
LA PAROLA DEL GIORNO
1
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
In questi lunghi giorni di quarantena abbiamo fatto riferimento alla preghiera più spesso ed anzi abbiamo sentito il bisogno di pregare, oltre che in famiglia, con i vicini di casa affacciandoci al balcone e alle finestre. Dopo avervi esortato, cari fratelli, a prendere in mano la Bibbia e il Vangelo in particolare, stamattina sento il bisogno di partire dal "Padre nostro" perché, secondo i Padri della Chiesa, contiene la sintesi del Vangelo di Gesù ed è il compendio di ogni preghiera cristiana. Gesù è venuto a rivelarci principalmente che Dio è nostro padre. Il Padre nostro è l'unica preghiera che Gesù ci ha ordinato in modo esplicito, invitando a non sprecare tante parole come i pagani: voi dunque pregate "così" (Mt 6,9). L'evangelista Matteo lo colloca al centro del grande "Discorso della montagna".
Nel Vangelo di Luca lo troviamo come risposta alla richiesta dei discepoli rivolta a Gesù che stava pregando: "quando pregate, dite Padre ..." (Lc 11,2).
"Padre" Abbà, diceva Gesù in aramaico, che significa in modo affettuoso e familiare "Papà, babbo".
È il primo balbettio del bambino, il primo riconoscimento di identità che fa trasalire di gioia colui che lo ha generato. È la rivelazione fondamentale, sicuramente la principale, delle stesse parole di Gesù. Possiamo dire che Gesù è venuto a rivelarci questa bella Notizia: il Vangelo, che ogni uomo può chiamare Dio "Abbà". Lo Spirito Santo " grida nei nostri cuori": "Abbà!" per ricordarci che siamo realmente figli di Dio (Galati 4,6; Romani 8,16; Gv 3,1).
Il Battesimo ci immerge in Gesù, il Figlio.
Con lui, in lui e come lui condividiamo "fraternamente" la relazione filiale. È quindi il cuore dell'esperienza cristiana. Nel "Padre nostro" esprimiamo il fondamento della fede che comporta gioia, sicurezza, fiducia, abbandono filiale. La preghiera (e quindi la vita) cristiana è dire "tu" a Dio onnipotente, come un bambino a suo padre. Dio "babbo" a Colui che per primo ha pronunciato il mio nome, fin dall'eternità, chiamandomi all'esistenza. Dicendo "Abbà" riconosco Dio come Padre e me come figlio suo, partecipando per pura grazia al dialogo d'amore che intercorre da sempre, in modo unico, tra il Padre e il Figlio. "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,30) di conseguenza la mia esistenza non è dal nulla e per il nulla, ma dall'amore e per l'amore del Padre, che è allo stesso tempo Madre. A somiglianza di Gesù, provengo anch'io dal "seno del Padre" (Gv 1,18) in profonda relazione filiale con "l'Abbà", continuamente attingo da lui me stesso attraverso il Figlio.
Fratelli miei, siamo figli e perciò eredi e la paternità/maternità di Dio diventa il fondamento della fraternità universale.
Godiamo della certezza e della sicurezza di sapere e credere che Dio è il nostro Padre, preghiamo oggi più volte con la preghiera che Gesù ci ha insegnato e ritorneremo domania riflettere sulla preghiera fondamentale del cristianesimo.
Buona giornata! Comportiamoci da figli di Dio e da fratelli di Gesù Cristo.
Con tutto il mio amore Padre Saverio.

Vanerdì della III settimana di Pasqua
"Chi mangia questo pane vivrà in eterno"
Conoscere "il lieto annuncio della Risurrezione" è una grazia, che ci deve rendere immensamente riconoscenti. Ma alla stessa conoscenza dell'annuncio deve seguire la vita nuova. Questa non risulta da un nostro sforzo, ma è l'effetto della forza dello Spirito Santo, che viene dalla carità del Padre e del Figlio, ci rinnova il cuore e rende possibili le opere nuove e singolari del cristiano, quello dell'amore evangelico. Paolo si converte incontrando personalmente Gesù Risorto, che rivive la sua passione nella Chiesa. A lui dedicherà tutta la sua esistenza: sarà "uno strumento eletto" per l'annuncio del Vangelo nel mondo, anche a costo delle più acute sofferenze. Ormai per se non tratterrà più nulla. Gli importerà unicamente di trasmettere Gesù Cristo. Vita e risurrezione provengono dalla carne e dal sangue di Cristo, che nell'Eucaristia assumiamo come cibo e come bevanda, vincendo ogni ritrosia e perplessità. Da questa comunione si istituisce e si alimenta l'intimità con Gesù e quindi con il Padre.
Padre Saverio.
2
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Ancora oggi riflettiamo sul "Padre nostro" sintesi del Vangelo di Gesù e compendio di ogni preghiera cristiana. La prima parola della preghiera del Signore è una benedizione di adorazione, prima di essere una implorazione. Questa è infatti la gloria di Dio: che noi lo riconosciamo come "Padre, Dio vero". Questa presenza paterna e materna purifica progressivamente le nostre limitate e distorte esperienze nei riguardi dei genitori umani. Dire "Abbà" è gustare la gioia più bella, e al contempo, assumerci il massimo impegno della vita. È la gioia del bambino nelle braccia del papà e della mamma (Salmo 131), è l'impegno più coinvolgente all'obbedienza filiale, la totale fiducia in mezzo a qualsiasi "prova" della vita, a somiglianza di Gesù che si è completamente abbandonato al Padre e "imparò l'obbedienza delle cose che patì", innalzando "forti grida e lacrime" (Ebrei 5,7-8). Morì sulla croce gridando: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato" (Mt 15,34) e "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46). Gesù ha semplificato ulteriormente la preghiera del Padre nostro quando, nell'orto degli ulivi, dice: Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io ma ciò che vuoi tu (Mc 14,36). L'Abbà è accompagnato dall'aggettivo possessivo nostro. Il Padre di Gesù diventa il Padre di tutti. La paternità/maternità di Dio diventa il fondamento - l'unico in senso ontologico/teologico - della fraternità universale. Questo "noi" che include tutti gli uomini porta ad uscire radicalmente dall'ego (ismo) e ci fa sentire la bellezza di essere tutti in famiglia, in casa. All'Abbà noi figli rivolgiamo tre richieste che riguardano la relazione filiale con Lui ( " sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà" ) e nella seconda parte chiediamo per noi quattro doni necessari per vivere da fratelli ( il pane quotidiano per tutti, il perdono reciproco, di non abbandonarci alla tentazione, l'essere liberati dal male e/o dal maligno). Il Padre è stato il principale "interlocutore di Gesù", il suo "referente" assoluto ( "io faccio e dico quello che lui vuole" ), e quindi, lo deve essere anche per noi, se vogliamo seguire Gesù. Questo ci chiede una illuminata fiducia filiale (Salmo 131; Isaia 30,15; 63,15 e seguenti), una disponibilità totale al Suo Regno, alla Sua volontà e ad una fraternità universale a tutto campo. Il Padre nostro, come il Magnificat, esprime in preghiera la nostra fede, con uno stile positivo, fiducioso, essenziale. Ci ricorda semplicemente che siamo tutti fratelli, figli dell'unico Padre. Il Vangelo ci chiama ad una continua conversione filiale nell'obbedienza a Dio e nel vivere relazioni fraterne nella carità, nell'umiltà, nel perdono, nel servizio. Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15). Credere nel Vangelo equivale a vivere come Gesù, "miti e umili di cuore", disponibili a tutti, specialmente ai poveri e ai malati; senza spegnere alcun "lucignolo fumigante". Siamo chiamati a testimoniare il Vangelo "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Romani 1,16). Credere nel Vangelo, contenuto nel Padre Nostro, ci chiama a vivere di conseguenza una conversione permanente, adeguando la nostra vita alle Parole che ogni giorno preghiamo.
Buongiorno! Accompagnamoci a Gesù Cristo, lui in persona è la bella notizia; la luce, la via-verità-vita, l'amore.
Con tutto il cuore vostro Padre Saverio.

Sabato della III settimana di Pasqua
"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio"
Dobbiamo custodire fedelmente la vita nuova ricevuta nel Battesimo come "dono dell'amore del Padre". Essa è ancora insidiata dall' "ascolto del male": le tentazioni non sono spente e i pericoli si incontrano ancora. Si comprende la preghiera a Dio per avere la forza di essere coerenti, così che la Pasqua non sia più smentita. Abbiamo la visione di un momento di pace nella Chiesa: essa cresce, cammina nel timore del Signore, è "colma del conforto dello Spirito Santo". Proseguono in essa, per opera degli apostoli, i miracoli di Gesù che suscitano, in chi ha il cuore disponibile, l'adesione alla fede. L'offerta che Gesù fa di se stesso come pane di vita, come carne da mangiare e sangue da bere, è giudicata "dura", difficile da accettare e viene rifiutata, perché non è capita nel suo significato profondo. Restano però fedeli a Gesù gli apostoli: la loro fede è espressa e interpretata da Pietro. In realtà anche un apostolo non crede che Gesù abbia parole di Vita eterna, non lo riconosce come il "Santo di Dio". È Giuda che lo tradirà, anzi ha già cominciato a tradirlo.
Padre Saverio.
3
Maggio
Fratelli miei, cosa non farei per aiutarvi a capire che cos'è la Domenica! Darei fisicamente la vita, perché la mia Comunità comprenda e viva la Domenica e nessuno si prenda il lusso di privare il Corpo di Cristo di uno dei suoi membri che siamo ognuno di noi. " *Prima si tutto la Domenica di Pasqua*": questo elemento decisivo della nostra fede cristiana, mi rimanda alla testimonianza dei Martiri di Abitene, una città della provincia romana detta *Africa Proconsularis*, nell'odierna Tunisia, situata, secondo le indicazioni di Sant'Agostino, a sud ovest dell'antica Mambressa, oggi Medjez el-Bab. Nel 303 d.C. l'imperatore Diocleziano dopo anni di relativa calma scatena una violenta persecuzione contro i cristiani ordinando che "si devevano ricercare i sacri testi e santi Testamenti del Signore e le divine Scritture, perché fossero bruciati; si dovevano abbattere le basiliche del Signore; si doveva proibire di celebrare i sacri riti e le santissime riunioni del Signore" ( Atti dei Martiri, I). Ad Abitene un gruppo di 49 cristiani, contravvenendo agli ordini dell'Imperatore, si riunisce settimanalmente in casa di uno di loro per celebrare l'Eucaristia domenicale. È una piccola, ma variegata comunità cristiana: vi è un senatore, Dativo, un presbitero, Saturnino, una vergine, Vittoria, un lettore, Emerito...
Sorpresi durante una loro riunione in casa di Ottavio Felice, vengono arrestati e condotti a Cartagine davanti al proconsole Anulino per essere interrogati. Al proconsole, che chiede loro se possiedono in casa le Scritture, i Martiri confessano con coraggio che "le custodiscono nel cuore", rivelando così di non volere distaccare in alcun modo la fede dalla vita. Tra le diverse testimonianze, significativa è quella resa da Emerito. Questi afferma, senza alcun timore, di avere ospitato in casa sua i cristiani per la celebrazione. Il proconsole gli chiede: "Perché hai accolto nella tua casa i cristiani, contravvenendo così alle disposizioni imperiali?". Ed ecco la risposta di Emerito: " *Sine dominico non sumus* "; non possiamo, cioè, né essere né tanto meno vivere da cristiani senza riunirci la domenica per celebrare l'Eucaristia. Il termine dominicum racchiude in se un triplice significato. Esso indica il giorno del Signore, ma rinvia anche, nel contempo, a quanto ne costituisce il contenuto: alla Sua resurrezione e alla Sua presenza all'evento eucaristico.
Quando dico "Buona Domenica" a coloro che incontro, auguro qualcosa che mi supera e mi riempie di gioia: che tu possa incontrare il Risorto!.
Buona Domenica fratelli! E che nessuno mai nella nostra comunità si prenda il lusso di disertare l'Eucaristia nel giorno del Signore. Con il desiderio di vederci sempre unanimi nell'ascolto della Parola, nella frazione del Pane e nella testimonianza della Carità. Vi abbraccio e vi saluto con il bacio santo con grande amore e ansia pastorale, il vostro parroco Padre Saverio.

IV Domenica di Pasqua
"Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere;
io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza"
Un umile gregge di fedeli: siamo chiamati così oggi in una preghiera. Un gregge con il proprio pastore, Gesù Risorto. Si tratta di seguirlo con sapienza e costanza, di riconoscerne la voce e di lasciarci condurre da lui alla salvezza. Un crocifisso, Gesù di Nazaret, costituito Signore e Messia: è quanto predica San Pietro suscitando in quelli che hanno messo in croce il Cristo, una trafittura del cuore, il pentimento, la domanda del battesimo. La sopportazione paziente della sofferenza ha un modello concreto: Cristo, che ha patito per noi, che ha accettato con fiducia e mansuetudine gli oltraggi, che ci ha guarito proprio con le piaghe aperte sul suo corpo dai nostri peccati. Pastore esemplare nella Chiesa è Gesù: è Lui a guidare i credenti. Ma egli si presenta anche come la "porta delle pecore", attraverso la quale esse passono per entrare nell'ovile e per uscire al pascolo. L'immagine rende la figura di Gesù mediatore.
Padre Saverio.
4
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi è il quattro maggio, una data che tutti abbiamo atteso e sospirato per riprendere fiato e ricominciare, come ci hanno indicato le autorità e gli esperti: quella che è stata definita la fase 2. In questo tempo di pandemia ci siamo posti tante domande, ma onestamente dobbiamo dire che, anche in mezzo a tanti disagi, abbiamo visto la sofferenza come qualcosa lontana da noi. Abbiamo vissuto emotivamente tanta sofferenza, ma quando vedevamo la sofferenza toccare in prima persona i nostri fratelli e anche qualcuno vicino a noi, non solamente per il coronavirus, abbiamo percepito che cos'è un dolore grande, quello che ti consuma dentro e che non riesci a reprimere se non attraverso il pianto. Tanti hanno vissuto momenti difficili nella famiglia, la famiglia non è mai ideale ma è sempre reale; momenti in cui è difficile, se non impossibile, abbracciare un figlio, trovare le parole, comprendersi. Quando un sentimento di estraneità attraversa i rapporti tra i suoi membri, ci si chiede se la famiglia stia funzionando. Sono situazioni che possono essere affrontate in maniera costruttiva o meno, disperando o sperando nell'attesa silenziosa, fiduciosa e feconda di chi crede oltre ciò che vede "serbando nel cuore" (Lc 2,51). Fratelli, come uomini di buona volontà e come cittadini cristiani e responsabili, dobbiamo fare la nostra parte. La superficialità e il qualunquismo potrebbero mandare in rovina quanto fatto fin'ora, i disagi, le sofferenze e la morte di migliaia di fratelli. Pensavamo di essere quasi onnipotenti, costruire computer super veloci, spedire le nostre sonde, fin oltre il confine del sistema solare, ma poi... arriva un essere talmente piccolo da risultare quasi invisibile, e tutto cambia. Cambia il nostro modo di stare insieme, cambia il modo in cui ci salutiamo, si ferma lo sport, chiudiamo i bar, le scuola, gli uffici, i ristoranti, cinema, teatri, musei, palestre.
A noi è arrivato il disegno di qualcuno dei nostri bambini, sono arrivati gli arcobaleni, tante persone sono uscite sui balconi a cantare e suonare improbabili strumenti musicali, dalle finestre abbiamo applaudito medici ed infermieri. Un applauso che è arrivato sin dentro le corsie degli ospedali, tutti gli operatori sanitari si prodigano incessantemente per curare gli ammalati. Applauso alle forze dell'ordine, ai volontari che non si stancano di affiancare le persone in difficoltà. Un calore che rincuora tutti, in particolare le persone che si avvertono più fragili e vulnerabili e vivono con angoscia questi giorni di emergenza. "E ora?" Tutto andrà bene! Hanno vinto gli arcobaleni, perché mentre ci credevamo divisi e litigiosi, ci siamo mostrati uniti e compatti da nord a sud, ricchi e poveri. Ci siamo sentiti tutti umani. _L'umanità unisce_.
Fratelli miei, noi scriviamo la nostra storia con Dio. Tutto quello che ci capita, è per noi. Dio è dalla nostra parte. Noi siamo collaboratori di Dio. Tutto quello che il tempo segna per noi, non è semplicemente cronometro, ma è kairos, evento di salvezza. Sentiamoci allora liberi, ma non per percorrere strade di morte. Ognuno faccia la propria parte per lottare con tutte le forze contro ogni forma di male e trasmettere il bene. La nostra certezza, il nostro destino è la vittoria di Cristo Risorto, della vita sulla morte. Con grande amore e condivisione il vostro parroco, Sacerdote Saverio Renda.

Lunedì della IV settimana di Pasqua
"Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato;
entrerà e uscirà e troverà pascolo"
Il peccato è un'oppressione e da essa ci ha risollevati la passione di Gesù, la sua umiliazione. È sorprendente: quel dolore che ha abbattuto il Signore, in realtà ha risollevato il mondo dalla sua caduta. Questo deve diventare vero per ognuno di noi personalmente. Solo così possiamo gustare la "santa gioia pasquale", e non per un momento solo, ma per tutta la vita, in attesa della Pasqua che non tramonta mai. Ormai, con la morte e risurrezione di Gesù, le barriere tra giudei e pagani sono infrante, e il Vangelo deve essere annunziato a tutte le creature. L'antica legge rituale non vale più. È lo Spirito Santo che conta e che santifica. Tutti chiamati a conversione e a riceverlo in dono, come in una Pentecoste continuata, che non si deve impedire. Pietro è il ministro di questa evangelizzazione, di questo dono universale dello Spirito di Gesù Risorto. Pastore esemplare della Chiesa è Gesù: è lui a guidare i credenti. Ma egli si presenta anche come la "porta delle pecore" attraverso la quale esse possono entrare nell'ovile ed uscire per il pascolo. L'immagine rende la figura di Gesù mediatore.
Padre Saverio.
5
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Il mondo sta vivendo una crisi globale. L'Italia ha adottato prescrizioni stringenti per arginare un contagio che tuttora si arresta lentamente. Non è facile arrestare un nemico sconosciuto: gli stessi virologi devono continuamente rimodulare le strategie per combatterlo. Medici, infermieri, volontari sono impegnati in turni massacranti. Da ieri siamo entrati nella fase 2 e molti sono ritornati a lavorare. Tanti sono usciti dalla segregazione delle proprie case e le città non ci appaiono più fantasma. Il tempo si è dilatato, i rapporti sono cambiati, abbiamo perso la normalità del quotidiano. Le connessioni con le telecomunicazioni ci hanno fatto sentire meno soli, docenti, lezioni a distanza, esami e sedute di laurea, lavoro in casa, infinite ore in famiglia hanno riacquistato un ruolo che non va sminuito.
Fratelli più che mai ora dobbiamo avere un senso di responsabilità, ligi alle regole per evitare di contagiare i più fragili. Dobbiamo mantenere forte il senso di comunità e di solidarietà.
Il senso di comunità. Ho fatto l'impossibile, ho cercato di farmi tutto a tutti per mantenere ogni giorno il contatto con il buongiorno. Ho fatto solo il mio dovere: in questo momento di grande difficoltà sminuzzarvi ogni giorno la Parola di Dio. Invitarvi virtualmente alla celebrazione dell'Eucaristia ogni giorno alle 11:30 e portandovi tutti all'altare. È la mia missione! Un invito giornaliero alla preghiera del Rosario con la nostra Diocesi alle ore 19:00. Il messaggio della buonanotte, quasi un esame di coscienza comunitario prima di andare a dormire.
E poi... il dolcissimo dono della corale e della celebrazione domenicale che ci ha fatto gustare la nostra presenza alla celebrazione comunitaria.
E poi... la tenerezza, la semplicità ed il sorriso dei bambini che con i loro disegni ed arcobaleni ci hanno dato speranza, serenità e gioia e l'augurio della buonanotte.
E poi... i mille contatti tra di noi, le telefonate e la carezza del Papa ogni giorno con pensieri semplici, mirati, senza trascurare nessuno e con inviti saggi all'impegno di tutti senza nascondere di smascherare intrighi e secondi fini di qualsiasi genere come quello di sabatoscorso quando con coraggio e lungimiranza ha detto: "Mentre si è in mezzo al fiume non si cambia il cavallo".
Sono incoraggiato dalla partecipazione della comunità, dai vostri incoraggiamenti e ringraziamenti e dei tanti momenti personali di preghiera e di visione di messe trasmesse dalle varie reti televisive. Vi posso fratelli abbracciare e dirvi con estremo amore che è necessario vivere la Comunità, nella Comunità e per la Comunità.
Le messe in streaming. Non parliamone non sono una alternativa vera. Ci rendiamo conto che milioni di cristiani di fatto non hanno ancora celebrato la Pasqua? Perché la vera celebrazione è in Chiesa, con la comunità e l'Ostia consacrata. La TV, i social vanno bene, ma non sono veri sacramenti. Mia amatissima Comunità di Sant'Oliva può Padre Saverio dirvi cose approssimative sulla vita cristiana, darvi surrogati anziché pane buono? Avrei potuto lasciar correre... ma comprendetemi. Continuiamo pure a pregare con l'aiuto dei mezzi di comunicazione ma è mio dovere e bisogno di pastore non confondervi con espressioni circolanti come quelle che spesso sento dire: non c'è bisogno di andare in Chiesa, io mi vedi più messe al giorno alla televisione etc.. Ubbidienza massima alle indicazioni delle autorità, i social vanno bene, ma il convenire con la Comunità alla celebrazione dell'Eucaristia ed a celebrare i sacramenti nella Comunità e per la Comunità sia il nostro desiderio e la nostra aspirazione.
Vi voglio bene, vi abbraccio con il desiderio di celebrare l'Eucaristia con la certezza che il Risorto non in maniera virtuale ma realmente presente, si accompagna alla nostra vita e ci fa comunitariamente camminare verso la salvezza eterna.
Buongiorno! Vostro Padre Saverio.

Martedì della IV settimana di Pasqua
"le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me"
Il cristiano non è un uomo triste; la risurrezione del Signore pervade il suo cuore di una incontenibile gioia. Veramente essa è ancora accompagnata da ragioni di sofferenza: il male nel mondo è grande, e sono ricorrenti le pene della vita. Tuttavia chi crede, sente vicino Gesù risorto e ne attende la visione. Nella colletta chiediamo a Dio di "testimoniare con la vita la gioia di essere salvati". Anche questa gioia è una testimonianza. La persecuzione sparpaglia i discepoli oltre i confini d'Israele a predicare "la buona novella del Signore Gesù", il quale accompagna l'annunzio e suscita numerose conversioni. Tutto questo è grazia sua ed invito a cominciare la missione tra i pagani. Se ne fa Oraldo Barnaba, "uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e si fede". È il più bello elogio che si possa fare di un discepolo di Gesù. Barnaba cerca un collaboratore, Saulo, che sarà per eccellenza l'apostolo delle genti. Per la prima volta ad Antiochia i discepoli sono chiamati "cristiani" una denominazione che è insieme un programma di vita. Gesù è il Messia non lo ha ancora compreso chi non appartiene a lui perché privo della disponibilità della fede. Ma chi non lo sa riconoscere non riceverà la vita eterna.
Padre Saverio.
6
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Con difficoltà ed in punta di piedi entriamo oggi nelle nostre case. Il Papa ci ha invitato a pregare per le famiglie, per le difficoltà di lavoro, il rapporto e l'educazione dei figli. Il Papa ha invitato a pregare per scongiurare le violenze all'interno delle famiglie. Il Signore Gesù, se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, ci invita a non diventare giudici dei nostri fratelli. Quanto male fanno le parole quando sono mosse da strumenti di gelosia e invidia! Parlare male del fratello equivale a farlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa in positivo, sapere cogliere ciò che di buono c'è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto. Gesù ci chiede di perdonare e di donare. Essere strumenti di perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità. Il "coronavirus" ci ha messi dinanzi ai nostri limiti ed alle nostre debolezze e appunto per questo come ci dice Gesù dobbiamo prima togliere la trave dei nostri occhi per poter poi togliere la pagliuzza dagli occhi dei nostri fratelli. Questo programma supera le nostre forze, e fa i conti con le nostre tendenze radicalmente egoistiche. Il Papa dice: <È bello che la preghiera quotidiana della Chiesa inizi con queste parole: "O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto">(Sal. 70,2).
Invochiamo la misericordia di Dio ed egli viene a salvarci dalla condizione di debolezza in cui viviamo. Giorno per giorno, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti. Chiedere aiuto al Signore significa chiedere occhi nuovi, per vedere le cose come le vede il Signore Gesù che guardava le folle smarrite e stanche, come pecore senza pastore certamente guarda con viscere di profonda compassione il disagio, la stanchezza, lo smarrimento il cuore delle nostre famiglie. Fratelli miei, solo il Signore sa quello che succede tra le mura domestiche. Quando vado a benedire la nuova abitazione dei futuri sposi lo dico sempre ai fidanzati: quando chiuderete la porta di casa, solo il Signore conoscerà certe cose che non direte mai a nessuno. Allora stringetevi l'uno all'altra e pregate il Signore, il solo che può illuminarvi e confortarvi.
Fratelli miei, tante ferite si sono aperte, le più disparate ferite esistenziali che il "coronavirus" ha contribuito a creare in maniera drammatica. Situazioni di precarietà e sofferenza, ferite impresse nella carne di tanti che non hanno più voce e perciò il loro grido non si può affievolire e spegnere a causa della nostra indifferenza. Fratelli siamo chiamati a curare queste ferite a lenirle con l'olio della consolazione, fasciarle con la misericordia a curarle con la solidarietà e l'attenzione dovuta.
Figli miei, anche tante nostre famiglie portano le ferite di una mancanza di comprensione e di amore. Le nostre famiglie cristiane, segno dell'amore di Cristo per la Chiesa, non cadano nell'indifferenza che umilia, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità e sentiamo la provocazione del loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell'amicizia e della fraternità. Il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l'ipocrisia e l'egoismo.
Fratelli, buona giornata: le nostre famiglie sono il luogo per amare e perciò chiamate a vivere a testimoniare l'amore del "Ti amo" che Dio ci ha dato.
Con grande affetto ed amore, vostro Padre Saverio.

Mercoledì della IV settimana di Pasqua
"Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo"
" Vita dei fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti": così è chiamato Dio, al quale si volge la preghiera dei credenti, che sperano nelle sue promesse e già adesso ricevono un'abbondanza di doni. Il più grande dono è "la grazia dei santi misteri", che sempre ci riportano la Pasqua di Cristo e ci fanno passare "dalla nativa fragilità umana alla vita nuova nel Cristo risorto". Per questo celebriamo ogni giorno l'Eucaristia. La parola di Dio è considerata come una realtà vivente che cresce e si diffonde. Alla sua diffusione con dedizione totale, impegneranno la loro vita Barnaba e Saulo: è lo Spirito che li sceglie, che li sospinge al viaggio missionario ad annunziare il Vangelo e a portare la grazia della Pasqua di Cristo. La missione allora iniziata non finirà se non alla fine del mondo. La Chiesa è sempre in viaggio missionario. La fede è la luce: è la luce di Cristo. Chi non lo accoglie rimane nelle tenebre e chiama su di se la condanna del Padre, che Cristo è venuto a rivelare e del quale trasmette la parola che dà la vita. Per Cristo andiamo al Padre e ne viviamo l'intimità.
Padre Saverio
7
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Abbiamo da alcuni giorni dato inizio alla ripresa con la fase 2. Ben quattro milioni quattrocentomila persone sono ritornate al lavoro, di questi ben 2800 persone con età dai cinquanta ai sessanta anni sono entrati a lavorare nei luoghi del nord a maggiore rischio. Prendiamo coscienza che le possibilità che sono state date non è un "libero tutti", possiamo a livello personale, avere ognuno la nostra maniera di vivere le cose anche se è vero che, chi parla, non può mai prescindere dalle reazioni di chi ascolta, pena il rischio di lanciare parole al vento. Penso, perciò, che non dobbiamo lamentarci dell'insistenza a rispettare le regole perché, quando l'uditore è distratto, la responsabilità è anche di chi parla, come fa capire un proverbio inglese secondo cui "se l'allievo non ha imparato, è il maestro che non ha insegnato". Auspichiamo che le indicazioni vengano date sempre con più chiarezza ma che si abbia sempre più la coscienza e la responsabilità di evitare di tenere gli occhi chiusi quasi un invito a concentrare l'attenzione su tutto, fuorché su quanto ci viene proposto. "Chiarità e carità. Chi parla chiaro ha l'animo chiaro", diceva San Bernardino di Siena che, come è noto, osava parlare " chiarozzo, chiarozzo". "Parlare oscuramente, lo sanno fare tutti; parlare chiaro pochissimi" (Galileo Galilei); "Chi parla difficile, è nemico del popolo" (Don Lorenzo Milani), perché lo fa sentire ignorante; "Chi scrive in modo chiaro ha dei lettori; chi lo fa in modo oscuro, solo commentatori" (Albert Camus). Il grande oratore Cicerone affermava che "narratio obscura totam occaecat orationem". Tutti abbiamo diritto di sapere come vanno le cose, ma è necessario spiegarli "non hai veramente capito qualcosa fino in fondo se non sei in grado di spiegarlo a tua nonna", diceva Albert Einstein, dato che tutto quello che si può dire può essere detto chiaramente. Per il mittente il messaggio è quanto egli pensa e dice; per il ricevente è solo quello che questi riesce a comprendere. Dopo questa saggezza teorica, anche se con risvolti pratici, quello che ora come uomo di fede e padre spirituale dei miei fratelli sento di dirvi in questo buongiorno è: abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per agevolare la tutela della nostra salute e quella degli altri. In questa fase 2 dobbiamo prestare un'attenzione dieci volte in più che nella fase 1. È banale, fratelli miei, dire vediamo che cosa succede. Una valutazione attenta dei rischi ci obbliga tutti in coscienza. La giusta esigenza di ricongiungerci con i parenti, non può non fare affidamento alla prudenza, alla serenità e all'assoluto bisogno di trasmetterci valori e necessità di dare e ricevere amore. Tornare a rinchiuderci in casa con centinaia di milioni di persone isolate, assistere alla dipartita di migliaia di anziani, ai molti medici e ai tanti sacerdoti e volontari è un peccato e una responsabilità con l'accentuarsi delle gravi conseguenze religiose, morali, economiche e sociali. Coscienza, serietà e amore e senza sbroccare.
Buongiorno a tutti cari fratelli e fedeli di Gesù Cristo che non distaccano in alcun modo la fede dalla vita.
Con grande amore e fiducia, vostro Padre Saverio.

Giovedì della IV settimana di Pasqua
"chi accoglie colui che io manderò, accoglie me;
chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato"
La Misericordia Divina ha redento l'uomo gli ha conferito una dignità che va "oltre l'antico splendore". La nostra grazia di figli di Dio, rinati nel Battesimo a vita nuova, è maggiore di quella di Adamo, appena creato da Dio. Chiediamo che questa grazia non vada mai dispersa. La predicazione di Paolo si rivolge per prima agli uomini di Israele, ai quali rivela le tappe della storia della salvezza compiutasi in Gesù. È Gesù il traguardo degli interventi di Dio. Gesù lava i piedi ai discepoli: egli si presenta, non come il signore, ma come il servo. Essi saranno beati, se con fede, imiteranno il senso del suo gesto di umiltà. Il realtà non tutti comprenderanno. Deve venire il tradimento e la passione. Quello che invece importa è di accogliere Gesù come l' "io sono", come il figlio di Dio: il Dio che così si è rivelato e ha parlato nel roveto ardente a Mosè.
Padre Saverio
8
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Papa martedì scorso ci ha invitati a pregare per i morti del "coronavirus", per coloro che sono morti da soli senza neppure la carezza di un familiare. La Chiesa ha una grande missione educativa, se è vero che un popolo va giudicato dal modo di seppellire, ricordare e onorare i propri morti. La preghiera è un'espressione fondamentale dell'attenzione della comunità cristiana: sia al defunto, con l'affidamento alla misericordia di Dio, sia ai congiunti, con l'offerta di parole di speranza e di solidarietà nel Signore. Le esequie cristiane non si riducono semplicemente, come spesso si pensa, alla benedizione della salma e a qualche segno di cordoglio ai familiari. Sono invece l'occasione per proclamare/ascoltare l'annuncio della vittoria pasquale di Cristo e per consegnare/affidare il defunto alla benevolenza di Dio Padre. La memoria di tante circostanze condivise con il defunto, la riconoscenza per i doni ricevuti dalla sua presenza e azione, la considerazione dell'importanza delle relazioni con lui, il rispetto per il corpo simbolo dell'esistenza del morto e della sua dedizione, la riflessione sul senso della vita e sul proprio destino ultimo, la ricerca del nucleo essenziale della fede, il saluto da parte della comunità, l'augurio per l'ultima tappa del pellegrinaggio terreno: sono questi alcuni elementi caratterizzanti lo stile con cui la Chiesa affronta il mistero del "transito" dei suoi figli alla vita eterna. Al defunto, battezzato e nutrito del Pane di Vita, la Chiesa riserva l'onore della chiamata per nome, dell'incenso, dell'aspersione, dei fiori, dei canti, della partecipazione dei fratelli di fede. La morte non strappa dalla comunione dei santi, intesa come meraviglioso scambio di beni spirituali, in forza del quale la santità dell'uno giova agli altri ben al di là del danno che il peccato dell'uno ha potuto causare agli altri. La preghiera per e con i defunti nasce proprio dal poter accedere al "tesoro della Chiesa", al mistero dell'unione con Cristo e con i suoi santi. La preghiera per i defunti è un'opera di misericordia spirituale, cioè un insigne esercizio di carità soprannaturale, in virtù del vincolo mediante il quale nel mistico corpo di Cristo i fedeli, ancora pellegrini sulla terra, sono uniti a quelli che hanno già concluso il loro cammino terrestre. Fratelli unici, buongiorno! Spero che ognuno di noi ogni giorno ricordiamo i nostri morti al Signore. Sento una fitta al cuore, quando sento la lamentela di questi giorni perché le esequie possono essere celebrate per la contingenza attuale solo alla presenza di 15 persone. Le lamentele, ve lo dico da fratello e padre, spesso arrivano da parte di chi pretende i funerali ma non si cura della grande realtà liturgica e teologica che vi ho richiamato. Spesso da parte di chi non ha più frequentato la Chiesa. Un rito esequiale ben celebrato o un incontro di veglia funebre, ricchi di contenuti dottrinali espressi in un linguaggio accessibile, lasciano spesso una traccia indelebile nel cuore dei presenti, coinvolti emotivamente e desiderosi di trovare una risposta alla domanda circa la morte. In attesa della Pasqua dei cicli nuovi e della terra nuova quando non ci sarà più morte buona giornata ed un abbraccio. Pregare per i defunti è un servizio valido ogni giorno, una scuola permanente di vita, un esercizio di riconoscenza e di fede.
Vostro Padre Saverio.

Venerdì della IV settimana di Pasqua
"Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me"
Siamo chiamati dalla colletta della Messa di oggi "i redenti dal sangue" del Figlio di Dio, e quindi liberati dalla schiavitù del demonio e del peccato. Infatti è il Padre, in Gesù, il "principio della vera libertà". Non è vera la libertà intesa come prepotenza, come arbitrio e ribellione ai comandamenti di Dio. Ogni relazione col peccato genera schiavitù. Nonostante tutte le apparenze contrarie, Gesù fu accolto come Messia e venne ingiustamente condannato. Del resto così era scritto di lui; ma Dio lo ha risuscitato dai morti, e ora lo attestano risorto i suoi discepoli. La "buona novella", che compie le promesse antiche, è questa; una "buona novella" che non tramonta mai e che la Chiesa non cessa di annunziare. Predicare significa sempre proclamare che Gesù è risorto da morte. Risentiamo l'esortazione di Gesù: "Non sia turbato il vostro cuore. Vado a prepararvi un posto. Ritornerò e vi prenderò con me ". Su questa promessa poggia tutta la nostra sicurezza. La morte non sarà il tragico crollo di tutte le speranze, ma la venuta di Cristo a prenderci per portarci a vivere eternamente con lui e con il Padre.
Oggi iniziamo la quindicina in onore di Santa Rita. Veramente la sicurezza di questa grande santa si è fatta forte della certezza che la morte non è il tragico crollo di tutte le speranze. La lotta per testimoniare il bene ed annunciarlo e vivere all'interno della sua famiglia le ha fatto sperimentare la tragedia del marito Paolo Ferdinando ucciso per lotte tra fazioni. Neppure la tragedia dell'uccisione del marito è stata capace di farle perdere la certezza della vittoria del bene sul male e con la forza di una donna di fede chiede al Signore che non vuole la vendetta e che preferisce perfino la morte dei figli alla vendetta per riscattare la morte del loro padre. Nulla e nessuno può turbare il nostro cuore quando la nostra fiducia, come ha fatto Santa Rita, è poggiata su Dio. Il motivo del nostro lottare, del nostro pedalare è la "buona novella" che non tramonta mai e che non possiamo cessare di annunziare: "Gesù è risorto da morte!". Prepotenza, arbitrio, ribellione a Dio, ogni schiavitù di peccato non ci rende liberi. Santa Rita, preghi ed interceda perché come lei ognuno di noi possa vivere nella libertà dei figli di Dio.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle buonanotte.
Oggi il Papa nella giornata dedicata alla "Croce Rossa" ha invitato a pregare oltre che per questa associazione per tutte le realtà di volontariato che, ha detto, fanno tanto bene. La porta della misericordia deve restare sempre spalancata nel cuore di ogni cristiano.
Dio si chinò su di noi perché anche noi possiamo imitarlo nel chinarci sui fratelli. Il bisogno di tanti nostri fratelli che in questo momento particolare chiedono aiuto a me sacerdote ed a ogni cristiano manifesta una esigenza di un accompagnamento importante, perché permette di vivere la vicinanza ai fratelli, nel momento della debolezza, solitudine, incertezza e pianto. Abbiamo detto tutti, almeno per un momento che il coronavirus ci doveva fare riflettere, cambiare vita e diventare tutti più buoni. La nostalgia del bene, di ritornare di tanti alla casa del Padre, è suscitata anche da testimoni sinceri e generosi della tenerezza divina. Tutti siamo sempre debitori di amore e di vita cristiana vissuta, verso i nostri fratelli non ci accada di lavarci le mani come Pilato o di fare l'esperienza di Caino che dichiara di non essere custode di suo fratello Abele.
Con il battesimo siamo stati immessi nella via della carità che siamo chiamati a percorrere ogni giorno con fedeltà e gioia. È la strada della misericordia che permette di incontrare tanti fratelli e sorelle che tendono la mano perché qualcuno la possa afferrare per cmminare insieme.
Volere essere vicini a Cristo esige di farci prossimi verso i nostri fratelli, perché niente è più gradito al Padre se non un segno concreto di amore. Per sua stessa natura, l'amore si rende visibile e tangibile in un'azione concreta e dinamica. Fratelli miei, buonanotte. Consideriamo prima però quanto bene abbiamo fatto oggi e quanto amore abbiamo messo nelle nostre azioni.
Se ci troviamo mancanti nel l'altro piatto della bilancia riconosciamo di avere rinnegato e tradito il nostro essere diventati con Cristo "nuova creatura." (Gal 6,15)
Sono amato, dunque esisto; sono perdonato, quindi rinasco a vita nuova; ho avuto usata misericordia perciò devo diventare strumento di misericordia.
Con l'amore nel cuore o con il rimorso di dovere rivedere la nostra vita ci custodisce e vegli sul nostro sonno la Madonna con la sua carezza. Buonanotte. Vi voglio bene.
Il vostro P. Saverio.
9
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Dice Gesù, la "verità" vi farà liberi. Mercoledì scorso il Papa ci ha invitati a pregare per i giornalisti, i comunicatori televisivi e tutti quelli che operano nel campo difficile e delicato della comunicazione. Quanto impegno e quanta responsabilità comporta il "parlare" il comunicare. Penso al mio impegno di sacerdote. Anzitutto devo io per primo ascoltare il Signore perché quello che dico giunga al cuore di chi ascolta e la Parola deve compiere un lungo viaggio in chi proclama: per scoprire ciò che vi è nascosto e gustarne il messaggio. Ho fatto la mia tesi di "Licenza in Teologia" su questo tema: "Difficoltà del linguaggio teologico. Ateismo e superstizione". "Chi parla, scrive Papa Francesco, deve accettare di essere ferito per primo da quella parola che ferirà gli altri". Chi parla e scrive senza una coscienza morale è disonesto e irresponsabile verso il compito che è chiamato a svolgere. Chi parla deve ricordare che ha davanti a se, molti occhi e molte orecchie non di rado assai esigenti "se dici meraviglie, ma le dici male, non hai detto nulla; ma se dici poco e lo dici bene, hai detto molto" scriveva San Francesco di Sales. In questo momento di grande difficoltà per tutti, certamente dobbiamo accompagnare con la preghiera giornalisti e comunicatori in genere per le loro fatiche, i rischi che corrono il bisogno di cogliere notizie di prima mano e vere da comunicare. Tutti abbiamo diritto di conoscere la verità soprattutto quando è a rischio la salute, il bene delle famiglie, il futuro dell'economia e dei giovani. Quante notizie approssimative, quante comunicazioni ambigue, quante promesse non vere, quante cose dette per fare notizia senza calcolare il rischio che comportano! Penso quante persone hanno avuto rovinata la vita per notizie di comodo o semplicemente costruite per arrivare a scopi e traguardi personali con presunte verità che si sono rivelate falsità, inganno e veicolo di grandi sofferenze e di morte. Non basta parlare in italiano a un uditorio di italiani; è necessario usare l'italiano parlato dall'uditorio. È stato detto che bisogna pensare come persone dotte e parlare come la gente comune. Mentre non può mancare la preghiera che ci ha chiesto il Papa per il mondo della comunicazione, riflettiamo per quello che possiamo trasmettere con le nostre comunicazioni. Qualcuno ha detto: prima di parlare conta fino a dieci. Credo che noi cristiani dovremmo invece pensare se ciò che diciamo è utile, serve, è trasmissione di bene. Le parole per muovere qualcosa in chi ascolta devono prima essere diventate carne e sangue e sogno, essere strappate dalle viscere, da dentro, devono aver fatto prima soffrire e gioire chi le pronuncia, e non essere tirate fuori dal taschino, belle e pronte, come un pronto soccorso buono per ogni occasione. La traduzione in immagini ci porta fuori dalla ripetitività che uccide l'attenzione in chi ascolta e che, in chi parla, uccide i sogni. I veri maestri sono quelli che dalla realtà condivisa fanno emergere il vero e mostrano che "le cose tutte grondano di luce". Il vostro discorso sia "si" se è "si" e sia "no" se è "no".
Buona giornata illuminata dalla Parola di Dio, piena di luce di verità e di amore.
Vostro Padre Saverio che vuole spendere la vita per la verità.

Sabato della IV settimana di Pasqua
"Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò"
Il mistero della Pasqua non è un avvenimento che invecchia e si esaurisce. Esso è presente e agisce nel battesimo, sacramento della rinascita. Ma bisogna che il sacramento si manifesti poi nel "portare molto frutto". Solo con questa pratica si può giungere alla vita eterna. Altrimenti i sacramenti rimangono sterili, e la morte e la risurrezione di Gesù rimangono inefficaci. C'è chi respinge la salvezza e chi invece la riceve, chi si chiude e chi si apre alla luce; chi bestemmia e chi è pieno di gratitudine e di gioia. Vediamo di stare con i secondi, di rallegrarci per essere cristiani e discepoli del Signore. Gesù è la manifestazione del Padre. Anzi, egli vive nel Padre che sta all'origine delle opere da lui compiute. Quando poi Gesù andrà al Padre i discepoli non saranno lasciati soli; e la loro preghiera diventa efficace per l'intercessione di Gesù, grazie al quale potranno fare miracoli ancora più grandi dei suoi.
Santa Rita ha testimoniato con tutta la vita che il mistero della Pasqua non è un avvenimento che invecchia e si esaurisce. La chiamano la "santa degli impossibili". In realtà solo a Dio tutto è possibile ma Santa Rita con la fedeltà al battesimo, il sacramento della rinascita rende possibile il progetto di Dio nella sua vita che umanamente parlando appare impossibile. Santa Rita "porta molto frutto" perché continuamente e non solo in un avvenimento della sua vita si apre alla luce che viene da Dio. Le grandi sofferenze della vita matrimoniale perché non l'odio e la vendetta vengono coltivati ma la gioia di essere cristiani e discepoli del Signore. La grande testimonianza di perdono inculcata ai figli a tal punto da chiedere al Signore la morte per loro anziché macchiarsi di sangue. La sua preghiera divenuta efficace perché sa che ogni discepolo non è lasciato solo e per la intercessione di Gesù tutti siamo chiamati a compiere "portando molto frutto" il miracolo di amare in cammino verso la vita eterna.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle buonanotte.
Oggi memoria liturgica di Santa Luisa, il Papa ha invitato a pregare per le suore indicando quelle che operano a Santa Marta dove lui risiede. La televisione e i mezzi di comunicazione in genere hanno lasciato cadere la cosa che non è stata sottolineata come le intenzioni delle altre mattine.
I religiosi nella Chiesa hanno un ruolo fondamentale. La nostra parrocchia ha il dono di due Comunità religiose: le "Oblate al Divino Amore" che operano in parrocchia e le "Piccole sorelle della Presentazione al Tempio" che operano nella "casa Mangione". I religiosi nella Chiesa sono una ricchezza e la punta avanzata per rispondere a particolari problemi. Molto approssimativamente noi parliamo di suore, frati, religiosi in genere senza tenere conto di una realtà grandissima e bellissima che è quella che un "fondatore" o una "fondatrice" dietro ispirazione dello Spirito Santo hanno sentito come chiamata per rispondere a un problema particolare nella Chiesa e ne hanno fatto proposta ad altri. Si tratta di rispondere a un "carisma" che nel caso del fondatore o della fondatrice si chiama "carisma del fondatore". Quelli che si lasciano coinvolgere e aderiscono ricevono il dono di quel carisma che si chiama "carisma di fondazione."
Non c'è quindi un creare confusione un assemblare di istituzioni perché ciascuno ha avuto un inizio e continua sotto l'azione dello Spirito Santo con l'esercizio del carisma proprio.
I religiosi sono coloro che riportano sul binario, con cuore libero, dinanzi ad esigenze particolari la "grande Chiesa" o la "Chiesa episcopale". Grazie Signore per i doni che ci fai e di cui noi in parrocchia particolarmente godiamo.
Nella nostra parrocchia opera anche il volontariato Vincenziano che si ispira a Santa Luisa e perciò vi invito a pregare prima di andare a letto con la preghiera dei Vincenziani che Norina ci ha proposto:

Signore, fammi buon amico di tutti
Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce lontano da Te,
a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami,
perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente,
con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall’egoismo,
perché Ti possa servire,
perché Ti possa amare,
perché Ti possa ascoltare
in ogni fratello
che mi fai incontrare.
(Preghiera del Volontario Vincenziano)
10
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Ci svegliamo in questa domenica con la Parola di Dio che ci dichiara che la salvezza divina è per tutti. Il regno di Dio non è qualcosa di vago, ma la casa del Padre, la persona del Figlio, in cui ognuno ha un posto preciso con scritto " Riservato". Ancora stamattina, giorno del Signore ci viene proclamato il Vangelo: la buona notizia - la bella notizia. Il Papa invitando a pregare per gli artisti, giovedì scorso, ha detto che "non si può capire il Vangelo senza il bello". Che riflessione straordinaria. Tutto il bello, tutto il buono, tutto il giusto, tutto il santo è Vangelo. Tutto Dio ha fatto come cosa buona. Il racconto della Genesi ad ogni cosa creata sottolinea: " E Dio vide che era cosa buona " e fu sera e fu mattino e così per tutti i giorni della creazione. Ma il primo nell'ordine della creazione, colui che può dare nome alle cose è l'uomo. Anzi l'uomo e la donna: "non è bene che l'uomo sia solo". Come possiamo fratelli non gioire della Comunità, dei fratelli che convocati dalla Parola di Dio, fatti forti del Corpo di Cristo ricevuto con amore mettono a frutto i doni ricevuti l'uno per il bene dell'altro perché si realizzi la pienezza del servizio nella Chiesa. Che bello essere cristiani, che dono essere comunità! Possiamo distruggere questa bellezza, questo capolavoro senza.... al punto da non riconoscere nessuna bellezza: i nostri volti capolavoro unico, tutta la creazione, la terra, il cielo, il mare...
Il Cardinale Martini in una delle sue lettere pastorali alla Chiesa di Milano in occasione della quaresima si domandava: " quale bellezza salverà il mondo" ed il Vescovo Martini dopo una lunga disamina delle bellezze, concludeva: "La bellezza che salverà il mondo è quella di dentro, quella dell'anima". Fratelli miei, anime belle, convertiamoci a non distruggere a non rovinare, a non inquinare, a non produrre pandemia. Noi siamo, ci dice la liturgia di oggi: "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato". Buona Domenica! Ci siamo detti che augurare buona domenica significa augurarci di essere risorti con Cristo. La domenica è luce, è resurrezione, è vita. La domenica significa essere noi portatori di quella bellezza che Cristo risorto, rifacendo la creazione, ci ha ridato con il Battesimo. Siamo noi l'opera d'arte più importante, siamo noi il capolavoro di Dio. Verissimo quello che dice il Papa: senza l'arte, la bellezza, non si può capire il Vangelo. Se togliamo l'uomo, la sua bellezza, il suo essere figlio di Dio, il rispetto e la stima che ci dobbiamo gli uni gli altri, che cosa resta del Vangelo, quale bella notizia diventa se noi abbiamo chiuso gli occhi e le orecchie alla vita di comunione e condivisione, al riconoscerci fratelli. Buona domenica, buona domenica! Quale cosa più grave allora di non vivere la domenicain tutta la sua pienezza. Distanti per ora ma vicini. Ognuno senta il bisogno della presenza, del calore, della testimonianza e del debito di amore che non ci toglieremo mai. Se quanto ci siamo detto è stupidità e raccontini per bambini lasciamo perdere tutto, ma se è la nostra vita comportiamoci di conseguenza. Alla distanza forzata che lo stato chiama "distanza sociale" usiamo il termine più cristiano e più vero per noi: "distanza di protezione". Vicini a tutti e particolarmente ai più deboli, buona domenica a tutti. Cristo è risorto! Vi abbraccio a cuore grande.
Vostro Padre Saverio.

V Domenica di Pasqua
"Io sono nel Padre e il Padre è in me"
"Il solo vero peccato è rimanere insensibili alla risurrezione (Isacco di Ninive VII secolo). È a partire dalla luce della risurrezione che dobbiamo leggere tutto il Vangelo. Il testo si apre con un invito: "Non sia turbato il vostro cuore". La prima lettura ci mostra come nasca l'organizzazione della Chiesa: si individuano i carismi di ognuno, cioè i doni ricevuti da Dio, perché siano messi a frutto per i fratelli, e si cominciano a suddividere gli incarichi nella comunità, così che gli apostoli si possano dedicare alla preghiera e al ministero della Parola, cioè alla predicazione. Nella Chiesa, come nella liturgia, non tutti fanno tutto, ma ognuno è chiamato a svolgere bene il suo compito con dedizione. I sette diaconi, cioè servitori, rappresentano con il loro numero simbolico, la pienezza del servizio nella Chiesa. La seconda lettura ci presenta la vita del cristiano: è unito a Cristo in maniera indissolubile. Se Cristo è la roccia, noi siamo le pietre che da essa sono tratte e formiamo con Lui l'edificio della Chiesa. Sul nuovo popolo di Dio si concentrano tutti i titoli e i privilegi d'Israele. Siamo noi ora "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato", noi che con il battesimo siamo stati chiamati dalle tenebre alla luce del Risorto. Il Vangelo ci porta un testo di grande consolazione. Di fronte allo sgomento dei discepoli per la sua dipartita Cristo afferma: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Egli aveva chiamato "casa del Padre" il tempio di Gerusalemme (Gv.2,16) che poi aveva identificato con il suo corpo: la casa del Padre e lo stesso Figlio. L'abbondanza delle dimore indica proprio la salvezza divina che è per tutti. Il regno di Dio non è qualcosa di vago, ma la casa del Padre, la persona del Figlio, in cui ognuno ha un posto preciso con scritto "Riservato". Non siamo esseri anonimi, ma persone che il Padre attende e per le quali il Figlio prenota un posto preciso. Nel momento della paura riportiamo alla mente l'immagine di un posto riservato solo per noi, siglato da Dio con il nostro nome, conservato solo per noi, custodito fin dalla fondazione del mondo, perché ognuno è amato da sempre e per sempre dall'eterno amore di Dio.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle, buonanotte.
Sta per chiudersi anche questa giornata di domenica . Augurare buona domenica significa augurarci di essere risorti con Cristo , essere diventate nuove creature . Le condizioni attuali particolarmente ci invitano alla riscoperta dell'incontro con gli altri.
Non si può dire di avere celebrato la domenica se si guarda l'altro con indifferenza e se si gira lo sguardo quando vediamo la sofferenza degli altri . Abbiamo oggi ascoltato dalla Parola di Dio che la salvezza è un fatto universale e che ognuno di noi nell' economia della salvezza ha un posto riservato .
Gli Atti degli Apostoli ci hanno trasmesso oggi l'esigenza dei primi cristiani di creare dei Diaconi per i bisogni sempre crescenti della Comunità .
La Parola del Signore sempre ci chiama a uscire dall'indifferenza e dall'individualismo in cui si è tentati di rinchiudersi per condurre una esistenza senza problemi . Non ci sono alibi che possono giustificare un disimpegno quando sappiamo che Gesù si è identificato con ognuno di loro . Possiamo alla fine di questa giornata di amore , di vita , di resurrezione , di Comunità; in questa giornata in cui abbiamo sentito il bisogno di fare gli auguri e ringraziare le nostre mamme per quello che sono e quello che fanno senza guardarci attorno e sentire cosa c'entra la domenica con tutto questo.
Possiamo chiudere il giorno di domenica senza guardare in rapporto ad essa le nostre famiglie , le mamme , i mariti , i figli , le coppie divise , i conviventi , i fidanzati , gli anziani, i soli , i malati . Gesù ci offre una vita nuova , e noi preferiamo di stare nel vecchio e nelle nostre visioni personali. Per tanti è domenica perché c'è un pranzo più ricco o si fa qualche passeggiata . C'entra la domenica con la morte , con quella di una nostra giovanissima sorella con dei bambini che non potranno più chiamare e ricevere l'affetto della loro mamma . Con un marito che improvvisamente diventa anche madre e deve fare i conti non solo con l'amore della sua vita che ha perduto , ma anche con la vedovanza che non ha scelto come vocazione. Fratelli , non diciamo coraggio , non diciamo questa è la vita , tutto passa e domani è un altro giorno e si vedrà .
Dio oggi mi chiama , oggi mi mette le braccia al collo , oggi è per me padre , madre , fratello e sorella .
La domenica , questa domenicaè un invito a non fraintendere dove è determinante impegnarsi .
O è vero che Dio è per noi e anche tra le lacrime dobbiamo non perdere la fede e fare la sua volontà oppure ci chiudiamo alla salvezza e al suo abbraccio di amore .
La nostra Comunità nel giorno di domenica , nel giorno del Signore faccia giungere a tutti la carezza della preghiera e della testimonianza dei credenti .
La nostra mamma Maria ci trasmetta l'amore e la sensibilità di Lei che fidandosi del suo Figlio ci dice: "Fate tutto quello che Lui vi dirà".
Buonanotte e tanto amore e pace per tutti.
Il vostro fratello e padre,
Saverio.
11
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Le nostre famiglie cominciano ad incontrarsi almeno con i membri che la costituiscono. C'è uno sguardo da ritrovare e da chiedere come grazia. È lo sguardo con cui Gesù guardava le folle smarrite e stanche, come pecore senza pastore. Questo sguardo provoca in Lui un movimento viscerale di profonda compassione. Lo sguardo suo incrociava gli sguardi, leggeva il disagio, la stanchezza, lo smarrimento, leggeva nel cuore, si coinvolgeva in quella sofferenza, e diventava poi parola che illuminava, confortava, e poi guariva e moltiplicava il pane per il nutrimento. Oggi dobbiamo con l'aiuto di Gesù leggere i nostri occhi, i nostri sguardi coperti da mascherine, quelli dei nostri bambini, dei genitori, degli anziani, dei fratelli e degli amici in un contesto del tutto nuovo ma con il desiderio, come faceva Gesù, di leggere con il cuore e nel cuore dei nostri cari e rispondere al loro bisogno più vero. Coperti da una mascherina cercare di condividere il dolore immenso ed il pianto di chi perde una persona cara o condividere la gioia del compleanno di un nipotino al quale rimarrà impresso un volto coperto ed un gesto di amore non totalmente comprensibile. I nostri volti coperti da mascherine che incrociano "indifferenti" nei comportamenti, persone avide di guadagno, gente disposta ad approfittare del momento per fare il male e delinquere. Una delle peggiori cose che ci possa accadere è perdere il nostro sguardo di misericordia e cadere nella "globalizzazione dell'indifferenza". L'indifferenza genera la durezza del cuore e l'assuefazione alle sofferenze intorno a noi, chiudendo il cuore nell'egoismo e nella paura. Abbiamo dichiarato, spaventati dalla pandemia, che dovevamo convertirci, diventare più buoni. Il Signore desidera che noi impariamo da Lui ad avere uno sguardo di misericordia. Madre Speranza, sulla cui tomba tanti di noi abbiamo pregato a Collevalenza, diceva: "Se vi capita di trovarvi con una persona oppressa dal dolore fisico o morale non cercate di soccorrerlo o fargli un'esortazione senza avergli, prima, rivolto uno sguardo di compassione".
Fratelli miei, la tentazione che tutti subiamo è quella di allontanarci da coloro che piangono e quelli che cercano solitudine ma sentono al tempo stesso il bisogno di sfogarsi e noi dobbiamo offrire la possibilità di farlo, facendo in modo che la nostra fiducia sia per essi una tavola di salvezza.
Fratelli miei, buongiorno! Il Signore ci aiuti a comprendere, sentire e simpatizzare con chi particolarmente in questo periodo è tentato di rompere ogni contatto e le nostre mascherine che siamo costretti ad indossare, ci servano solo per protezione e mai come scusa per allontanarci dai fratelli e non prendere a cuore i loro problemi. Nel momento in cui li avremo capiti, li vedremo consolati, le nostre parole saranno un balsamo per le loro fatiche.
Con la disponibilità ad aprire il cuore a tutti e a dare una mano vi auguro ancora una buona giornata e vi abbraccio.
Vostro Padre Saverio.

Lunedì della V settimana di Pasqua
"Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome,
lui v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto"
Il cristiano, pur nelle vicende del mondo, tiene il suo cuore fisso a Cristo risorto, causa della sua gioia vera. Un giorno egli lo raggiungerà: ma occorre alimentare il desiderio ed essere fedeli ai comandi divini, amandoli e non sopportandoli per forza. Il cristiano è nel mondo, ma anche fuori del mondo: ha vivo il senso dell'esistenza come in un passaggio. Il suo traguardo sta oltre. Per ciò si impegna in questo mondo, cercando già di rendere visibile la grazia di Cristo risorto specialmente attraverso la carità, che ci unisce tutti in un solo cuore. La missione è un rischio, il Vangelo genera persecuzione. Ma non mancano i segni che attestano la sua validità. Così il miracolo dello storpio, che viene risanato per la sua fede. Dall'altra parte il miracolo non esalta gli apostoli, "esseri umani, mortali", come tutti. Quello che importa è convertirsi da una vita vana, senza senso, a Dio, che si rivela a chi sappia leggere le sue prove nel mondo. L'amore verso Cristo si manifesta nella fedeltà ai suoi comandamenti. Chi ama così viene a sua volta amato dal Padre e da Gesù che lo rivela. Nel cuore poi di chi ama dimoreranno il Padre, il Figlio, e il Consolatore che il Padre manda per i meriti di Gesù.
Santa Rita è stata provata nel mondo da vicende di ogni genere che potevano distoglierla dal tenere il suo cuore fisso a Cristo risorto. Chi ama cerca il bene della persona amata e fatto forte della grazia che viene da Dio sa che una persona vale per quello che riesce a fare per gli altri. A nessuno sfugge che gli altri sono prima di tutto quelli di casa nostra. Umanamente parlando siamo tentati di proteggere e custodire e cercare sicurezze che ci appaiono utili ed immediate a prescindere dal tutelare valori cristiani, debiti di amore e riferimento al nostro vero bene, alla salvezza eterna. La fedeltà a Cristo si manifesta nella fedeltà ai suoi comandamenti e Santa Rita ha realizzato tutto questo confidando sulla Parola del Signore, sulla speranza che non delude. Nel cuore di Rita, fedele ed innamorato della volontà del Padre il riferimento era sempre rivolto a Gesù che avendo dato la vita, ci impegna a riconoscere che non c'è amore più grande di chi dà la vita per la persona amata. Anche nella nostra chiesa a Sant'Oliva la statua di Santa Rita è raffigurata con il Crocifisso in mano. I Padri della Chiesa hanno da sempre affermato che il Crocifisso è la sintesi del Vangelo. Solo il Vangelo, l'adesione alla Parola di Dio ci può liberare il cuore, ci può convertire e cambiare la vita. Le tante prove della vita, le nostre croci, le malattie, le difficoltà di rapporto, l'educazione dei figli, le difficoltà di comprensione e perdono i famiglia possono trasformarsi in tragedie, divisioni od opere di morte oppure lasciandoci aiutare e guidare dal Vangelo, come ha fatto Santa Rita, diventano santità e salvezza.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle buonanotte.
Ogni giorno più vedo movimento per le nostre strade e presenze fugaci nella nostra chiesa di persone che per assolvere alle loro devozioni si portano davanti la statua del Sacro Cuore e poi dinanzi a quella di Santa Rita o viceversa. Naturalmente devo ancora aiutare a capire che il primo incontro e il primo saluto va rivolto a Gesù realmente presente, persona viva e vera, nel Sacramento dell'Eucaristia , nel Tabernacolo dove pure c'è sempre una lampada rossa accesa che ne indica la presenza. Questa ci dice: fermati è rosso, prima di andare oltre riconosci che è Lui che ti deve dare il lascia-passare per continuare sicuro il tuo cammino. Guidare sicuri è importante per noi e per gli altri. Tutti ci sentiamo autisti provetti quando la strada è libera, quando percorriamo un rettilineo dove si può correre solo pigiando sull'acceleratore. Il Papa, questa mattina, ci ha messo davanti percorsi accidentati dove non si può correre, anzi, dove siamo veramente spericolati e portatori di morte, se continuiamo la nostra marcia senza accorgerci degli ostacoli, dei feriti o addirittura dei morti lungo il nostro cammino. Il Papa ci ha invitati a pregare per chi non ha lavoro, per chi è stato licenziato e non più assunto, per chi lavorava in nero ed ora non trova più nemmeno le briciole che prima cadevano dalla tavola del ricco epulone.
Stasera andiamo a letto ed ognuno di noi oltre alla carità della preghiera provi ad allungare la mano, "senza che sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra" verso i nuovi poveri che sentono vergogna a rivelarsi e che noi tante volte conosciamo.
La Madonna mentre ci copre per un sonno sereno, ci metta nel cuore gesti di amore e di tenerezza che sapremo inventare verso i nostri fratelli più sfortunati e che come noi sono suoi figli. Buonanotte, prima di addormentarci pensiamo che per conformarci a Cristo dobbiamo volgere l'attenzione ai più infelici, ai poveri, ai malati, a chi è nella solitudine. Una visita, un dono, una telefonata, ma anche un impegno più serio e perseverante, là dove c'è bisogno possono portare luce in una giornata altrimenti triste e grigia. Vi abbraccio. Aiutiamoci a toglierci il debito dell'amore.
Il vostro parroco Padre Saverio.
12
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Durante questo tempo di pandemia, ho potuto toccare con mano quanto bene è presente nel mondo e attorno a noi. Le mascherine che ci hanno fatto coprire il volto non hanno coperto ed atrofizzato il cuore. Quando si ferma il cuore, la vita finisce. Quanto bene non conosciuto perché si realizza quotidianamente in maniera discreta e silenziosa. Anche se non fanno notizia, esistono tuttavia tanti segni concreti di bontà e di tenerezza rivolti ai più piccoli e indifesi, ai più soli e abbandonati. Esistono davvero dei protagonisti della carità che non fanno mancare la solidarietà ai più poveri e infelici. Ringraziamo il Signore per questi doni preziosi che invitano a scoprire la gioia del farsi prossimo davanti alla debolezza dell'umanità ferita. Con gratitudine penso ai volontari della nostra parrocchia che anche in questo tempo di "coronavirus" a nome della Comunità hanno dedicato il loro tempo, anche a rischio della salute ed hanno manifestato la presenza e vicinanza di Dio con la loro dedizione. Per Giovedì 14 maggio p.v. il Papa ha indetto una giornata di preghiera di sacrificio e di carità per le emergenze che sono davanti ai nostri occhi. Vi tendo ancora la mano, come abbiamo fatto precedentemente, perché tutti ci facciamo presenti mettendo in busta qualcosa e imbucando la nostra offerta nel bucalettere delle nostre Suore Oblate via S.Oliva, 17. È il momento di dare spazio a genuine opere di carità per dare vita ad azioni frutto della grazia. La Chiesa ha bisogno di raccontare oggi quei "molti segni" che Gesù ha compiuto e che "non sono stati scritti" (Gv.20,30), affinché siano espressione eloquente della fecondità dell'amore di Cristo e della Comunità che vive di Lui. Sono passati più di duemila anni, eppure le opere di carità continuano a rendere visibile la bontà di Dio. Masse di persone che continuano a migrare in cerca di cibo, lavoro, casa e pace. Il coronavirus, questa malattia che nelle sue varie forme in questo momento, è motivo di grande sofferenza e richiede aiuto, consolazione e sostegno. L'individualismo esasperato che fa parte della nostra cultura occidentale porta a smarrire il senso di solidarietà e di responsabilità verso gli altri. Dio stesso rimane oggi uno sconosciuto per molti; ciò rappresenta la più grande poverta e il maggior ostacolo al riconoscimento della dignità inviolabile della vita umana. Insomma le opere di misericordia e di carità costituiscono la cartina di tornasole dell'incidenza grande e positiva della misericordia. Buongiorno! Come comunità, come famiglie e come singoli riscopriamo la gioia della condivisione e della bellezza della solidarietà. Oggiche attorno a noi il male che ci spaventa e lascia incerto il nostro futuro, genera nuove forme di povertà spirituale e materiale, la Chiesa, cioè noi, siamo chiamati ad essere sempre pronti e vigili per individuare i bisogni ed andare in soccorso con generosità ed entusiasmo.
Buongiorno!
Con l'augurio che ognuno di noi abbia come misura l'amore che è senza misura e che non conosce limiti perché va sempre oltre.
Vi abbraccio e benedico ogni vostra iniziativa di amore. Vi voglio bene.
Il vostro parroco
Padre Saverio.

Martedì della V settimana di Pasqua
"...contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre,
e come il Padre mi ha comandato, così io agisco"
Il motivo della gioia della Chiesa è la risurrezione di Gesù. In questa gioia essa offre il pane e il vino, e celebra l'Eucaristia, sacramento pasquale, segno che contiene ed elargisce il corpo e il sangue di Cristo morto e risorto. Per questa comunione ad essi, vive in noi la certezza della vita che non muore. Predicare il Vangelo facilmente è subire la persecuzione. Così è stato per Paolo, che però non si disanima, ma con Barnaba prosegue la sua missione ed esorta "a restare saldi nella fede ". Come per una legge: "È necessario attraversare molte tribolazioni per amore del regno di Dio". Dio del resto accompagna e rende fecondo il lavoro missionario: è lui che "apre la porta della fede". Gesù lascia ai discepoli la sua pace, che toglie ansietà e turbamento dal cuore. La partenza imminente non sottrarrà per sempre Gesù ai suoi discepoli: al contrario la sua passione rivelerà il suo amore per il Padre. Quanto al "principe del mondo", il demonio, non sarà in grado di toccare Gesù Cristo risorto. Noi viviamo la gioia della risurrezione, che, se ha interrotto la visibilità del Signore, lo ha reso ancora più presente a ogni epoca e presso ogni uomo. È la fede che rende Gesù così vivo presso di noi. Il cammino della vita, la ferialità di ogni giorno ci interpellano con tutti gli interrogativi ai quali siamo chiamati a rispondere. Santa Rita vive nella certezza della vita che non muore. Non basta un vago riferimento ai valori nei quali crediamo. Il nostro credo fa riferimento non ad una ideologia, una filosofia e neppure ad una religione con norme da osservare, ma ad una persona viva. Il Crocifisso morto e risorto. La forza della Chiesa è la persona viva di Gesù che è rimasta con noi. È la celebrazione del sacramento pasquale, l'offerta del pane e del vino, l'Eucaristia "l'universa nostra caritas" come diceva S.Agostino. Aderire a Cristo, alla sua parola significa sapere che "è necessario attraversare molte tribolazioni" per rendere fecondo ogni nostro impegno e restare in quella pace che Gesù ci ha lasciato e che ci toglie ogni turbamento dal cuore. Santa Rita, fortemente unita all'Eucaristia, alla quale partecipava ogni giorno, superando contrasti ed impedimenti, ogni giorno sperimentava tra sofferenze e lacrime che è la fede che rende vivo Gesù presso di noi. In questa quindicina che la nostra Comunità, nell'ascolto della Parola di Dio, sta celebrando in amore di Santa Rita, invochiamo la sua intercessione, guardiamo la sua grande testimonianza di fede e nelle sofferenze, incomprensioni e difficoltà del momento, nei momenti di pianto delle nostre famiglie lasciamoci abbracciare dall'esempio e dalla vita di Santa Rita che ha sperimentato la certezza e la gioia della risurrezione che rende presente il Signore in tutta la nostra vita.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle buonanotte.
Ciò che non avremmo mai immaginato è successo: la chiusura delle parrocchie e di tutte le attività religiose pubbliche. Ci lamentavamo che la gente frequentava poco, ogni anno sempre meno, ma mai avremmo sospettato che le chiese sarebbero state chiuse per legge, cosa che non è avvenuta neppure ai tempi di Napoleone e ancora prima al tempo delle catacombe, dove almeno era possibile radunarsi.
I nostri morti che se ne vanno senza la presenza dei familiari e delle persone care, senza un funerale religioso. Neppure la possibilità di pregare il Rosario attorno alla salma, vedere l'ultima volta Il volto della persona cara. Niente. Le chiese chiuse, le scuole chiuse, gli oratori chiusi, le case di riposo inaccessibili ai parenti. E la questione economica? Anche per le parrocchie perché l'assenza dei fedeli toglie quella che era l'entrata per sovvenire alle necessità. Operatori nel settore turistico, imprenditori, ristoratori, baristi, fioristi, che non sanno se potranno riaprire le loro attività. Quelli che non hanno più riferimenti, lavoratori senza stipendio, bollette da pagare. Famiglie a lutto , inquietudine del dopo, su cosa accadrà.
Quando trentasette anni fa come dopodomani il 14 maggio 1983festa di San Mattia, l'apostolo chiamato a sostituire Giuda il traditore, diventavo parroco di Sant'Oliva con entusiasmo giovanile, non avrei mai immaginato quello che mi sarebbe accaduto nel 50° del mio sacerdozio. Angustie, lacrime, sofferenza di vario genere nei miei anni di sacerdozio e quelli attuali non mi hanno fatto perdere l'entusiasmo di alzare ogni giorno per voi e con voi Il calice della salvezza e sperimentare quello che vuol dire costruire una Comunità attorno all'Eucaristia.
Il nostro tutto, "Universa Nostra Caritas" come dice Sant'Agostino. Anche se guardo con trepidazione la data del prossimo 18 maggio quando torneremo timidamente a radunarci come Assemblea Santa, confido che il tempo attuale sia come in autunno quando il contadino ara i campi, tutto sembra capovolgersi ma poi viene la primavera e l'estate e tutto cambia.
Per una Comunità, per la nostra Comunità di Sant'Oliva tutto dipenderà dal nostro celebrare l'Eucaristia.
Mi affido, ci affidiamo alle persone buone, a quelle che pregano e agiscono, a chi soffre, a chi ama la Chiesa e la Comunità perché il nostro essere Chiesa sia vero e ci porti a salvezza. Buonanotte. Maria Madre della Chiesa, la prima dei cristiani, coLei che va avanti ci copra con il suo manto e preghi e interceda per noi.
Con amore e dedizione totale. Il vostro parroco P. Saverio.
13
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
In maniera sommessa si riprende il lavoro. Tanti non riescono a riprendere e tanti sono costretti a chiudere la loro attività. La vergogna che provano tanti nostri fratelli deve essere superata dalla dignità restituita. Tanti fratelli non hanno più nulla, la loro vita si rivela all'estremo perché hanno perso la dignità privati del necessario. Noi siamo chiamati a farci attenti e disponibili per rivestire, impegnati rendendoci solidali perché i nostri fratelli nudi riacquistino la dignità di cui sono stati spogliati. "(Ero) nudo e mi avete vestito" (Mt.25,36), pertanto, obbliga a non voltare lo sguardo davanti alle nuove forme di povertà e di emarginazione che impediscono alle persone di vivere dignitosamente. Non avere il lavoro e non ricevere il giusto salario; non potere avere una casa, aver perso la propria azienda, il proprio lavoro, essere discriminati... queste e molte altre sono condizioni che attentano alla dignità della persona, di fronte alle quali l'azione misericordiosa dei cristiani risponde anzitutto con la vigilanza e la solidarietà. Quante sono oggi le situazioni in cui possiamo restituire dignità alle persone e consentire una vita umana! Pensiamo solo a tanti bambini e bambine che in questo tempo del coronavirus sono stati condizionati da limiti di affetto, di spazi, di convivenza forzate dei loro genitori costretti a stare assieme non per amore che hanno fatto si che subissero violenze di vario genere che hanno rubato loro la gioia della vita. I loro volti tristi e disorientati impressi nei nostri occhi e nel nostro cuore, chiedono il nostro aiuto per essere liberati dalle schiavitù del tempo contemporaneo. Guardiamo con estremo amore oggi i nostri piccoli, i bambini che sono i giovani di domani. I giovani sono coloro che devono prendere in mano le redini per domani. Tutto il nostro amore ed il nostro impegno perché si preparino a vivere con dignità e responsabilità. Il nostro essere cristiani esige di non rimanere inerti e di scacciare l'indifferenza e l'ipocrisia, perché i piani e i progetti non rimangano lettera morta. Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere sempre pronti ad offrire in maniera fattiva e disinteressata il nostro apporto, perché la giustizia e una vita dignitosa non rimangano parole di circostanza ma siano l'impegno concreto di chi intende testimoniare la presenza del Regno di Dio. Buongiorno!
Il vostro parroco
Padre Saverio.

Mercoledì della V settimana di Pasqua
"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi..."
L'Eucaristia non è la semplice memoria di un evento trascorso: la redenzione, quindi la morte e la risurrezione di Gesù, operano "nei misteri". Nessuna lontananza nel tempo ci priva delle grazie meritate da Gesù in croce. L'Eucaristia ci lega alla croce e ce ne infonde il merito e la forza. La legge di Mosè non conta più: ormai conta la grazia di Cristo, che opera mediante la fede, l'accoglienza del Vangelo e l'adesione del cuore. Il problema del rapporto Vangelo - legge ebraica suscita animata discussione. A Gerusalemme gli apostoli e i capi responsabili nella Chiesa lo risolveranno felicemente, proclamando il primato della grazia. Se siamo uniti a Cristo la nostra vita è feconda, porta frutti; se invece siamo distaccati da lui, non portiamo frutti e siamo come rami secchi, destinati ad andare nel fuoco. Santa Rita, come ci dice oggi la liturgia, ha scoperto e vissuto " l'oggi " di Dio nella storia. La salvezza non è un fatto lontano nel tempo ma l'Eucaristia ci lega alla croce e ce ne infonde il merito e la forza. Santa Rita è la donna intimamente unita a Gesù Crocifisso che, nella contemplazione della Croce, ha trovato la forza di risorgere dalle sue situazioni di dolore che continua a far risorgere dal male e dalle prove coloro che la imitano nelle sue virtù cristiane. Il Vangelo oggi ci dice che solo se uniti a Cristo possiamo portare frutti. Tutti i fatti di morte della vita di Santa Rita, innestati nella vita di Cristo portano frutto. Fuori della nostra adesione a Cristo siamo rami secchi, senza vita, destinati solo ad essere bruciati nel fuoco.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle,buonanotte.
Anche oggi mi sono trovato in chiesa a raccogliere le lacrime di una famiglia intera che è venuta a cercare conforto e preghiera per un giovanissimo papà , padre di due bambine, che improvvisamente si è visto precipitare dal balcone di casa mentre cercava di sistemare una grondaia otturata dai colombi. Ho sentito stringermi il cuore, ho applicato la messa per la sua salute. Si tratta di un nostro parrocchiano. Sono particolarmente legato alla famiglia sua ed a quella della moglie: ragazzi veramente semplici e buoni. Pensare ad un ragazzo pieno di vitalità, ridotto a terra come un fantoccio rotto mi ha messo nel cuore ancora una sofferenza che oltre a quella del coronavirus in questo periodo attanaglia il mio cuore e quello di più persone a noi vicine.
La sofferenza supportata dalla preghiera mi ha fatto sentire padre e fratello e gli anni mi consigliano sempre più di percorrere e fare percorrere la strada della volontà di Dio. Mistero è la sofferenza e mistero è la morte. Tutto però concorre al bene di coloro che amano Dio, perché Dio è dalla nostra parte e Gesù si è fatto uomo ed è morto e risorto per noi. All'interno delle nostre famiglie: preoccupazioni, apprensioni, malattie, futuro dei figli, sofferenze procurate da chi per egoismo attenta alla serenità delle nostre famiglie, difficoltà di rapporti di coppia, capacità di perdono, mancanza di amore.
Tutto questo crea in me preoccupazione ed apprensione facendomi trepidare fino a provare tante volte anche una sofferenza fisica che si assomma a quelle mie personali.
Gioia e dolori, fatiche e speranze: oggi vedermi arrivare Selene con il marito Mauro e con in braccio Mia Carol che avremmo dovuto battezzare la notte di Pasqua ed anche con il più grandetto Lorenzo sentirmi dire: oggi è l'anniversario del nostro matrimonio. Siamo venuti a ringraziare il Signore, preghi per noi e con noi e ci dia una benedizione. Andiamo a letto stasera, facendoci guidare dal senso di chiesa che ci suggerisce San Paolo: "Gioite con chi gioisce, piangete con chi piange". Questo si può vivere però e sperimentare quando si ha il senso di Chiesa e di Comunità che non può chiamarsi tale per soli puri rapporti di solidarietà ed anche per quella che chiamiamo amicizia ma dove al centro non c'è Cristo e quando va bene solo il buon senso e la cortesia. Mia amata Comunità, questa sera prima di andare a letto preghiamo per quelli particolarmente sotto la croce, per tante sofferenze fisiche e morali. La intercessione della Madonna di Fatima che oggicelebriamo e che abbiamo visto deviare la mano assassina nei riguardi di San Giovanni Paolo II ci liberi da ogni male.
Anche il nostro pellegrinaggio quest'anno lo stavamo preparando verso Fatima.
La Madonna ci liberi da ogni male e nel condividere la vita con i nostri fratelli teniamo conto di quello che Gesù ci dice: "È per me fratello, sorella e madre chi fa la volontà del Padre mio". Chiediamo ancora la intercessione di Santa Rita che all'interno della sua famiglia ha affrontato le sofferenze confidando nel progetto di amore di Dio.
Vi voglio bene.
Il vostro fratello e parroco
P. Saverio.
14
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi 14 maggio è la festa di San Mattia Apostolo. Proprio il giorno di San Mattia, chiamato a sostituire Giuda il traditore, io ho ricevuto ed accettato l'impegno del servizio pastorale come parroco di Sant'Oliva. Era l'anno 1983. Ad ogni sacerdote, viene affidato il compito della predicazione e della celebrazione dell'Eucaristia nel giorno del Signore, giorno in cui Dio agisce per la vita e la salvezza dell'uomo. Questo l'impegno e la promessa di amore, il debito al quale non mi posso sottrarre ed al quale, con la vostra preghiera e la vostra comprensione, voglio assolvere il meglio possibile una sola mensa per tutti. Nella sua forma più piena e più perfetta, l'assemblea si realizza quando è radunata attorno al suo Vescovo, o a coloro che, a lui associati con l'Ordine sacro nello stesso sacerdozio ministeriale, legittimamente lo rappresentano nelle singole porzioni del suo gregge, le parrocchie. Questa pienezza è tale da accogliere e assumere in se ogni dono e ogni ministero particolare. Il gruppo, o il movimento, da soli, non sono l'assemblea; essi stessi sono parte dell'assemblea domenicale, così come sono parte della Chiesa. Chiesa vuol dire assemblea; la Chiesa vive e si realizza innanzitutto quando si raccoglie in assemblea convocata dal Risorto ( "là mi vedranno" Mt.28,10 ) e riunita nel suo Spirito. Il "dies dominicus" è anche il "dies Ecclesiae", il giorno della Chiesa. Una comunità riunita nella fede e nella carità è il primo sacramento della presenza del Signore in mezzo ai suoi: nel segno umile, ma vero, del convenire in unum (1Cor.11,20) nel ritrovarsi dei molti nell'unità di "un cuore solo e un'anima sola"(At.4,32), si manifesta l'unità di quel corpo misterioso che è la Chiesa. Il cristiano non può vivere senza celebrare il mistero del giorno del Signore. Prima di essere una questione di precetto, è una questione di identità. Il cristiano ha bisogno della domenica. Dal precetto può anche evadere, dal bisogno no. "Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore!". Con questa bella testimonianza sulle labbra, i 49 martiri di Abitene, con a capo il prete Saturnino, affrontano gioiosamente la morte, piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore: il "giorno nuovo", il primo della nuova creazione inaugurata dalla risurrezione di Cristo, nella quale il tempo mondano (chronos) si fa tempo della grazia (kairòs). In questo giorno, 14 maggio, San Mattia, in cui mi sono impegnato ad amarvi e senvirvi, questo mio ritornare sul tutto del nostro essere cristiani, come sempre vi ho annunciato e testimoniato dopo cinquanta anni (28 giugno 2020) ancora vi dichiaro che la comunità si costruisce attorno all'Eucaristia. L'assemblea cristiana, sacramento della presenza di Cristo nel mondo, deve sapere esprimere in se stessa la verità del suo "segno":
- nell'amabilità dell'accoglienza che sa fare unità fra tutti i presenti;
- nell'intensità della preghiera che sa aprire alla comunione con tutti i fratelli nella fede, anche lontani;
- nella generosità della carità che sa farsi carico della necessità di tutti i poveri e dei bisognosi, il cui grido la raggiunge da ogni parte della terra;
- nella varietà dei ministeri, infine, che sa esprimere tutta la ricchezza dei doni che lo Spirito effonde nella sua Chiesa e i diversi compiti che la comunità affida ai suoi membri.
Mi è particolarmente caro oggi ricordarci "l'Universa nostra caritas". Proprio per oggi 14 maggio, il Papa ha istituito una giornata di sacrificio, preghiera e carità. Ho dato già indicazioni sul come dare la nostra risposta comunitaria: mettendo la nostra offerta in una busta ed inserendola nel portalettere delle Suore Oblate via Sant'Oliva, 17.
Se l'Eucaristia è condivisione (espressa nel gesto dello spezzare il pane) sull'esempio di Colui che non aveva risparmiato nulla di se, allora chi ha più ricevuto, più sia disposto a donare, anche quando donare potrà sembrare perdere. In questo modo si perpetua la presenza del Risorto nel suo triplice dono: la Parola, il Sacramento, il Servizio. Buona giornata, vi voglio bene. Per voi sono sacerdote, con voi sono cristiano.
Vostro padre Saverio.

Giovedì della V settimana di Pasqua
"Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri"
Nell'Eucaristia avviene un "misterioso scambio di doni". Noi offriamo il pane e il vino; in compenso, dopo l'opera dello Spirito Santo, riceviamo il corpo e il sangue di Gesù, e quindi la comunione con la vita divina. Nell'orazione sulle offerte chiediamo che questa comunione sia "testimoniata dalla nostra vita". I pagani che si convertono non devono essere importunati con l'imposizione della legge di Mosè. È Dio che concede lo Spirito Santo, e quindi anch'essi sono chiamati a salvezza. Tutti ugualmente sono redenti "per la grazia del Signore Gesù" e purificati con la fede. Viene ordinata a loro - e sarà per transizione e per non suscitare scandalo - qualche astensione. L'astensione che conterà definitivamente è quella dal peccato. All'amore di Gesù, che ha donato la sua vita per noi, non possiamo rispondere che amando a nostra volta lui. Egli ci ha amato così come il Padre lo ha amato. Gesù precisa che l'amore non c'è se si esaurisce in parole e non risulta dall'osservanza dei comandamenti. Del resto anche lui ha risposto all'amore del Padre adempiendone la volontà. L'orazione colletta della Messa di oggi ci fa chiedere che quello che celebriamo sia testimoniato dalla vita. Santa Rita ha operato in tutti i settori della sua vita testimoniando e giocandosi senza riserve. Alla tentazione che tutti subiamo, di accontentarci di parole, Santa Rita ha testimoniato che l'amore non si esaurisce a parole ma, come Gesù ha obbedito alla volontà del Padre, così Rita ha risposto all'amore di Dio con l'amore verso quanti Dio ha posto sul suo cammino. Nell'Eucaristia avviene la comunione con la vita divina e perciò questo deve essere testimoniato con la nostra vita. I pagani devono osservare solo l'essenziale, ci dicono oggi gli Atti degli Apostoli. Santa Rita ha cercato per il marito e per i figli l'essenziale: allontanare la loro vita definitivamente dal peccato. È ciò che ognuno di noi è chiamato a vivere in risposta all'amore di Gesù che ha dato la sua vita per noi.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle, buonanotte.
Ho particolarmente riflettuto sulla giornata che oggi il Papa ha voluto ed esteso agli uomini di ogni confessione religiosa come giornata di preghiera, sacrificio e carità. Mi ha ancora colpito che questa mattina il Papa ha cambiato la prima lettura della messa per farci ascoltare l'episodio del Profeta che va a Ninive per annunciare la distruzione se non si fosse convertita.
Ha detto il Papa non sappiamo se a Ninive ci fosse una pandemia come quella che stiamo vivendo noi, ma è certo che nel mondo oggi oltre alla pandemia che sta portando tanta morte e disagi, ha detto il Papa, ci sono altre pandemie da noi volute e procurate come quella della fame nel mondo che miete più vittime che il coronavirus.
Il Papa con un coraggio ed una fede che fortemente ci interpella ha detto tutti, di qualsiasi nazione, religione e razza dobbiamo unirci per pregare il Signore e convertire la nostra vita.
Scrive Sant'Agostino: "Se vuoi ottenere misericordia da Dio, devi essere tu stesso misericordioso. Se tu che sei un uomo neghi l'umanità al tuo simile, anche Dio ti neghera' la divinità, cioè i doni dell' incorruttibilità e dell'immortalità con i quali egli ci fa diventare dei". Se Infatti Dio non ha bisogno di nulla che tu possa dargli, tu invece hai bisogno di Lui.
Egli non ti dà una delle cose che ha creato; ti dà da godere se stesso, Lui che ha creato l'intero Universo.
"Sei terra e ritornerai alla terra". "Nel giorno in cui ne toccherete, inevitabilmente morirete".
Avere misericordia, riconoscere che tu e l'altro uomo siete tutte e due miseri, Dio invece non è misero, ma misericordioso. Vivere la misericordia, vivere il perdono, la fraternità, la carità. "Date dunque ai poveri: ve ne prego, vi esorto, ve lo raccomando, ve lo comando" (Sant'Agostino disc.61,12.13) .
La misericordia si chiude in definitiva con la carità, traguardo al quale deve approdare ogni pensare e agire dell'uomo. Il Papa richiamando tutti gli uomini di qualsiasi religione e congiungerli con l'esperienza umana della preghiera, del sacrificio e della carità ha fatto emergere con vivezza come sia forte in ogni uomo il bisogno di amare e di essere amato, ma anche quale debba essere l'orientamento del cuore per non snaturare la verità e la fecondità dell'amore. L'amore non è un'astrazione, perché in Gesù Cristo, venuto ad abitare in mezzo a noi, l'amore di Dio ha preso un volto, si è manifestato, ha agito.
Fratelli, buonanotte. Riflettiamo questa sera come oggi ci ha insegnato il Papa, se l'amore ha allargato il nostro cuore a tutti ed è il vero principio ispiratore di una società in cui il bene comune diventa il fine a cui si tende esercitando l'amore. La Madonna Santissima Madre del Divino amore ci protegga e ci custodisca.
Con un supplemento di amore vi abbraccio e vi benedico.
Il vostro P. Saverio.
15
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Mentre ci avviciniamo al giorno 18 maggio, data in cui potremo ritornare a celebrare alle condizioni che ci sono state poste, vorrei rivolgere un pressante appello perché ciascuno per la sua parte collabori alla riscoperta e al recupero dei valori cristiani che sono all'origine della domenica. Tante difficoltà anche organizzative e lo stile di vita cambiato, si appongono a questo impegno comune. Si tratta di capire ed accogliere istanze che possono anche avere importanti significati umani come è il bisogno di un gioioso contatto umano. Proprio per questo sarà tanto più necessario che ognuno faccia la sua parte. Per il resto, tutta la nostra fiducia riposa in quello Spirito che è stato donato. "Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore". Le parole dei martiri di Abitene tornano attuali per i nostri tempi. L'uomo contemporaneo si lascia sempre meno raggiungere dai precetti. Certo, nessuno mai potrà abrogare il comandamento di Dio, ma i suoi comandamenti sono prima di tutto prove d'amore. Anche in questo caso. Il codice di Diritto Canonico can.1248§1 recita: Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico..."
Il "coronavirus" ci ha impedito questo ma nella maggior parte delle nostre famiglie si è ascoltata la Parola di Dio, si è dedicato un congruo tempo alla preghiera personale oltre che con gruppi di famiglie e di amici. È il Padre che imbandisce una mensa e invita i suoi figli: i fedeli sono tenuti all'obbligo di parteciparvi. Disprezzare l'invito è grave colpa; declinarlo per seri motivi è causa di rammarico; prendervi parte stancamente significa privarsi dell'abbondanza dei suoi doni. E come ogni mensa, anche la mensa della Parola e dell'Eucaristia va preparata, perché più ricca e feconda risulti la comune partecipazione. Ciascuno con i suoi doni e con il suo ministero contribuirà alla crescita del Corpo mistico di Cristo. Massima comprensione merita il fenomeno del "coronavirus" che si scontra con le esigenze legittime dei fedeli da cui nascono tante difficoltà e nuovi impegni per la pastorale. Non possiamo ignorare i danni che la pandemia, con il nuovo modo di vivere che ci viene richiesto, può arrecare non solo alla pratica religiosa, ma alle persone e, in particolare, alla comunità familiare. La legittima aspirazione a cercare, dopo i sacrifici affrontati, un momento di vita più umano, più disteso, più sano dopo la tensione accumulata, rischia di fare diventare la domenica proprio il giorno della massima estraneità. La Chiesa cerca, da parte sua, di prendere molto sul serio le esigenze dei fedeli ma appare sempre più evidente che non può bastare a risolvere il problema nei suoi molteplici aspetti. Fratelli miei, più volte sono tornato a proporvi delle riflessioni su ciò che è il tutto della nostra vita, del nostro essere cristiani. Più che mai siamo chiamati ad essere Comunità se non si vuole che anche la domenica, anziché rappresentare un momento di crescita, finisca con il diventare non solo una evasione dell'impegno cristiano ma anche un ulteriore motivo di disgregazione e di alienazione. L'urgenza del momento ci può portare a cercare soluzioni più immediate e di facile applicazione ma che mi sembrano non adatte a conseguire lo scopo che si prefiggono. Preoccupati di offrire a tutti l'opportunità di assolvere al "precetto festivo" moltiplicando oltre il giusto il numero delle Messe, al di là delle buone intenzioni, questa prassi risulta di grave pregiudizio per la cura pastorale. Essa infatti, oltre a provocare un eccessivo frazionamento della comunità, finisce con l'assorbire quasi tutto il tempo e le energie dei sacerdoti, sottraendoli alla cura e allo svolgimento di altre attività che devono concorrere a rendere più feconda la celebrazione del giorno del Signore.
Fratelli miei, le cose che vi scrivo solo chi vive la Comunità, chi è inserito in una Chiesa viva le può in qualche modo capire e condividere. A voi cari fratelli della Comunità di Sant'Oliva, per il cammino che abbiamo cercato di percorrere, a tutti ugualmente sorretti ed animati dalla carità e dallo Spirito di Cristo, al vistro entusiasmo, al vostro coraggio, alla vostra fantasia creatrice è affidato il compito grave ed urgente di restituire al giorno del Signore tutta la sua pienezza di cristiana umanità.
Buona giornata!
Vostro p. Saverio

Venerdì della V settimana di Pasqua
"Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri"
"Uniformare la nostra vita al ministero pasquale che celebriamo nella gioia": è quanto domandiamo oggi nell'orazione colletta, ed è il programma di tutta l'esistenza del cristiano. Egli deve morire al peccato e vivere la grazia che è già partecipazione alla risurrezione di Gesù. La morale di un cristiano è tutta qui: comportarsi come uno che ha in se la vita nuova dello Spirito. Le decisioni del concilio di Gerusalemme sono prese dagli apostoli e dagli anziani, ma con loro c'è lo Spirito Santo e c'è anche tutta la Chiesa. La Chiesa è una comunione. Al primo posto lo Spirito; poi la gerarchia, e unita l'intera Chiesa. In questa anche oggi non siamo degli estranei, anche se laici, ma dei fratelli. Amare Gesù non basta: si devono amare i fratelli. Questo è il comandamento del Signore: "che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati". Qui il comandamento diventa arduo, se il modello dell'amore fraterno è il suo amore per noi, è la carità dimostrata sulla croce. Le nostre fragili forze sono alimentate dall'Eucaristia; a questa mensa di grazia attingeremo la fortezza, il coraggio di amare. La Parola di Dio che oggi siamo chiamati ad ascoltare trova applicazione piena nella vita di Santa Rita. L'esistenza del cristiano trova la sua verifica non solo in quello che facciamo ma nel come lo facciamo. La gioia di affrontare la vita perché in noi opera la forza nuova della vita secondo lo Spirito. Santa Rita ha operato non perché messa dinanzi a realtà difficili doveva darsi da fare necessariamente, ma con la certezza che la sua missione, come quella di ogni cristiano, è quella di aiutare a morire al peccato e vivere e far vivere la grazia che è già partecipazione alla risurrezione di Gesù. Tutto questo nella Chiesa, con la Chiesa, in comunione con tutti come oggi ci ricordano gli Atti degli Apostoli.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle, buonanotte. Questa mattina a Santa Marta il Papa ci ha invitati a pregare per la famiglia. Il Papa ha parlato di unità, perdono, felicità, amore. Per la mia esperienza sacerdotale ormai prima di entrare nelle vostre case, mi viene spontaneo bussare e chiedere permesso per entrare. Oggi nel messaggio che ogni giorno vi mando prima di celebrare la messa vi dicevo: entriamo in punta di piedi nelle nostre case, inginocchiamoci dinanzi ai drammi delle nostre famiglie e mettiamo tutto dinanzi al Signore.
Papa Francesco facendo riferimento alla famiglia parla di una "società dello scarto" , e non solo per lo spreco scandaloso delle risorse da parte di alcuni. Si scartano anche le persone, in particolare i bambini, gli anziani, con l'aborto ,la noncuranza, l'abbandono. Problemi veramente grossi. Ma pensiamo allo scarto di tipo morale: violenza, corruzione, perversione.
Il male ci sconcerta, ci interroga ed offende dinanzi alle violenze, le ingiustizie, alle corruzione o addirittura alle perversioni anche nei riguardi dei piccoli, dei propri figli. Questa estrema miseria, non può che farci mettere in ginocchio, poiché il figlio di Dio, pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore. L'illusione di tante famiglie prigioniere della terribile trappola del denaro che fa pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. Violenze per ammassare soldi, corruzione che impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri.
Provare a vedere a spiare all'interno delle nostre famiglie, per questi e tantissimi altri problemi può solo farci mettere in ginocchio.
Ogni famiglia, ogni membro delle nostre famiglie prima o poi si trova a provare stanchezza, smarrimento, disagio, sofferenza. Quello che vi posso dire è che tutto in Cristo Gesù parla di misericordia e nulla in Lui è privo di compassione. L'aiuto che invochiamo dal Signore allora è già il primo passo della misericordia di Dio verso di noi. Ci salva dalla debolezza in cui viviamo. Il suo aiuto consiste nel cogliere la sua presenza e la sua vicinanza. Non ci manchi il coraggio e la forza di chiedere nelle nostre famiglie l'aiuto per avere occhi nuovi, per vedere le cose come le vede il Signore. "Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore". Questa la missione, il compito della Chiesa, delle nostre Comunità, della famiglia. Buonanotte. Maria Madre della famiglia ci porti a Gesù e assieme a Giuseppe unisca le nostre famiglie e ci aiuti a metterci in cammino sulle strade dove le persone vivono e muoiono, lavorano e sono disoccupate, gioiscono e soffrono, sperano e disperano, amano e odiano, costruiscono e distruggono.
Con immenso amore l'offerta del mio sacerdozio assieme a quella del matrimonio: due sacramenti per il servizio. Il vostro parroco P. Saverio.
16
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Tra le tante cose che sono venute fuori, e certamente la più importante durante la quarantena forzata per il coronavirus, è la fragilità delle famiglie e l'effetto della fragilità delle relazioni, causata, a sua volta, da un individualismo esasperato. Un individualismo che non permette di pensare che quando ci si sposa si deventi una realtà di comunione, si costruisca qualcosa di comune. L'individualismo esasperato porta le persone a essere autoreferenziali, cioè a pretendere, dall'altro e dalla coppia, che risponda a ciò che l'uno chiede. Finisce che ciascuno chiede alla coppia di potersi individualmente "realizzare". Tale autoreferenzialità, questo individualismo assoluto, non permette neppure di immaginare che esista quella che chiamiamo terza creatura. La coppia, ha scritto Erri De Luca, non è uno più uno, ma è: il contrario di due. Per noi cristiani, la coppia sono tre, o meglio la coppia è proprio quella terza creatura che si forma quando due diventano una sola cosa. Si tratta di fare venire alla luce qualcosa di nuovo e di altro. Formare una coppia è un atto di nascita! Per questo l'individualismo è un grande nemico di questa realtà. Un altro motivo di fragilità, manifestato più evidentemente con il coronavirus è la solitudine. Essa si presenta come uno dei più grandi effetti devastanti causati dalle ferite che affliggono le famiglie. La solitudine è spesso ciò che resta di relazioni immature e male impostate. La superficialità e l'incapacità di "entrare" nell'intimo del cuore dell'altro portano a esperienze assurde in cui una coppia vive insieme magari per molti anni, ma senza raggiungere mai un'effettiva e reciproca conoscenza. Abbattere il muro della solidarietà non è sempre facile e non essere soli non significa semplicemente stare in compagnia. Per essere veramente infranta, la solitudine del cuore umano chiede un ingresso nella spiritualità della persona, chiede il coraggio di incontrarsi nell'intimità profonda dell'anima. L'assottigliamento della spiritualità coincide con quello dello spessore della persona, per cui si verifica l'assenza di domande fondamentali circa la decisione di una vita di coppia. Cosa si cerca nell'altro? Cosa cerca, oggi, una donna in un uomo e un uomo in una donna? Cosa cerca una persona nella coppia? Cosa chiede una persona alla coppia? Sono domande imprescindibili alla formazione di una coppia autentica, ma non sempre presenti nella coscienza delle persone. Altra fragilità che la convivenza forzata ha messo in evidenza, è quella affettiva. Non è facile passare dal semplice affetto a un vero e proprio sentimento. L'affetto può essere, infatti, qualcosa di spontaneo e istintivo ma non sempre chiaro, profondo e duraturo. Mentre un autentico sentimento chiede impegno, durata, volontà, progetto; un'affettività immatura porta alla frammentarietà. Per questo le nuove generazioni si trovano spesso a scegliere la convivenza, così da sottrarsi a una decisione più esigente verso la quale si sentono affettivamente impreparati. Fratelli miei, fuori di Gesù Cristo, senza rivolgere gli occhi al Risorto, senza l'Eucaristia porteremo avanti mille nostre posizioni e su tutte potremo discutere e ragionare. La Comunità cristiana vive "dinanzi al Signore". La chiesa vive, alla Presenza del suo Sposo che è il Cristo. Un circuito in cui tutti godono di una vicendevole fedeltà, mentre sono fedeli al Signore; e della reciproca ubbidienza, mentre sono ubbidienti all'Amore del Signore.
Buona giornata, care famiglie cristiane. Se siete diventate il segno dell'amore di Cristo per la Chiesa e se la Chiesa è una comunità costruita col cemento delle relazioni tra le persone che la compongono, quella degli sposi è una liturgia di Amore dove pian piano la Chiesa-Sposa diventa specchio del volto del suo Sposo.
Vi voglio bene.
Vostro p. Saverio

Sabato della V settimana di Pasqua
"Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi"
L'eucaristia è l'offerta della famiglia di Dio. Siamo figli di Dio: tali ci ha resi lo Spirito Santo nel battesimo. Questa offerta è il pane è il vino; non solo: siamo anche noi stessi nella nostra dedizione al servizio di Dio; ed è soprattutto Gesù Cristo, vittima che noi presentiamo al Padre con i suoi meriti per essere redenti ed esauditi. È infatti il sacrificio della croce la nostra comunione con lui che ci salva. Le comunità si fortificano nella fede e crescono di numero. È la fede la forza della comunità cristiana; ma importa anche il numero: a tutte le creature nel mondo va annunciato il Vangelo, che è dono di grazia. Dio stesso invia ad annunziare la Parola; ad essa aspira segretamente ogni uomo. Non deve sorprendere che un discepolo del Signore sia odiato dal mondo: infatti non appartiene al mondo, ma a Gesù Cristo, che il mondo ha perseguitato e rifiutato. Nella persecuzione per il Vangelo si condivide la sorte di Gesù. Quel che importa è che le sofferenze siano veramente per il Vangelo, cioè per amore del Signore. Santa Rita era fortemente convinta della grande realtà dell'essere figlia di Dio. Niente e nessuno può togliere questa dignità. La nostra vita per la salvezza che Gesù ci ha meritato deve continuamente mirare a non perdere la figliolanza divina. Santa Rita, ha perfettamente messo in atto il soffrire per il Vangelo che significa condividere la sorte di Gesù, la croce prima della risurrezione. Il mondo, tutto quello che il mondo realizza e cerca di ottenere, necessariamente è in odio con chi agisce e pensa secondo Dio. Tante le lotte sostenute da Rita per una visione di successo, di prepotenza di dominio che il marito alimentava e inevitabilmente trasmetteva in famiglia. La sofferenza per il Vangelo e per amore del Signore accanto alla preghiera hanno dato a Santa Rita la certezza e l'efficacia del Cristo risorto nella sua vita e nella sua famiglia.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle, buonanotte. Chiudiamo questa settimana per iniziare la prossima con tanta speranza grazie alle aperture concesse dopo più di due mesi di quarantena a causa del coronavirus. Potremo, e per noi è la cosa più importante, ritornare a celebrare l'Eucaristia e gli altri sacramenti seppure con tante regole e linee guida da osservare per tutelare noi e preservare gli altri.
Sarà la 6° domenica di Pasqua con l'annuncio che ci fa Gesù a prepararci al dono dello Spirito della verità, di coLui che ci sostiene nel percorso quotidiano dell'esistenza.
È lo Spirito, Infatti, il Consolatore, coLui che ci induce ad accogliere comportamenti e decisioni improntati sempre all'amore, alla mitezza, alla compassione, alla fraternità , alla condivisione. Non mancano persone che ritengono che Dio abbia da tempo abbandonato l'umanità. Se noi sentiamo il bisogno di tornare a riunirci nel nome di Cristo, è perché riconosciamo che Egli si rende presente e ci sostiene perché possiamo "rendere conto della speranza che è in noi" . Questa sera, prima di andare a letto, mentre chiediamo al Signore, la grazia di vivere una domenica di resurrezione, portiamoci dentro tutto quello che costituisce la nostra vita: lavoro, famiglie, incontri, gioie e sofferenze. Lasciamoci raggiungere da coLui che ci dice: "Verrò da voi... voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. Talvolta basta poco: un piccolo segno di affetto, un aiuto discreto fornito al momento giusto, e tanti uomini e donne riprendono coraggio.
La ripresa ci mette davanti le difficoltà, ma lo Spirito ci spinge in avanti e ci manda in missione in mezzo ai fratelli, sospinti dal suo soffio e abitati dal suo fuoco. Buonanotte. Padre, tu ci comandi di seguire Gesù. Donaci di essere sale e luce, un segno dell'amore di Dio per tutti.
La Madonna piena di Spirito Santo guidi il nostro cammino, ci ottenga il perdono di Dio, metta in noi un cuore nuovo e ci apra la strada verso il suo regno.
Il vostro parroco P. Saverio.
17
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Buona domenica!
Ancora una domenica dove non possiamo radunarci in assemblea santa. Da domani, a Dio piacendo, avremo la gioia di potere tornare a celebrare, seppure a certe condizioni e con un numero ridotto, dovendo mantenere le distanze. Due per ogni banco, nella nostra Chiesa potremo celebrare con la presenza di n°80 persone. Tante volte nei miei messaggi ho insistito sul significato dell'Eucaristia domenicale e come la Comunità è chiamata a trovarvi il motivo del suo essere e la forza di una certezza nell'affrontare la vita che è poggiata sulla speranza che non delude: Gesù morto e risorto unico nostro salvatore: ieri, oggie sempre.
Le opere dell'ottavo giorno:
Accanto alla preghiera, va posta la carità, segno vero ed efficace della presenza di Cristo risorto tra i suoi. Già in maniera del tutto naturale la domenica è per molti cristiani il giorno in cui è possibile dedicare un po' di tempo ai parenti e agli amici, ai malati, ai lontani. Si tratta di gesti profondamente umani e cristiani allo stesso tempo: tante persone si accorgeranno solo da una visita, da un sorriso ricevuto che è domenica anche per loro. È necessario riconoscere il valore di queste azioni perché l'egoismo della "vacanza" non venga a spegnere questa luce di carità e di fede. Lo stesso si dirà nella tradizionale pietà per i defunti, espressa dalla visita domenicale al camposanto; se ben compresa, essa si iscrive in quella visione di fede della domenica l'annuncio dell' "ottavo giorno": quel sereno pellegrinaggio non è solo rimpianto per la persona estinta; è anche, e soprattutto, un atto di fede, una professione di speranza. La consapevolezza di un legame che sopravvive alla morte, nell'attesa dell'incontro definitivo, ultimo, felice, del giorno eterno su cui non scende mai tenebra, nel quale non ci sarà più né morte né separazione. La nostra domenicaè molto diversa da quella dei nostri nonni, ma attraverso tutte le pur necessarie trasformazioni sociali e culturali, non potremo mai venir meno, nella domenicadel cristiano, quei caratteri e quello spirito che hanno fatto di questo giorno "il signore dei giorni". Perché questo avvenga, dovremmo essere capaci di restituirgli il suo carattere più vero, più proprio: il volto gioioso della vera festa. Probabilmente non basterà curare meglio la celebrazione eucaristica; e nemmeno punteggiare la giornata di momenti di preghiera e nemmeno fare visita ai conoscenti, ai malati, al camposanto. Tutto ciò è necessario ma non basterà. È necessario tornare a "far festa". È "festa" è letizia, volontà di stare insieme, gioia di parlarsi e di prolungare l'incontro, è convivialità, è condivisione, è riposo, è anche sono divertimento. Tutto ciò è autentico quando si radica nella gioia cristiana; nessuna festa è vera, se non si esprime nella letizia che viene dalla comunione con Dio, che edifica e sorregge la comunità ecclesiale, che è segno di speranza da dare al mondo.
Buona domenica!
Con amore di fratello e di padre.
Padre Saverio

VI domenica di Pasqua
"Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui"
Il grande dono della Pasqua travolge la nostra vita, ma lo fa solo se lo accettiamo, lentamente. Così è lo stile di Dio, così è lo stile di Cristo che ci dona i suoi comandamenti con la dolcezza e l'amore dello Spirito Santo. La prima lettura parla della diffusione del Vangelo. Filippo non è uno degli apostoli, ma uno dei sette diaconi (At.6,5) sui quali erano state imposte le mani. Anche lui annuncia il Vangelo: ci dice che fare da tramite per l'incontro con Gesù non è esclusiva di pochi eletti, ma di tutta la comunità. Filippo prepara il terreno per la venuta di Pietro e Giovanni: è la ratifica dell'autorità della Chiesa di Gerusalemme sul suo operato. Nella Chiesa nessuno è un battitore libero: dobbiamo vivere in comunione con l'autorità, nell'unità creata dal dono dello Spirito Santo. Nella seconda lettura, Pietro invita i cristiani ad avere un atteggiamento adeguato di fronte ai pagani e alle autorità nelle persecuzioni. Rendere ragione della speranza che abita in noi, nella consapevolezza che se è stato grande quello che si è superato nella difficoltà, sarà immenso ciò che si raggiungerà con la fedeltà. Questo avviene solo se adoriamo Cristo nei nostri cuori: è lui la roccia stabile, la certezza della gioia, la pace nelle tempeste, la colonna nella tribolazione, il sorriso fra le lacrime, la vita nella morte. Il Vangelo riporta un brano dei cosiddetti discorsi di addio del Vangelo di Giovanni. Vi è il lascito di Cristo, la sua eredità nel dono dello Spirito Santo. Il tema del Paraclito si snoda lungo i vari discorsi di addio (capitoli 13-16) Gv. con una rivelazione progressiva e mai esaurita sullo Spirito Santo. Il termine deriva dal verbo para - caleo cioè "chiamare presso" che in latino suona ad-vocatus. Lo Spirito Santo è prima di tutto l'avvocato di Gesù nel grande processo intentato contro di lui dall'Avversario. Teniamo presente che il Vangelo di Giovanni presenta tutta la passione di Cristo come una lotta tra il Signore e il principe di questo mondo. In questa lotta, in questo processo, avvocato di Gesù, e quindi anche dei suoi discepoli, è lo Spirito Santo Paraclito può essere anche tradotto con il termine "consolatore", cioè colui che "con-sola", che sta con chi è solo: è la realizzazione piena della promessa di Gesù Cristo: io sono con voi fino alla fine del mondo (Mt.26,20). È chiamato "altro" perché prende il posto di colui che per primo è stato con noi. Lo Spirito prosegue nel cuore dei credenti la presenza di Gesù Cristo. Egli non può essere conosciuto dal mondo, ma solo da chi ha lo sguardo della fede e sa vedere nella propria vita i segni dell'intervento di Dio.
Padre Saverio.
Fratelli e sorelle, buonanotte. Chiudiamo questo giorno di domenica con un invito forte e particolare fattoci dalla Parola di Dio ad essere testimoni di Cristo.
Da domani si apre un tempo nuovo dopo l'onda d'urto del coronavirus. Mi permetto di definirlo il "tempo delle Comunità cristiane" . Tempo di amare, tempo di ritorno al lavoro, tempo di vicinanza tra le persone, tempo di rispetto delle linee guida per la nostra tutela e per il rispetto della salute degli altri.
Con amore di padre e con affetto di fratello ho cercato di stare al mio posto come pastore che non fugge quando arriva il ladro o il lupo che li disperde ma che resta a custodire il suo gregge pronto a dare la vita. Infinite sono state le vostre affettuosità e le testimonianze di riconoscenza e di amore che mi hanno commosso e perfino confuso. Grazie, grazie, grazie, mi avete incoraggiato e sostenuto a mantenere rapporti costanti, autentici, di amore senza misura: di amore cristiano!
Dopo il coronavirus, l'umanità è diventata migliore, noi siamo diventati più buoni? Il Signore lo sa! Noi abbiamo bisogno di vedere segni più concreti e modi di pensare che facciano maggiore riferimento a Gesù Cristo. Domani, nel centenario dalla morte di San Giovanni Paolo II sentiremo ancora gridare con forza il suo invito fatto agli uomini: "Non abbiate paura, aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo"! Fratelli miei fino a stancarci, anzi fino a rifiutare l'essere cibati con pane buono ci ha fatto ingenuamente sentire soddisfatti e forse ci ha fatto mettere il cuore in pace.
Domani torneremo a celebrare l'Eucaristia e gli altri sacramenti con un massimo di 80 persone nella nostra chiesa. Fratelli miei, come vi vorrei aprire il cuore, darvi tutto me stesso, come vorrei ancora ricordarvi con tutte le mie forze quello che vi ho trasmesso ogni giorno e che vi indico ancora nel messaggio di domani mattina quasi come testamento. Non si tratta di carpire una Messa dovunque mi capita, non si tratta di moltiplicare Messe, non si tratta di dare ancora possibilità con teleschermi, cose tutte buone, ma non è questa l'Eucaristia che i cristiani siamo chiamati a celebrare.
Il "convenire in unum" molto semplicemente esige non tanto l'osservanza di un precetto che obbliga, ma di un bisogno di cui non si può fare a meno.
In maniera elementare, ma son sicuro che tutti comprendiamo, andando a Messa non assistiamo ad uno spettacolo, ad una rappresentazione che più o meno ci può soddisfare perché ci piace. Alla celebrazione siamo tutti attori , concelebriamo , ognuno con la ricchezza e con le debolezze che ci portiamo dentro . L'Eucaristia è il nostro tutto: "Universa Nostra Caritas" (Sant'Agostino) .
Dall'Eucaristia nasce il bisogno di crescere come Comunità che vive , si alimenta e testimonia nell'ascolto della Parola , nella celebrazione e nell'impegno di carità. "Lo riconobbero nello spezzare il pane" . Nessuno si accontenta di considerare rapporto autentico quello a distanza con la persona amata o perché gli altri semplicemente gliene parlano . Cristo Gesù nell'Eucaristia è presente , vivo e vero , pane spezzato e vino versato per noi suoi fratelli . Fratelli , il momento particolare indubbiamente ci pone tanti condizionamenti , ma vi prego di capire , di fare l'impossibile per non accontentarvi di approssimazioni . Grazie ancora per l'impegno che tutti metteremo per la edificazione comune , e per favorire il superamento delle difficoltà . Buonanotte . La Madonna Santissima ci sostenga; San Giuseppe , Sant'Oliva , Santa Rita , San Paolo VI Papa della modernità preghino e intercedano per noi .
Con tutto l'amore di padre e con grande affetto di fratello vi benedico e vi auguro buonanotte.
Il vostro parroco P. Saverio.
18
Maggio
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi una data da segnare nella nostra vita ed in quelle delle comunità cristiane. Possiamo tornare a radunarci in assemblea santa e celebrare l'Eucaristia e gli altri sacramenti anche se condizionati da regole e norme assai restrittive. Mi hanno sempre colpito le parole dell'apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinti: "Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto è vana la nostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati" (1Cor.15,16-17). È l'invito ad ogni generazione cristiana a ripartire dal fondamento della fede e del vivere cristiano che è il credere nell'evento culminante della storia della salvezza: la Risurrezione di Cristo!
Ma qual'è la via per giungere alla fede nella Risurrezione?
Certamente il tenere presente che l'evento della Pasqua, anche se ha lasciato tracce verificabili nella storia, è un evento trascendente, soprannaturale divino che supera la storia. Per riconoscere il Cristo risorto è stato necessario per i suoi discepoli ed è necessario per noi "un canale di conoscenza e di comprensione superiore" che è quello della fede. In questo senso possiamo affermare che l'esperienza delle apparizioni non è ristretta solo ai testimoni privilegiati delle origini, ma è aperta a tutti coloro che crederanno. Questa via che conduce alla fede è indicata chiaramente in tutte le pagine dei Vangeli ma ci appare particolarmente evidente nel racconto di Luca nella vicenda dei discepoli di Emmaus. Anch'essi avevano atteso e sperato in un messia terreno che poteva liberarli dalle angustie di questo mondo e si ostinavano a non credere alle "notizie" sulla risurrezione di Cristo. Nel suo racconto Luca fa intravedere in filigrana la trama della celebrazione eucaristica domenicale, momento forte dell'esperienza della presenza del Signore. Inizia la proclamazione della Parola di Dio accompagnata dall'omelia "Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui" (At.24,27). Ed è questo riferimento alle Scritture che incomincia a dissipare il velo dell'oscurità. Lo affermano gli stessi discepoli: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?" (At.24,32). Ha come approdo lo "spezzare del pane" cioè l'Eucaristia, che è il momento del "riconoscimento" pieno, è l'atto supremo di fede e di comunione con il Risorto. In questa doppia esperienza della Parola e dell'Eucaristia matura per loro l'adesione alla comunità "e partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli undici e gli altri che erano con Lui" (At.24,33) e la missione dell'annuncio della "buona notizia" a tutti gli uomini: "Il Signore è veramente risorto" (At.24,34). La religione non è una teoria su Dio e la fede non è una semplice adesione intellettuale ad una verità conosciuta, ma l'esecuzione di una proposta di salvezza. È la ragione che senza dubbio consente la credibilità e da la possibilità di credere ma non di più. Per credere bisogna tenersi pronti alla "Rivelazione", solo così si arriva all'esperienza dell'essere "afferrati" dall'Alto. Il salto concreto e definitivo è quindi frutto della fede. Tornando a celebrare, a ricomporre le nostre assemblee, convinciamoci che il nostro rapporto con Dio, come per le prime comunità cristiane, dipende dal nostro essere unanimi nell'ascoltare la Parola, nel celebrare e nel testimoniare la carità. Una Comunità è come celebra. La Comunità si costruisce, vive e testimonia per l'Eucaristia che celebra. È "l'universa nostra Caritas" (Sant'Agostino).
Buongiorno e l'augurio che le nostre "Eucaristie" siano vere ed il digiuno forzato dei mesi scorsi ci porti a volerci cibare di Cristo nostro compagno di viaggio.
Con grande amore
Il vostro parroco p. Saverio.

Lunedì della VI settimana di Pasqua
"anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio"
Ci rivolgiamo al Padre per mezzo di Cristo, il mediatore della nostra salvezza e della nostra preghiera. La meditazione suprema venne compiuta nel sacrificio della croce, che l'eucaristia rende sempre nuovamente presente. A Gesù crocifisso si affida la Chiesa e si affida ognuno di noi. Per sempre, per ogni uomo e in ogni tempo, la grazia passa attraverso la croce del Signore, il suo amore per il Padre e per noi. È la ragione per la quale non cessiamo di celebrare l'eucaristia. Il Signore apre il cuore per fare aderire al Vangelo. Così avviene per Lidia, e così per ognuno che accolga Cristo e divenga suo discepolo. Occorre pregare perché Dio conceda largamente il dono della fede e della perseveranza in essa. Lo Spirito Santo è il testimone di Gesù; alla sua testimonianza si associa quella degli apostoli e di tutti noi. È una testimonianza che facciamo con le parole e con la condotta, in mezzo alle persecuzioni che Gesù non ha mancato di predire ai suoi discepoli. La testimonianza coincide con il martirio.
Padre Saverio.