimo

fino a farlo diventare il Dio della nostra vita. 
Nel battesimo abbiamo rinunciato a Satana, alle sue opere, alle sue seduzioni. 
Il rinnovamento quaresimale si pone così non più in una visuale precettistica, ma vitale. 
Il Vangelo oggi ci dice che vita e culto non sono due realtà indipendenti,

ma l’una e l’altra si risolvono nell’amore. 
Rinnoviamo l’impegno di fare dell’offerta spirituale di noi stessi, la liturgia della nostra vita. 
<<Amare Dio e amare il prossimo vale più di tutti gli olocausti e tutti i sacrifici>>. 
P. Saverio

20

Marzo
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Sabato della terza settimana di Quaresima

 

 

 

 

 

 

 

 

"Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato"

Al termine di questa terza settimana battesimale siamo chiamati a chiederci se la nostra coscienza si è messa in questione da provocare un cambiamento di mentalità per conformarci a Cristo come in maniera pressante e instancabile ci chiede oggi la Parola di Dio. 
La contrapposizione che fa il profeta Osea ci pone il problema di una cristianità che produce fedeli esecutori di riti senza essere stati evangelizzati. 
Non possiamo confondere la nostra religiosità con l’aumento della nostra superbia perché tanto più cresciamo nella vita di fede tanto più dovremmo considerarci dei miseri bisognosi

della Misericordia di Dio. 
Più ipotizziamo il male degli altri più cresciamo in superbia noi. 
L’opera della Misericordia di Dio agisce solo se trova un cuore affranto, fiaccato,

contrito (cfr salmo 50,19) che richiama il cuore aperto di Cristo su alla croce (Gv 19,34)

diventato segno sacramentale di riconciliazione. 
La nostra sufficienza dinanzi a Dio e la nostra arroganza davanti agli altri

non ci può dare la libertà di cuore. 
Nel battesimo abbiamo acquistato la dignità di figli di Dio. 
Congediamoci oggi dalla nostra assemblea convinti che non si può ricevere invano

la Misericordia di Dio che stiamo invocando sui terribili mali che ci affliggono. 
P. Saverio

21

Marzo
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IV Domenica di Quaresima - Domenica Laetare

 

 

 

 

 

 

 

 

"Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite:

Noi vediamo, il vostro peccato rimane"

Oggi quarta domenica di Quaresima: la Comunità celebra il “Giorno del Signore”. 

 

La nostra Comunità celebra l’Eucaristia presieduta dal parroco, come di consueto alle 10:15:

“Sine Dominica non sumus”. 

La “Domenica Laetare” cade insieme all’inizio della primavera. 

Teniamoci uniti, “unanimi”: il mio desiderio di sempre è quello di essere uniti ma più che mai ora. 

Nelle nostre famiglie oggi: luce, gioia, speranza, case ornate a festa. 

<<Alziamo il capo, la nostra salvezza è vicina>>. 

"Il Signore sia con voi"

Accendiamo gradualmente quattro candele: è l’atto penitenziale in famiglia. 

 

Signore pietà:      Alla luce dell’episodio di Davide, si può dare particolare risalto ai membri più                                           giovani della comunità. 

Cristo pietà:        I pregiudizi e le esemplificazioni con chi guardiamo agli altri sono la cecità che oggi                                  chiediamo al Signore di guarire. 

Signore pietà:    Il cieco nato è andato a lavarsi come Gesù gli aveva comandato. Dio non si ferma alle                              apparenza, guarda il cuore e ci difende da ogni male, dagli accusatori e dai nemici.                                    <<Ero cieco e ora ci vedo. Mi ha aperto gli occhi...>>

Preghiamo

 

Signore il mondo ha bisogno della tua luce. Apri gli occhi del nostro cuore e fai conoscere la tua salvezza a tutti quelli che cercano delle ragioni per sperare e per vivere. Tu ci ami per i secoli dei secoli. 

 

Ascoltiamo la Parola di Dio

 

Prima lettura 

Dal primo libro di Samuele
1Sam 16,1b.4.6-7.10-13

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

Parola di Dio

Salmo responsoriale 

Dal Sal 22 (23)

R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia. R. 

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. R.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.R.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.

Seconda lettura 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 5,8-14
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
Parola di Dio

Acclamzaione al Vangelo

Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita. (Cfr. Gv 8,12)

Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

 

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 9,1-41 (forma breve 9,1.6-9.13-17.34-38)

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e làvati!. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

Parola del Signore.

 

Comportamenti da figli della luce:

I bisogni dell’uomo, fisici e spirituali sono tanti: mentre domenica scorsa il simbolo di questi bisogni era l’acqua, oggi il simbolo che ne diventa espressione è la luce. 

Così la guarigione di un uomo cieco dalla nascita, descritta nel Vangelo odierno, si fa immagine del nostro cammino interiore di fede. 

Credere da cristiani è cercare ed accettare la luce di Gesù nella nostra quotidianità, una scelta mai scontata e non può mai farci sentire definitivamente “a posto”. 

Perciò chiede di tradursi in un comportamento di figli di questa luce ricevuta in dono fin dal battesimo. Non possiamo dunque adeguarci al pensiero unico del mondo che prescinde dalla lice si Cristo. 

Di un nuovo modo di “vedere” parla il Vangelo: il cieco nato che riacquista la vista diventa capace di vedere Gesù con occhi diversi da quelli biologici, poiché vede in lui la rivelazione di Dio.

Il racconto è per noi una testimonianza e un invito ad una lettura più profonda del significato di Gesù anche nella nostra vita.

Andare in profondità è anche il messaggio della prima lettura: mentre noi ci accontentiamo spesso di vivere alla superficie.

Il Signore non guarda le apparenze, ma il cuore. Questo criterio può diventare un orientamento per la nostra vita nello Spirito.

Sempre che abbiamo il coraggio di affidarci a Cristo perché ci illumini, come ci esorta la seconda lettura.

 

Al Padre nostro:   con il battesimo siamo diventati figli della luce. Ma non è sempre facile riconoscere e                                   comprendere la volontà di Dio, collaborare al suo disegno di salvezza. 

                                Per questo osiamo dire: 

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male.

 

Scambiamoci il dono della pace

 

Facciamo la comunione spirituale

Gesù mio, 

io credo che sei realmente presente 

nel Santissimo Sacramento.

 

Ti amo sopra ogni cosa 

e ti desidero nell' anima mia. 

 

Poiché ora non posso riceverti 

sacramentalmente, 
vieni almeno spiritualmente 

nel mio cuore.

 

Come già venuto, 

io ti abbraccio e tutto mi unisco a te;

non permettere che mi abbia mai 

a separare da te.

 

La messa è finita, restiamo in pace e testimoniate Dio con la vostra vita.

 

Oggi per noi è un giorno di consolazione: la nostra speranza non andrà delusa.

Gesù è venuto ad illuminare la nostra morte, a liberarci del fardello del nostro peccato. Con lui nulla rimane nelle tenebre. Egli purifichi il nostro sguardo e ci conduca sui passi di Gesù, verso la risurrezione

 
P. Saverio

La messa è finita.
Il Signore sia la nostra luce e la  nostra gioia.
Oggi tutte le nostre le luci accese!
A pagina 57 del mio libro per i parrocchiani cerco di speghiare il significato della luce e delle luci.
Durante la celebrazione della messa di oggi, eravate tutti qui davanti ai miei occhi e vi ho visto scattare in piedi e dire: "Annunciamo la tua morte Signore e proclamiamo la tua resurrezione nell'attesa della tua venuta".

E quando alzando il corpo e il sangue del Signore ho cantato: "Per Cristo, con Cristo ed in Cristo..." offrendo la morte e gli enormi sacrifici di tanti fratelli e oggi anche dei terremotati della Croazia ho sentito forte la vostra convinta risposta. AMEN. Signore tu sai tutto.

Pace, gioia, amore nel mondo e in ognuna delle nostre famiglie sia la luce che ci viene da Dio ad illuminare la nostra vita.

L'amore ha sempre bisogno di guardare negli occhi. L'amore non è né verticale né orizzontale, ma circolare e quando c'è ritorna sempre.

I sentimenti non hanno scadenze e si possono sempre esprimere. L'amore può tutto! 

Buon pranzo. p. Saverio.

22

Marzo
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Lunedì della IV settimana di Quaresima

 

 

 

 

 

 

 

 

"Se non vedete segni e prodigi, voi non credete"

Carissimi,

come leggete sul nostro programma quaresimale, oggi andiamo in pellegrinaggio all’”Annunziata” in preparazione alla solennità del 25 prossimo.

Facciamolo tutti in maniera virtuale.

Questa nostra chiesa dell’Annunziata che ci è cara e che il “comitato parrocchiale” ha reso fruibilissima al punto che vede tanti nostri grandi momenti di preghiera, di formazione, di aggregazione, di svago, di cultura, oggi ci aiuti a rivolgerci a Maria e dire con le sue parole: <<Avvenga di me, secondo quello che tu hai detto>>.

Da oggi ascolteremo nelle messe feriali, il Vangelo di Giovanni, il grande testimone della drammatica vicenda di Gesù.

L’annuncio in piena quaresima della novità pasquale è sempre una speranza di un mondo migliore a cui saremo chiamati a collaborare: anzitutto con una fede illuminata; e poi con un impegno a dare un supplemento d’anima a tutte le iniziative e strutture della vita sociale.

I cristiani in questo momento siamo i primi a fare tutto quello che possiamo nel sociale e la nostra Comunità con i “delegati” Caritas, non si ferma. Non manchi l’apporto di tutti.

La liturgia con il profeta Isaia prospetta al popolo di Dio il ritorno in patria dopo l’esilio.

è l’annuncio della novità pasquale , che potrebbe apparire utopia se non fosse fondata sulla potenza del Risorto, germe di rinnovamento di tutta l’umanità: le immagini bibliche (scomparsa del dolore, longevità, uso dei beni) indicano quella pienezza di vita che solo Dio può dare.

Viviamo in un mondo che sembra essere collegato solo alle prospettive del progresso scientifico e tecnologico del futuro.

Stiamo constatando, sbattendoci la faccia, che l’uomo ha bisogno di rinnovamento interiore per non essere vittima del suo stesso progresso materiale.

Nel Vangelo Gesù guarisce il figlio dell’ufficiale regio. Il miracolo di Gesù è già un segno della nuova creazione preannunciata dal profeta nella prima lettura.

Il Signore sta creando, per mezzo della sua grazia, una novità di trasfigurazione attuata dalla Pasqua del Signore già fin d’ora, se però ci lasciamo invadere dalla sua potenza salvifica.

Questo è il fondamento del vero ottimismo cristiano, proiettato verso il futuro di Dio che è lo stesso futuro dell’uomo.

Mettiamoci in cammino, dopo avere oggi ascoltato la parola del Signore. Questo l’atteggiamento che dobbiamo fare nostro per riconoscere poi l’ora in cui il Signore agirà.

la sfiducia è frutto di superficialità e di poca fede. La vera fede è un atto di fiducioso abbandono in Colui che non delude.

Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle promesse così consolanti della Parola di Dio sul nostro presente e sul nostro futuro.

La Madonna Annunziata ci infonda il coraggio di dire come Lei: <<Avvenga di me secondo la tua Parola>>  

23

Marzo
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Martedì della IV settimana di Quaresima

 

 

 

 

 

 

 

 

"Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio"

I racconti del Vangelo di Giovanni hanno il valore simbolico di richiamarci nuovamente ad attingere alle sorgenti vive del nostro essere cristiani. Il tema dell’acqua, già preannunciato dai profeti, è sempre una evocazione battesimale; e battesimo significa: fede autentica, purificazione dai nostri peccati, rigenerazione ad una vita nuova e partecipazione al dramma di persecuzione e di lotta scatenata dalle potenze del male.  
La grande visione di Ezechiele con le immagini del grande fiume scaturito dal tempio di Dio e dalla roccia del monte Sion, evocatrice della roccia del deserto dalla quale era sgorgata l’acqua per il popolo dell’esodo, è una profezia del tempo messianico. (Il messaggio scolpito sull’altare della nostra Chiesa ci da proprio questa indicazione: “La salvezza, come un fiume, arriva a tutti”).
Abbiamo k grande ricchezza di potere sempre attingere alla salvezza vivendo in comunione col Cristo, purificando ancor più la nostra fede perche da piccolo ruscello si dilati in un fiume. 
<<Qualcuno ha sete, venga a me e beva; colui che crede in me, fiumi di acqua viva scaturiranno dal suo seno>> (Gv 7,37-38)
Oggi il Vangelo ci racconta di un paralitico che non ha nessuno che lo aiuti ad entrare nella piscina perché guarisce solo chi entra per primo. 
È inevitabile una sorta di guerra tra disperati. 
Vedo in questo uno spaccato dei nostri ospedali di oggi a causa del coronavirus. 
Il paralitico del Vangelo dice a Gesù: <<Non ho nessuno che mi immerga; mentre sto per entrarvi qualche altro scende prima di me>>
Grazie, grazie, grazie ai medici, agli infermieri, a tutto il personale ospedaliero. Grazie alle forze dell’ordine. Grazie alle autorità. Grazie a quanti a nome di tutti nella nostra parrocchia stanno continuando ad aiutare i più bisognosi con l’azione Caritas. 
Facciamoci presenti per sovvenire ai tanti bisogni perché nessuno possa dire:<<io non ho trovato nessuno...>>
La fede non serve a trovare colpevoli e ad analizzare cause. Gesù non si lascia fermare da nessuno e da niente e supera ostacoli per aiutare e lo fa andando in giro di sabato e non si ferma neppure dinanzi alla tregua del settimo giorno che la Genesi indica come giorno di riposo. 
Non si può essere fedeli alla realtà del proprio battesimo senza accettare di essere sempre guariti dalle nostre paralisi di bene. 
Ognuno di noi partecipa ad una missione per gli altri. 
Ognuno di noi deve uscire da ogni passiva rassegnazione. 
Mentre oggi chiediamo al Signore che ci liberi dal terribile male del coronavirus, cogliamo il messaggio del ritorno della nostra vita quotidiana col Cristo dal quale invochiamo e attingiamo guarigione e speranza per sentirci come persone inviate a salvezza dei nostri fratelli. 
P. Saverio 

24

Marzo
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Mercoledì della IV settimana di Quaresima
Annunciazione del Signore

 

 

 

 

 

 

 

 

"...nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse:

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»"

Il Verbo di Dio si fa uomo nel grembo di Maria. Ella però prima lo accoglie nella fede; poi, grazie all’azione dello Spirito Santo, lo concepisce e <<con ineffabile amore>> lo porta nel grembo. 
Oggi celebriamo la fede di Maria e l’opera dello Spirito. Celebriamo la Grazia, ossia la gratuità dell’amore. 
Oggi, la solennità dell’Annunciazione, sembra stridere con i temi quaresimali della passione e morte del Signore. 
Assolutamente non è così, perché la Festa dell’Annunciazione è la radice più vera della Pasqua. 
Gesù non ci ha salvati a partire dagli ultimi giorni della sua vita terrena, ma dal primo istante in cui è entrato nella storia. Questo ingresso nella storia è avvenuto attraverso la libertà della Vergine Maria e poi attraverso il suo grembo. 
Dio vincola la sua onnipotenza alla libertà dell’uomo.

La storia della salvezza si intreccia con la libertà di ognuno di noi. 
Oggi celebriamo la prima concreta alleanza tra la grazia di Dio e l’umanità. 
Sant’Agostino ci ammaestra: “chi ti ha creato senza di te, non ti può salvare senza di te”.

Maria è la protagonista dell’inizio della nuova alleanza. 
La libertà di Maria è ciò che rende possibile tutto il resto. 
La pagina del Vangelo di Luca di oggi è come la cartina di tornasole che ci deve fare chiedere a che punto è la nostra vita. 
La vita, per il Cristiano, non è la somma dei fatti che ci sono successi, ma la somma delle scelte, dei nostri “si” e dei nostri “eccomi”. 
Quante volte, interpellati dalla vita o provocati dalla storia abbiamo saputo come Maria dire “eccomi”. 

 

<<Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua Parola>>. 


Il male non è semplicemente fare scelte sbagliate, ma è innanzitutto non fare mai della scelte. 
Questo avviene perché non sempre ci sentiamo pronti, non sempre comprendiamo tutto, non sempre abbiamo sotto controllo le situazioni. 
La Madonna che si è trovata in questa situazione, ha capito che nella vita ciò che più conta non sono le assicurazioni, ma il rischio della libertà. 
Celebrare l’Annunciazione significa prendere coscienza del rischio quando decidiamo qualcosa.

La scelta ci viene indicata da Gesù, dal suo “si” alla volontà del Padre, dall’averci insegnato a pregare con la preghiera fondamentale del cristiano: <<Sia fatta la tua volontà>>.
Oggi il Papa desidera che con una catena di amore nel mondo ci uniamo tutti in preghiera. Assieme oggi con il Papa alle 12:00 recitiamo la preghiera del “Padre nostro”. 
Come ogni giorno, oggi alle 11:30 celebro la Santa Messa portandovi tutti all’altare ed alle 12:00 mi reco dinanzi alla bellissima statua dell’Annunciazione che abbiamo nella nostra Chiesa ed assieme al Papa, con ognuno di voi, con la mia amatissima Comunità, pregherò: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male."
P. Saverio 

 


Oggi 25 marzo Annunciazione del Signore, la nostra Comunità di Sant’Oliva è grata

per aver dato al Signore ed alla Chiesa tanti fratelli sacerdoti. 
Il 25 marzo 1972 venivano ordinati sacerdoti provenienti dalla nostra parrocchia

Mons. Gaspare Gruppuso e Mons. Vito Filippi che oggi compiono 48 anni di sacerdozio. 
Il Signore li conservi saldi nella fede, fermi nella speranza, operosi nella carità,

testimoni dell’amore e della Misericordia di Dio. 
Ad multos annos
Auguri anche a Don Biagio Grillo che pure lui compie 48 anni di sacerdozio e

Mons. Paolo Giordano che ne compie ben 70. 
Gloria al Signore!

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Marzo
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Marzo

Una buona giornata per tutti, fratelli e figli carissimi.
Il Signore ci dia la grazia di iniziare e vivere una  giornata piena di vita e di amore. Abbiamo occasioni stando nelle nostre famiglie soli o con i più intimi di vivere giornate libere da ciò che rovina, sporca la vita, da tutto ciò che umilia e provoca sofferenze. Signore sazia la mia vita  raminga, piena di tante cose ma povera dell'essenziale. Cosa devono vedere ancora i nostri occhi e cosa devono ancora ascoltare le nostre orecchie e ancora soffrire i nostri cuori per capire. Ci risuona il tuo richiamo nel Vangelo:"e non capite ancora?" Siamo presi da mille cose, da  molte preoccupazioni, da molti pensieri. Metti il mio essere a nudo davanti a te:solo allora tu potrai essere ospitato nella camera nuziale del mio cuore, tu, che sei l'Amato.
p. Saverio.

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Giovedì della IV settimana di Quaresima

"Egli era la lampada che arde e risplende,

e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce"

Nell’avvicinarsi al dramma della passione di Cristo, siamo sempre più richiamati a comprendere le difese che Gesù fa di se contro i suoi denigratori; a sentire la forza sferzante delle denunce della incredulità dei suoi avversari. 
La storia di Cristo continua sempre, anche in noi dov’è tante resistenze alla sua parola possono giungere fino al tradimento e all’infedeltà. L’ardente e fiduciosa supplica di Mosè in favore del suo popolo, che si era abbandonato all’idolatria del vitello d’oro, è una evocazione della preghiera di Gesù che sul calvario si interpone tra l’umanità peccatrice ed il Padre, divenendo così totalmente solidale con l’uomo (Eb. 4,15; 7,25)
La preghiera di Mosè, che intercede per il suo popolo, ci invita ad interrogarci sulle nostre infedeltà come rottura del patto, cioè dell’alleanza stipulata con Dio col nostro battesimo. 
Il peccato consiste sostanzialmente anche per noi nell’allontanamento dalla via che Dio ci ha indicato, attraverso tante forme di idolatria che innalzano il vitello d’oro del nostro interesse, delle nostre ambizioni, della nostra autosufficienza, per prostrarci davanti ad esso e farne praticamente il nostro dio. 
Noi ci rifiutiamo di voler andare da Cristo per avere la vita e continuiamo a prendere gloria gli uni dagli altri. 
Abbiamo bisogno di riconoscer Dio nella nostra vita. È necessario essere semplici. Solo le persone capaci di semplicità sanno aprire gli occhi e accorgersi delle cose. 
Chi ha il cuore semplice chiama le cose per nome. Gli altri invece, i complessati complicano tutto attraverso pensieri, interpretazioni, ragionamenti e si perdono la cosa che conta di più: la nuda e cruda realtà. 
Il tempo di Quaresima ci aiuta quest’anno particolarmente a vivere un tempo di purificazione e allucinazione perché come Giovanni Battista siamo lampade luminose di fede e ardenti di amore nello sconforto e nella trepidazione che stiamo vivendo. 
Ci stiamo consolando con le esortazioni e gli incoraggiamenti che ci arrivano da tante parti. 
Su ognuno di noi Dio ha un progetto di salvezza. Sappiamo scrutare le Scritture con fede umile e perseverante, per scoprire ogni giorno le ricchezze del suo disegno di salvezza? 
Non perdiamo questo tempo di “deserto” perché mentre tante difficoltà ci stringono ci è fatto il grande dono di avere accanto a noi e per più lungo tempo mariti, figli, persone care. Questa, certamente, una occasione per riscoprire il Magistero della Chiesa e la voce del Padre che vuole ricondurci al Figlio. 
Certamente può servire vedere esorcizzata la paura con canti, musiche, evasioni varie; ma non può la sofferenza e l’angustia farci tornare all’esperienza del popolo di Dio nel deserto che pensava, anziché accorgersi dell’amore di Dio, alle cipolle d’Egitto. Pure noi, tante volte, ci riduciamo ad adorare come loro il vitello d’oro, il frutto delle nostre mani. 
La salvezza ci viene dal Signore! 
Superiamo la tentazione di vergognarci e facciamo una revisione di vita con il marito, i figli che certamente ci vogliono bene, ma il buon senso senza Dio resta fragile. 
Gesù ci ricorda che la luce non si accende per nasconderla, ma si pone in alto perché faccia luce a tutti quelli che sono in casa. 
Coraggio, figli e fratelli carissimi, tutti dobbiamo essere lampade luminose di fede ardenti di amore per scoprire la ricchezza del disegno di Dio su di noi per attingervi un autentico spirito di servizio. Sant’Agostino diceva: “Timeo Dominum transeuntem” temo il Signore che passa. 
Proprio così! Il Signore non ci fa mancare le occasioni e noi ce le lasciamo sfuggire. 
Quando il treno passa però, e noi non siamo pronti per salire, restiamo a terra. 
Ci viene offerta una grande occasione nel travaglio che stiamo vivendo. 
Nel “preconio” che cantiamo la notte di Pasqua arriviamo a chiamare “felice colpa” quella che ci ha meritato il Salvatore. 
Portiamo questa testimonianza di vita in mezzo a noi con una coerenza di vita che legittimi la nostra credibilità di figli generati dalla parola di vita. 
P. Saverio

27

Marzo

Fratelli e figli carissimi, buongiorno. 

Lode al Signore.

Sostenianoci oggi particolarmente con la Speranza.

Più che mai oggi accendiamo la Speranza uniti al nostro Vescovo e al Papa. Intensifichiamo la preghiera.

(Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato").

Oggi venerdì di Quaresima giorno di digiuno e di astinenza. "Il digiuno e l'elemosina sono le due ali che sollevano la preghiera della Quaresima fino a Dio" ha detto Sant'Agostino.

"È all'affamato che appartiene il pane che tu metti da parte;è dell'uomo nudo il mantello che tu conservi nei tuoi armadi;è di colui che va a piedi nudi la calzatura che marcisce presso di te;è del bisognoso il denaro che tu nascondi. Tu commetti tante ingiustizie quante sono le persone a cui potresti donare queste cose".(San Basilio.) Signore, oggi ti supplicchiamo, vogliamo entrare in comunione con te e sperimentare il tuo amore e la tua misericordia. Arrivati alla sera la nostra sarà una parola piena di gratitudine per quello che sei e per quello che fai per noi.

P. Saverio.

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Venerdì della IV settimana di Quaresima

"Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso,

ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete"

Partecipiamo in questi giorni all’opera controversia fra Gesù e i suoi avversari, per rivivere quasi in anticipo il processo della sua passione; e soprattutto per comprendere che ciascuno di noi deve prendere posizione nei confronti di Gesù con la propria vita. Disponiamoci a questo incontro con il Signore ascoltando con Fede quello che oggi ci dice nelle letture bibliche della Messa. 
Vivono spesso in ciascuno di noi in conflitto, il giusto e l’iniquo, l’oppresso e l’oppressore; e, prima che all’esterno, dobbiamo cercare di risolvere dentro di noi il dramma della incompatibilità fra la fedeltà alla voce della coscienza e l’influsso di un ambiente che spesso si regge sul gioco dell’egoismo e del compromesso. 
Noi siamo convinti che se una cosa è davanti ai nostri occhi non è nulla di speciale ignorando ciò che c’è nella vita, perdendoci nella maggior parte dei casi, le uniche cose che davvero contano. 
Siamo veramente stupidi a non accorgerci di cose che abbiamo sempre avuto accanto, e ce ne accorgiamo solo troppo tardi o nel momento in cui le perdiamo. 
Troppo “normale” Gesù per essere il Figlio di Dio. 
È la sua umanità, la sua normalità, la cosa più straordinaria che Dio si è inventato per venire incontro a ciascuno di noi. 
La reazione nostra tante volte non è la conversione, ma il rifiuto. 
Se veramente cerchiamo qualcosa che dia sapore nuovo alla nostra vita dobbiamo sapere che cerchiamo esattamente dove siamo, con chi siamo e quello che facciamo. 
Presumiamo di conoscere troppo bene Cristo e ci precludiamo l’intuizione del mistero della profonda realtà che egli porta con se. 
Celebrare la Pasqua significa impegnarsi a vivere secondo <<giustizia>> cioè con rettitudine di mente e di cuore, accettando i rischi della nostra scelta di fronte a Dio. 
Lo scandalo di fronte a Dio-Uomo è spesso di non volere riconoscere l’Uomo-Dio, cioè scandalizzarci delle sue debolezze umane accettate per nostro amore. 
Il Signore continua ad essere segno di contraddizione nel nostro mondo attraverso il suo Vangelo scomodo e talvolta difficile per noi. 
Signore, noi crediamo che tu continui a vivere la tua passione in mezzo a noi. Tu Signore sei ancora il fratello incolpevole che muore colpito dal coronavirus e perciò ci viene difficile accettare e capire la beatitudine da te promessa agli afflitti ed a chi piange. 
L’insegnamento della Parola di Dio ci provoca a riparare con ogni mezzo il male compiuto ed a fare tutto il possibile per compiere la scelta del bene. 
Mentre oggi assistiamo alla testimonianza di tanti fratelli che rischiano la vita per liberare dal male che ci attanaglia il cuore, tantissimi fratelli ci sentiamo spronati ad impegnarci per la liberazione dell’uomo scoprendo nel Cristo il modello di una dedizione assoluta e soprattutto la sorgente di ogni sacrificio per amore. 
P. Saverio

28

Marzo

Fratelli e figli carissimi, buongiorno. 
Abbiamo elevato ieri sera con il Papa e con tutti i fratelli del mondo forte il grido:

“parce domine, parce populo tuo ne in aeternum irasceris nobis”.
Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna.
Siamo tutti sulla stessa barca dove tu non stai dormendo, ma noi non ci accorgiamo che Tu non puoi dormire quando i tuoi figli sono nella tempesta.

Quando Tu hai invitato Pietro ad andare verso di lui, affonda quando si blocca la sua fede. 
Aprici alla speranza se il dolore ci atterrisce, se la morte ci annienta.

Nessuno di noi abbia paura di venire incontro a te, altrimenti affondiamo. 
Signore ci vogliamo fidare di te; il Papa coraggiosamente ha detto:

“ci fidiamo della scienza e va bene, ma fidiamoci prima di tutto della fede”. 
Con uno scampanio a distesa da San Pietro, il Papa ci ha benedetto con la persona di Gesù,

ci ha concesso l’indulgenza plenaria che ci rimette in cammino recuperando fede, speranza e carità. 
Uniti al mondo intero, a tutti, davanti al crocifisso, davanti alla Madonna della Speranza ed alla presenza di Gesù, viviamo una giornata piena di una speranza che non delude. 
P. Saverio

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Sabato della IV settimana di Quaresima

"Mai un uomo ha parlato così!"

Il tema che la liturgia ci offre che ci dispone ad entrare nel mistero della passione di Cristo, mette al centro il dramma di accese discussioni di Gesù con i suoi avversari. 
Anche nel nostro mondo si consumano crimini di violenza e di ingiustizia che prolungano le immagini storiche del Servo sofferente. La chiave di questa storia ci apre il senso di tanti avvenimenti, dove scopriamo la presenza del Signore che nonostante le forze del male, porta a compimento il suo disegno di salvezza per tutti. 
Nella congiura contro Geremia, progettata dalla sua parentela di Anatot per il duro messaggio del giudizio divino che egli annunzio sotto il regno di Joakim, affiorano espressioni di reazione del profeta che diventano il ritratto del Servo sofferente. Così sorge l’immagine dell’Agnello mansueto che viene portato al macello; è l’invocazione dell’intervento del giudice giusto a cui si affida la propria causa, diventa una preghiera di valore profetico. 
Gesù agnello mansueto immolato per noi che ha patito la violenza dei capi del suo popolo, il giusto giudice della causa dei poveri e degli oppressi. 
Il profeta Geremia dinanzi al suo destino tragico si affida nelle mani di Dio, come agnello mansueto e diventa così simbolo di ogni forma di non-violenza, di fronte alla prepotenza delle competizioni e lotte sociali, economiche e politiche, la debolezza indifesa diventa una forza disarmante quando rivela la presenza vittoriosa della croce di Cristo (2 Cor 12,9) ma occorre accettarla non con passiva rassegnazione ma con una carica di amore che sa trasformarla in forza persuasiva. 
La cosa che commuove di più nel passo del Vangelo di oggi è l’espressione delle guardie che erano andate ad arrestare Gesù senza riuscirci: <<Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!>>
Non c’è espressione più bella e migliore  per descrivere l’unicità della parola di Dio. Non c’è stato mai un filosofo, uno scienziato, un pensatore che abbia parlato come Gesù che ha invitato ad un cambiamento interiore.  
Solo in Cristo troviamo profondità, speranza, guarigione, liberazione, giustizia, comprensione, amore per i dettagli, capacità di salvare ciò che conta. 
Dinanzi alla Parola di Dio non ci può essere l’indifferenza. È una spada a doppio taglio, o sì o no. Una parola che nessuno mai ha potuto pronunciare meglio e che da sempre ha creato sconcerto: da una parte chi si è lasciato salvare da essa, e dall’altra chi l’ha rifiutata. 
Non basta studiare per conoscere il mistero di Cristo, come pretendevano gli obiettori da Nicodemo (studia e vedrai). Per conoscere Gesù nel suo mistero, bisogna accostarsi a lui, approcciarsi almeno sull’abisso del suo essere e approdare alla sua solitudine mediante il dialogo dell’amore. Bisogna che anche noi possiamo fare la constatazione di quelle guardie che non osavano arrestare Gesù perché riconoscevano: nessun uomo ha mai parlato come parla costui!
La potenza di Gesù nella sua apparente debolezza si rivela, ancora oggi, prevalentemente nella efficacia persuasiva della sua parola che, per virtù dello Spirito Santo, penetra nel nostro cuore per convertirlo. Ma bisogna rinunciare ai nostri pregiudizi e alla sufficienza intellettuale delle nostre vedute così interessate, razionalistiche, inadeguate a cogliere il segno di contraddizione del Vangelo. 
I farisei che dicono a Nicodemo: “studia”. La gente che non conosce la legge è maledetta! Dovrebbero sapere che le cose che contano non sono mai passate attraverso i palazzi dei potenti, ma attraverso le vie umili della gente. Chi ha le radici del potere molto spesso cerca solo un modo per tutelare il proprio potere. Chi dice una cosa vera che viene dal basso dà inizio quasi sempre ad una rivelazione. 
Spesso siamo tentati ad interpretare le parole di Cristo con idee preconcette riducendole nella loro portata. 
Il Signore ci conceda l’umiltà di riconoscere questa tendenza, e di essere coscienti dei nostri errori anche prima di trattare con gli altri. 
P. Saverio

29

Marzo
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Eccellenza Mons Pietro Maria, 

auguri per i suoi 17 anni di Episcopato.

Anche quest’anno abbiamo preparato il cero pasquale con cera d’api

ed affrescato con gli elementi della nostra Chiesa. 

Ci vogliamo essere tutti in quegli elementi; tutte le comunità della nostra diocesi. Quel cero pasquale annuncia la vittoria di Cristo sulla morte.

Ogni figlio della Chiesa di Trapani, ogni sacerdote che inventa tutte le maniere per non lasciare nessuno solo, ogni uomo di buona volontà,

possa gustare come Sant’Agostino

la bellezza di sentire cantare il preconio pasquale. 

La sua Chiesa, che va verso la Luce e vuole uscire dal tunnel della paura e della morte. 

Sac. Saverio Renda con la comunità di Sant’Oliva 

Fratelli e figli carissimi buongiorno. Oggi giorno del Signore, Quinta domenica ultima di Quaresima prima della Settimana Santa, giorno dell’amicizia, della benevolenza, dell’affetto. <<Lazzaro, vieni fuori>> Cristo nostra resurrezione e vita. Il dono della vita fisica all’amico Lazzaro significa nel modo più esplicito che la missione si Cristo consiste nel dare la propria vita per comunicare la vita al mondo. Il grido perentorio di Cristo è rivolto ad ogni uomo, perché tutti siamo segnati dalla morte. È la voce di Colui che è il padrone della vita che vuole che tutti l’”abbiamo in abbondanza” (Gv 10,10). 

Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Cristo ci invita ad uscire da una vita di morte, falsa, egoistica, mediocre. Lazzaro è definito il “tuo amico”. Dare la vita all’amico costa la vita a Gesù. Dopo ciò il sinedrio decide di eliminarlo. Oggi diventi per tutti una grande giornata d’amore, tutti impegnati ad essere custodi e promotori di vita. Portiamo oggi coraggio, facciamo qualche telefonata almeno a chi sappiamo essere solo o malato, facciamo la nostra parte per osservare le regole che ci vengono chieste contro la morte che porta il coronavirus. Oggi tutti impegnati ad essere custodi e promotori di vita. 

Auguri e buona e santa domenica a tutti. 

P. Saverio. 

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V Domenica di Quaresima

"Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;

chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?"

Il Signore sia con voi!

Carissimi figli e fratelli,

In questa quinta domenica di Quaresima noi giungiamo al culmine di un itinerario che ci prepara ai giorni santi in cui contempleremo la passione, morte e risurrezione di Gesù. 

C’è infatti un percorso, antico è sempre efficace, che abbiamo compiuto insieme attraverso l’incontro con la samaritana al pozzo di Sicar e là quadrivio e del cieco nato. Attraverso quei testi evangelici noi siamo andati al cuore della nostra esperienza di fede che è accedere all’acqua viva e accogliere la luce vera, che ci permette di vedere ogni cosa con occhi nuovi e di diventare a nostra volta luminosi. 

L’appuntamento odierno con il Vangelo di Giovanni affronta un altro elemento, determinante dell’esistenza del discepolo. 

Ognuno di noi, infatti, deve prima o poi misurarsi con la morte, la morte degli altri, ma soprattutto la propria morte, e le piccole morti che costellano il nostro andare e ci mettono di fronte alla nostra fragilità. Ebbene, proprio la morte sembra del tutto ineluttabile. 

È proprio in questa situazione impossibile che Gesù agisce e si manifesta come il Signore della Vita, colui che è in grado di sottomettere la morte, colui che offre anche il discepolo la forza di affrontare la morte per approdare alla vita eterna. 

Il Dio che asciuga le lacrime sul volto degli uomini (come dice con accenti di tenerezza il libro dell’Apocalisse) è Colui che, attraverso il suo Figlio, sconfigge la morte. 

Iniziamo la nostra celebrazione domenicale. 

Il contrasto di questa domenica è tra vita e morte, quest’ultima rappresentabile con le bende che tenevano legato Lazzaro. 

Partecipiamo all’atto penitenziale tenendo le mani incrociate sul petto, a indicare come la morte e il peccato sono dei legami da cui il Signore, nella sua misericordia ci libera. 

Fissiamo lo sguardo all’Ambone della nostra Chiesa dove Dio ci parla ed abbiamo davanti i nostri occhi raffigurate le bende che fuoriescono dalla tomba vuota. 

In un tempo in cui la morte sembra essere l’ultima parola, ascoltiamo un segno sicuro della benevola volontà di Dio per l’umanità: amore, fiducia, vita...

Mentre cerchiamo di definire, in questo tempo in cui la morte sembra dominarci se la vita è “degna di essere vissuta”, il Signore Gesù ci offre un punto di riferimento: ogni vita è degna, poiché è degna di compassione da parte di Dio e di tutti. Riconoscere che Dio è il Signore sulla nostra vita non è facile, specialmente vivendo in un contesto secondo il quale signori sono tante altre realtà mondane. Oggi la signoria di Dio è soprattutto la speranza che egli sia il principio vitale che ci sottrae alla morte, ad ogni morte, sono trascurate, messe in discussione e spesso esplicitamente rifiutate. 

Per questo il cristiani, non ha vita facile. 

Come essere credibili? La vita cristiana non è una esperienza di tristezza, di mortificazione. 

Il Vangelo di oggi ci dice: chi crede in me, crede nella vita, è capace di gioia, diffonde certezza e speranza (che non coincidono con le sicurezze promesse illusoriamente dal mondo). 

Possiamo vivere da cristiani con gioia? 

La risurrezione di Lazzaro narrata dal Vangelo ha due livelli: il livello della rianimazione dell’amico che era morto (e che tornerà a morire) diventa “segno” che rimanda a un livello più profondo, cioè alla promessa di vita che non muore, poiché vita di Dio, che Gesù vuole dare, già qui ed ora, a tutti coloro che credono in Lui. La vera rinascita dell’uomo è opera di Dio, la risurrezione non è un evento fisico, ma iniziativa di Dio, perché Dio ci comunica il suo Spirito. 

Questo secondo livello ci ricorda la prima lettura, è opera dello Spirito di Dio. 

Un aspetto che trova riscontro anche nella seconda lettura, la quale ci richiama ad una verità fondamentale della fede cristiana: mediante Cristo lo Spirito di Dio abita già ora in noi. 

Abbiamo condiviso la Parola del Signore. Condividiamo il suo Pane facendo la Comunione spirituale. Portiamo nel nostro cuore i membri prediletti della comunità, gli anziani e gli ammalati gravi. Usciamo dalle nostre tombe, abbandoniamo le paure che ci tengono prigionieri. Diventiamo testimoni appassionati della risurrezione! 

Gesù ha messo nei nostri cuori la linfa di una nuova primavera. La Speranza non delude. Buona e serena a domenica,

P. Saverio

Carissimi,
alle 10:15 come ogni domenica abbiamo celebrato l’Eucaristia; vi ho portati tutti con me.

Quanto mi mancate fisicamente, ma ci siete. Passo ad aspergere questi miei fratelli e con tutta la mia famiglia di battezzati dopo questo rito di purificazione ci accingiamo ad ascoltare la Parola di Dio. E poi la mia lunga (dicono alcuni) omelia, ma con il desiderio di trasmettervi la forza della Parola, l’unica che ci può cambiare il cuore e convertire.

Che gioia poi vederci accostare all’Eucarestia con il nostro primo pensiero agli ammalati, con la lunga fila dei carissimi e generosi ministri che vengono a nome di tutti per andare da quelli impediti.

E i canti, la graziosa schola cantorum, che ci aiuta con canti che cantano la messa, il mistero che celebriamo. Grazie a tutto il coro, a chi premurosamente arriva prima per dare una mano.

Grazie a Mario che ci rende un servizio costante, generoso, gioioso e laborioso. Ma grazie per tutte le vostre affettuosità; i tanti abbracci e baci che mi consolano e mi gratificano. 
Ora gli avvisi, per qualcuno un po’ lunghi, ma indispensabili per aiutarci a vivere la vita di comunità, e quanti ve ne avrei dati oggi per la Settimana Santa: la processione cittadina del venerdì santo della nostra parrocchia... 

Ma grazie, grazie, grazie ai dolcissimi bambini che aspetto per incontrarli ogni domenica alla fine del catechismo; i loro tenerissimi e sinceri baci. 
Sto piangendo... salutatemeli! Date a tutti questi innocenti un bacio per me. Dite che sono meravigliosi! 
Cari catechisti mandate un messaggio ai piccoli, fate sentire quanto sono importanti e teneteli vicini alla comunità. 
Poi quando è possibile la comunicazione di qualche fatto importante, due chiacchiere ed un caffè per chi aspetta in piazza e con il caffè l’augurio di un buon pranzo.

Vi voglio bene e vi abbraccio! Coraggio, andiamo verso la luce della Pasqua. 
Il vostro parroco, padre Saverio.

30

Marzo

Fratelli e figli carissimi buongiorno. 
Una nuova settimana si apre davanti a noi che ci immette veramente nel clima della settimana di passione. La nostra forza è il Signore. Questo non è uno slogan ma una certezza perché per chi ha fede dire speranza cristiana significa dire Dio. 
Oltre alle notizie di dolore che ci arrivano da quelli a noi vicini e da lontano, oggi ascoltiamo con orecchie e cuore aperto la parola di Dio che ci parla di giustizia. Tanti camminano nelle tenebre dell’errore, dell’ignoranza, delle malvagità ed è urgente che siano aiutati dai credenti a sollevare lo sguardo verso la luce della vita, che risplende nel volto di Cristo. 
Famiglie lacerate dalle divisioni. Tanti indifesi oppressi dalla violenza del potere. Preghiamo perchè nessuna perda la fiducia nella giustizia finale di Dio e anche in questa vita sperimenti l’aiuti di una solidarietà liberatrice. Il nostro parrocchiano, il Vescovo Mons. Raspanti, segretario della CEI, ci manifesta la preoccupazione dei vescovi per le disparità tra Nord e Sud che sono di sempre e particolarmente di questo momento. Parla di un allarme sociale a rischio di tenuta. 
La Parola di oggi ci invita a costruire una vita che non sia individualistica e interessata, e ci invita a vivere l’umiltà derivante dall’amore. Con fiducia chiediamo al Signore che risplenda la sua Luce su tutti gli uomini e nessuna pensi di risolvere i problemi con le rivolte e le violenze. Cristo ci insegna la strada sicura, quella dell’amore. Il Signore ci aiuti a camminare nella strada della giustizia, della verità e dell’amore. 
P. Saverio

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Lunedì della V settimana di Quaresima

"Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più"

Le letture di questo giorno sono ancora incentrate sul Vangelo di Giovanni, dove Gesù appare in disputa con i suoi avversari, ai quali rivela nuovi aspetti della sua personalità.

Siamo invitati anche noi ad entrare in questo mistero di Cristo che sì auto rivela, per comprendere sempre meglio gli interventi di Dio che salva e così rafforza la nostra fede in lui. 

Nel contesto storico che ha ispirato la redazione della storia di Susanna (I sec A. C.) e riflette la polemica allora esistente tra i farisei e i sadducei, appare un grande insegnamento. 

L’inno ente e indifesa sposa di Ioakim diventa il simbolo di quella parte di Israele che era rimasta fedele a Dio, contro ogni seduzione pagata ed anche materialistica degli stessi sadducei. L’intervento profetico di Daniele diventa pure l’annuncio profetico del Cristo, liberatore dei perseguitati. 

Il monte degli ulivi è il luogo prediletto da Gesù per la preghiera ed è proprio lo che poche ore prima della sua morte lo andranno ad arrestare. 

La vera preghiera è il luogo dove si preparano le più grandi prove. Scribi e farisei mettono alla prova Gesù; cioè scegliere la cosa giusta dinanzi ad una evidente cosa ingiusta. La giustizia di Gesù è radicalmente diversa da quella dei farisei. Essi vogliono Susanna morta. Gesù vuole quella donna convertita. La prima cosa giusta che fa la preghiera è insegnarci ad avere consapevolezza di chi siamo e non chiarezza su quello che dovrebbero fare gli altri; la seconda cosa è ricordarci per cosa vale la pena ricominciare a vivere:

<<E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; vai e d’ora in poi non peccare più”>>. 

È scegliere di vivere lontani dal peccato, il più grande frutto della preghiera.

Il racconto della casta Susanna non è solo una pagina realistica di vita familiare e sociale, ma diventa per noi un monito a resistere alle molteplici sollecitazioni di una vita troppo facile, spesso paganeggiante. 

Le nostre infedeltà a Dio sono spesso più gravi degli adulteri, perché anche per noi il battesimo ha creato un rapporto sponsale con il Signore. Dobbiamo sempre difendere gli innocenti. Dobbiamo avere il coraggio di comprometterci, affrontando anche il rischio della violenza dei più forti, se abbiamo fiducia in Dio che giudica nella verità. 

P. Saverio

31

Marzo

Fratelli e figli carissimi buongiorno. 
Continua la via Crucis del coronavirus con qualche miglioria che lascia ben sperare.

Il Signore non ci lascia soli. Coraggio, non abbassiamo mai le nostre mani elevate a Dio in preghiera. Dio è un liberatore che manifesta la sua fedeltà anche nelle situazioni più difficili. Il nostro deve essere un atteggiamento attento e fiducioso.

Ridonaci Signore la gioia di una esistenza donata nell’amore e liberaci da tante nostre paure, da tanti egoismi che non fanno posto alla tua Parola. Apri il nostro cuore ai bisogni dei fratelli, aiutaci a rinnovare la fede nel mistero della morte e anche nell’umiliazione della croce di Cristo, perché troviamo la forza divina che attrae tutti gli uomini ed ogni uomo. Nel deserto del cammino verso la patria innalziamo sempre il nostro sguardo al Signore nostro Gesù che ci conduce al padre e continua a donarci segni profetici della sua presenza in mezzo al deserto dei nostri morali appiattimenti e disvalori e perdonaci tante resistenze alla tua volontà.

Buona giornata. P. Saverio

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Martedì della V settimana di Quaresima

"Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo,

perché faccio sempre le cose che gli sono gradite"

Il cammino verso la Pasqua continua in questi giorni della penultima settimana di quaresima; e il nostro sguardo deve elevarsi verso il segno di Cristo innalzato sul mondo. Poiché Gesù rivela, ormai senza reticenza, la chiara visione della sua fine, noi comprendiamo nella fede che non c’è innalzamento nella gloria senza passare attraverso quella della croce. 

In un momento critico del popolo di Dio, che mette alla prova la sua fede, il serpente di rame, innalzato come mediazione di salvezza contro il morso di serpenti velenosi (che facevano strage tra gli itineranti esausti della marcia) (quanta somiglianza con il coronavirus che quale serpente velenoso morde e semina strage nel mondo intero), acquista il significato simbolico già dato dall’autore della “Sapienza” (16,5). 

Infatti nella testimonianza della salvezza, che proviene dalla fede in Dio, i cristiani hanno mantenuto l’interpretazione del Cristo, innalzato in croce, come segno di salvezza di tutti i credenti in lui (Gv 3,13-16;12-32). 

Il peccato è ciò che blocca la vita e molto spesso, proprio in questa esperienza di blocco, la vita comincia ad assomigliare a un pantano che non trovando acqua di ricambio comincia a diventare marcio. L’infelicità è vita andata a male. Ciò accade quando viviamo solo in un’unica dimensione che è quella di questo mondo. Gesù è venuto a darci non solo altezza e larghezza alla vita, ma soprattutto profondità. La vita in Cristo è ciò che da spessore, profondità alla vita. Quando manchiamo di questa terza dimensione tutto risulta piatto e proprio perché è così non riesce più a farci sentire vivi. Siamo morti in ciò che ci mortifica. 

Quando ci lasciamo raggiungere dal mistero di Cristo innalzato sulla croce, allora la nostra vita riprende a scorrere. Gesù dice: <<Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo>>. 

Quando ci si sente soli tutto diventa insormontabile. Gesù è venuto a distruggere la nostra radicale solitudine. 

Noi non siamo veramente soli mai. 

Questa è la vita eterna. 

P. Saverio

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